DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
DAGONOTA
BERGOGLIO ALL'OSPEDALE DI BANGUI
In data 5 agosto un Dago-flash! spifferava: ‘’Fuortes, i tagli, li ha cominciati bene: con il Papa! il novello ad Rai ha ordinato una drastica riduzione della copertura del prossimo viaggio di Francesco in Ungheria, dove incontrerà Orban) e Slovacchia. Pare che la bindiana Paterniti (direttore per l'offerta informativa) e Massimo Milone (responsabile di Rai Vaticano) abbiano assicurato a Fuortes una mega balla: che il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin fosse d'accordo”.
Nei giorni successivi alla pubblicazione del ‘’flash!’’, è bastato all’ad Rai un semplice contatto con lo staff di Parolin per avere la conferma della balla sparata dalla coppia, Paterniti-Milone. Perché avrebbero rifilato a Fuortes la mega-balla? Chissà, ma essendo i due dirigenti prossimi al pensionamento, tutto può succedere…
Intanto, paragonare lo Stato del Vaticano agli esuberi di un Telegiornale o di una struttura di rete, non è scemo: è politicamente suicida. Secondo: il taglio della copertura dei viaggi papalini vale il taglio degli zebedei. Fin dal 1954, la Rai vende i servizi sul Pontefice a 98 emittenti dell’Eurovisione. Ed è l’unico materiale che fa entrare qualche soldino nelle casse dissestate della tivù di Stato. Chiaro?
IN VIAGGIO CON IL PAPA RESTA L'ESERCITO DI INVIATI
Mario Ajello per “il Messaggero”
Il miracolo di Saxa Rubra, così viene chiamato. Non è quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci ma quest' altro: gli inviati al seguito del Papa, a cominciare dal viaggio di Francesco tra il 12 e il 15 settembre in Ungheria e Slovacchia, non sono più tre ma sei. La storia è questa.
L'ad Carlo Fuortes, nella linea generale del risparmio e della razionalizzazione, aveva deciso una piccola grande misura: soltanto tre inviati al seguito del Papa nei suoi viaggi, per evitare servizi fotocopia che oltretutto costano, e non più come è accaduto finora una mezza dozzina di giornalisti. Così ripartita: due del Tg1, uno del Tg2, uno del Tg3, uno di RaiNews24 e uno della Radio.
Tutti per raccontare la stessa cosa più o meno nella stessa maniera. Non era giustificato il taglio voluto dall'ad, secondo cui basterebbero tre inviati di tre testate (Tg1, Tg3, RaiNews24)? Ma certo che lo era. Ma Fuortes il nuovo arrivato aveva forse sottolineato il miracolo di Saxa Rubra che, tra resistenze corporative interne e sponde esterne alla Rai (la forza del Vaticano), ha vanificato questo inizio di battaglia anti-sprechi.
L'ad ha dovuto cedere - a riprova che la Rai non è un'azienda come le altre e che anche per lui salvarla non sarà facile - al contesto in cui influenze politiche in senso lato («Ha dovuto muoversi la Fabbrica di San Pietro», è la battuta che gira) e una complessiva voglia di non innovare continuano evidentemente a resistere.
E questo è un piccolo grande caso, comprensivo della richiesta del Cdr del Tg1 e delle pressioni di una dozzina di vaticanisti perché l'ad facesse marcia indietro. E così è stato. Ma quando Fuortes attiverà i tagli veri - per ora ha solo cominciato sugli sprechi delle reti - si troverà di fronte altre barricate, anche se la situazione è grave ed esiste il rischio, come ha detto lo stesso ad, che i libri contabili finiscano in tribunale?
NOMINE Intanto, nel campo della gerarchia aziendale, sono attese alcune mosse. Il 13 settembre scadono i contratti di due figure apicali: quella del capo della comunicazione - finora Marcello Giannotti - e dg Alberto Matassino. Chi prenderà il loro posto? Saranno dirigenti già in azienda, senza assunzioni esterne visto il vincolo del risparmio. Come dg addetto al prodotto, si fa il nome di Marcello Ciannamea, che essendo considerato vicino al centrodestra fungerebbe da riequilibrio per una Rai che il centrodestra considera sbilanciata a sinistra.
Sarebbero in lizza tre Roberti come dg per la parte corporate: Roberto Sergio, Roberto Nepote, Roberto Ferrara (che è stato capo staff dell'ex ad Salini). Intanto, il 9 settembre, ci sarà il primo Cda post-vacanze. Il 10 e 11, Fuortes sarà a Napoli per il Premio Agnes. Poi, a ottobre, scadono i direttori del Tg1 e del Tg2 e bisognerà farne di nuovi o quasi: perché Sangiuliano, secondo i rumors, resterà al suo posto mentre al Tg1 dovrebbe arrivare Antonio Di Bella, che piace a destra e a sinistra, anche se l'intervista di Draghi l'altro giorno al telegiornale - finora l'unica rilasciata dal premier - ammiraglio viene letta da qualcuno come un'apertura di credito alla gestione attuale anche perché gli ascolti di quel tiggì vanno bene.
Ma a dirigere la Comunicazione, dal 13 settembre, chi andrà? Circola un poker di nomi: dal direttore di Rai2, Ludovico Di Meo, a Fabrizio Casinelli che fino al 2015 è stato capo ufficio stampa della Rai e prima ha svolto la stessa funzione a Palazzo Chigi con Berlusconi (ora è direttore della comunicazione di RaiCom); da Lorenzo Ottolenghi, vicedirettore di RaiCultura ed ex vicedirettore delle Relazioni Istituzionali, a Giovanni Parapini di cui si dice che possa essere il favorito ed è stato il capo della Comunicazione con Campo Dall'Orto.
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