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IL DIVANO DEI GIUSTI – SE DAVVERO A RAI UNO PENSAVANO CHE SAREMMO RIMASTI TUTTI LÌ, CHIUSI A CASA, IMMOBILI, A VEDERE UNA SANREMO MARZULLIZZATA DOVE SI DEVE RIDERE SE FIORELLO DICE CULO O CAZZO O ELODIE PIANGE, SI SBAGLIAVANO DI GROSSO – CERTO IN CHIARO NON C’È MOLTISSIMO, MA I FUGGIASCHI MAGARI SI SONO RIFUGIATI SU “I CARE A LOT”, AMAZON, PER FARSI FUSTIGARE DA UNA CATTIVISSIMA ROSAMUND PIKE, GELIDA E LESBICA, CHE DERUBA I VECCHIETTI, O… – VIDEO
Il divano dei giusti 4 marzo
Marco Giusti per Dagospia
Già stanchi di Sanremo, eh? Lo sapevo. Non sono bastate l’ascella pelosa della cantante del gruppo queer pop La rappresentante di lista, il vestito rosso di Elodie, il ciuffo rosso di Orietta Berti, la treccia rossa di Achille Lauro che ormai sembra Franco Franchi rivisto da Alessandro Michele, le quattro parolacce dette da Fiorello per ravvivare dei copioni senza senso,
l’incredibile gruppo di rapper napoletani capitanati da Enzo Dong, altro che Gomorra…, che inghiottivano minacciosamente Gigi D’Alessio, la coppia Barra-Santamaria probabile accantonamento scenografico dell’anno scorso, alla fine è un festival marzulliano.
Nel senso peggiore (o migliore, è la stessa) del termine dove non si sa cosa fare e cosa dire con Ibrahimovic (“non voglio farti perdere tempo” gli ha detto Amadeus per evitare l'effetto vuoto del dialogo) e l’unica novità era, ma perché?, Amadeus chiamato Patato dalla moglie.
valeria graci, giovanni vernia, giovanna civitillo
E intanto il prefestival, teribbilissimo, capitanato da Giovanni Vernia, quello di “Ti stimo, fratello”, porta a una perdita secca di cinque punti.
E sale solo Fiorello e il duetto con Elodie. Colpa del calcio? Maddechè? Così scende in campo spostandosi dal divano perfino la veneranda Natalia Aspesi con la tesi, che, insomma, magari il Covid si è portato via parte degli spettatori più freschi di un anno fa, diciamo i fan di Orietta Berti e Marcella Bella…
Ma no, dài, magari i fuggiaschi si sono rifugiati su “I Care a Lot”, Amazon, per farsi fustigare da una cattivissima Rosamund Pike, gelida e lesbica, che deruba i vecchietti o si sono appisolati col salotto di Lilli Gruber stesi da Massimo Giannini che si è appena fonato i peli della barba, o da Gad Lerner che non capisce la differenza tra chi fa l’ospite e chi fa il conduttore.
Confesso che ieri mi sono allontanato un attimo da Sanremo e mi sono addormentato sulla quarta puntata, avvitatissima, un po’ na palla di “Your Honor” con Bryan Cranston che non sa che fare per salvare il figlio (ma non lo sappiamo nemmeno noi).
Dago mi ha consigliato il bellissimo documentario di Damian Pettigrew su Fellini, “Sono un gran bugiardo”, su Amazon.
Vero, stupendo, ci sono anche Donald Sutherland e Terence Stamp ancora incazzati con Fellini che sul set era un dittatore. Io gli ho consigliato su Mubi l’incredibile documentario di Matt Tyrnaer dedicato allo “Studio 54”, la mitica discoteca di New York di Ian Schraeger e Steve Rubell dove è nata la cultura camp che ci ha portati da Truman Capote e Andy Warhol a Fiorello e a Amadeus.
Se lo vedete c’è un Michael Jackson giovanissimo che va allo Studio 54 per divertirsi assolutamente inedito. Nemmeno Massimo Marino aveva questi scoop. Ma vedo che su Mubi fanno anche il porno-yakuza “Inflatable Sex Doll of the Wasteland” di Atsushi Yamatoya, pinku eiga, cioè porno del 1967, favoloso.
E fanno anche il primo film ultrasexy di Vanessa Paradis ventenne, ”White Wedding” di Jean-Claude Brisseau. Insomma.
Se davvero a Rai Uno pensavano che saremmo rimasti tutti lì, chiusi a casa, immobili, a vedere una Sanremo marzullizzata dove si deve ridere se Fiorello dice culo o cazzo o Elodie piange ricordando i tempi triste delle borgate, si sbagliavano di grosso. Anche perché chiusi in casa i cittadini ancora non colpiti dal virus, tocchiamoci prego, hanno scoperto che ci sono anche film, serie, documentari, anche mondi che non avevano mai visto. Non è che stiamo tutti zitti a magnà il pappone come Turi Pandolfini incatenato alla cuccia da Alberto Sordi in “Arrivano i dollari”.
Qualche tentativo di fuga intellettuale, qualche barlume di voglia di novità, proprio in quest’anno di chiusura, qualche uscita rivoluzionaria l’abbiamo elaborata. E per questo, ovvio che ci piacciano le ballerine di Rai Uno sul palco di Sanremo, ovvio che ci piaccia Elodie, anche se è più contemporanea Matilda De Angelis, più cinematografica, ovvio che ci piaccia Fiorello, ma se abbiamo la possibilità di qualcosa di più eccitante tagliamo la corda volentieri. Come avrebbe fatto Turi Pandolfini.
inflatable sex doll of the wasteland
Certo, in chiaro vedo che non c’è moltissimo, “Cane e gatto” di Bruno Corbucci con Bud e Terence su Cine 34 alle 21, l’ottimo “Soldado” di Stefano Sollima con Josh Brolin e Benicio Del Toro su Rai Due (un po’ butatto via, no?), il non riuscitissimo “Un boss in salotto” di Luca Miniero con Paola Cortellesi con Rocco Papaleo e Luca Argentero su Canale 5.
Preferisco quasi i due “Scream” diretti da Wes Craven che partono su Italia 1 in prima serata, con Neve Campbell. “Shoot’em Up” di Michael Davis con Clive Owen che spara in maniera esagerata è troppo coatto, anche se c’è Monica Bellucci, Cielo 21, 25.
In seconda serata si distinguono solo due già visti e rivisti “Le malizie di Venere” di Massimo Dallamano con l’eterna Laura Antonelli nudissima, Cielo 22, 55, e “Il giustiziere sfida la città” di Umberto Lenzi con Tomas Milian, Joseph Cotten e Femi Benussi, Cine 34 alle 23, 05.
Nella notte, magari, c’è più da divertirsi col megaclassico “Il mostro della laguna nera” di Jack Arnold, Rete 4 all’1, con Julie Adams inseguita dal mostrone, o il curioso “I Love Radio Rock” di Richard Curtis con Philip Seymour Hoffman, Bill Nighy e Emma Thompson, Iris all’1, 15.
A Sanremo finito, per farsi perdonare, Stefano Coletta lancia su Rai Uno addirittura “Delitto a Porta Romana” di Bruno Corbucci con Tomas Milian-Nico Giraldi che va a Milano per salvare l’amico Bombolo incolpato di un delitto che non ha commesso e chiuso in carcere con il terribile Bartolo il Monzese di Elio Crovetto.
Poi però si fidanza con Bartolo (“è tanto una brava persona”) e lo vuole persino sposare. Nella notte sempre più fonda passa pure “Il labirinto del fauno”, Rai Movie 3, 05, il Benicio Del Toro che preferisco, quello magico-storico, ambientato nella Spagna appena massacrata dalla vittoria di Franco e dalla repressione dei comunisti. E passa “Gli amori di Manon Lescaut” di Mario Costa con Myriam Bru, Franco Interlenghi, la mia adorata Marisa Merlini e un giovane e sbarazzino Paolo Poli, Rete 4 alle 4, 30.
rapporto fuller, base stoccolma
Senza scordare l’eurospy di gran classe “Rapporto Fuller, base Stoccolma” di Terence Hathaway alias Sergio Grieco con Ken Clark, vero americano, ex minatore che fece un po’ di fortuna in Italia negli anni ’60 e ci rimase anche dopo, quando i film di genere erano, ahimé, finiti.
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