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Marco Giusti per Dagospia
Thelma di Joachim Trier
Meglio vivere nella repressione sessuale cattolica o meglio accettare la realtà di quello che sei, cioè praticamente una strega? Non possiamo che dare il bentornato al film di streghe, anche se moderno, senza sabba e scope volanti, come questo Thelma, diretto con maestria dal norvegese Joachim Trier, lo stesso di Segreti di famiglia, che cerca di spiegare scientificamente situazioni sempre più estreme. Iscritta al primo anno di università a Oslo, la giovanissima Thelma, Eili Harboe, è perseguitata dalle telefonate della mamma e del padre.
Sappiamo, già dalla prima scena, che vede il padre, un medico, a caccia indeciso se uccidere un cervo o la figlia, ancora molto piccola, e dal fatto che la mamma sia in carrozzella, che c’è qualcosa di pesante e non chiarito nella famiglia di Thelma. Un segreto che avrà qualcosa a che vedere con le crisi epilettiche che tormentano la ragazza appena cerca di aprirsi al mondo. Ma Thelma, anche se assediata dall’amore materno, riesce comunque a farsi un’amica, Anja, Kaya Williams, e con lei sviluppa un rapporto che sembra andare verso una direzione assolutamente diversa rispetto a una semplice amicizia.
Thelma non vive bene questo momento, anche perché la sua educazione cattolica e i rapporti coi genitori sembrano vietarle qualsiasi eccesso. Dopo essersi fatta vedere da un medico a Oslo, Thelma scopre che non è malata di epilessia, ma ha delle crisi psichiche che le procurano crisi simili a quelle epilettiche. Il problema è che assieme alle crisi, Thelma scopre di avere anche poteri sovrannaturali che la rendono alquanto pericolosa. Costruito come un thriller psicologico, il film di Joachim Trier tende in realtà all’horror familiare.
Ma ciò che rende strega la piccola Thelma sembra anche il risultato di una educazione cattolica osservante. Curioso, assolutamente non banale, Thelma è ben costruito sia come thriller che come horror. Non a caso era stato scelto come film candidato agli Oscar dalla Norvegia quest’anno. In sala da oggi.
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