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“La ferocia” di Nicola Lagioia, edito da Einaudi
DAGOREPORT
Chissà se almeno uno dei 400 addormentati della domenica starà leggendo dall’inizio alla fine (da p.1 a p.411 fitte fitte) il noir barese di Nicola Lagioia. Un’impresa! Perché per entrare nel romanzo bisogna scavallare il titolo (che non c’entra niente), l’immagine di copertina (che non c’entra niente) e le prime settanta pagine dedicate a Clara che si aggira nuda su una provinciale, in veste di “magnete e assenza di volontà” (magnete?), massacrata a morte.
La morte di Clara Salvemini, figlia di un’importante famiglia dell’edilizia di Bari, sembra un suicidio, ma forse non lo è per il fratellastro Michele, il figlio bastardo escluso dalla vita borghese (cioè truffaldina per Lagioia) della famiglia. Lagioia, come di lui ha scritto Franco Cordelli sul “Corriere”, rivendica alla letteratura il compito di restituire “dignità a un’Italia politicamente e moralmente devastata”, cioè quella dei Berlusconi e Tarantini.
Questo, da vent’anni a questa parte - si sa - è sufficiente per vedersi assegnato il patentino da scrittore e pubblicare per l’elitaria Einaudi che, guarda il paradosso, sopravvive con i soldi di Berlusconi. Così Lagioia si sente il Dostoevskij dei Fratelli Karamazov e s’inventa un Michele figlio di un'unione sbagliata, e poi si sente il Mann dei Buddenbrook con il disastro dei Salvemini di Taranto e di tutti i Tarantini.
Ma ahimé, il limite di Lagioia è “di accumulare, di non tagliare, di non rifinire”, scriveva Cordelli. Per non parlare di quando il tasto gli scappa di mano e scrive di “parenti di sangue che non si stancano di interrogarci”: perché, esistono parenti non di sangue?
Oppure: “Adesso mi sembra che sta bene” (p.244): stia bene, Lagioia! Oppure descrizioni come “temeva che il sonno della donna arpionasse i suoi segreti”, o ancora “pensava ai suoi amanti, vaghe sponde di un gioco” (p.311): e perché no, allora, vaghe stelle dell’Orsa? O ancora: ”il sole di settembre tornò a scaldargli il volto, gli chiuse i sensi nel benessere di un percorso circolare” (p.410): percorso circolare? Una rotonda?
Essere antiberlusconinani e del giro giusto assicura molte prebende, come l’Einaudi che ti pubblica, l’appoggio dei giornaloni, l’invito ai festival. Mica male per uno che, nel libro, parla male dei giornali. Ma, guarda caso, Lagioia è appena stato a “Libri come” (“tutto esaurito”, assicura l’ufficio stampa) organizzato dal giornalista Marino Sinibaldi insieme ad altri nomi sconosciutissimi alla stampa: Umberto Eco, Roberto Cotroneo, reading di Elena Ferrante (la scrittrice sconosciuta che odia i media e i festival), Andrea Camilleri, Francesco Piccolo, Dacia Maraini, Alessandro Baricco, Walter Siti, Lirio Abbate, Pif, Daria Bignardi (non c’era Baumann: sarà ammalato?).
reading di francesco piccolo (2)
Essere del giro giusto assicura che Lorenzo Marchese dell’Indice scriva che “Lagioia conduce parallelamente queste parabole impazzite senza pretendere di risolvere l'anima plurale del romanzo con una visione autoriale univoca, inscrivendosi così in un quanto mai dostoevskiano dialogismo secondo la classica lettura di Bachtin”.
nanni moretti al reading di francesco piccolo
Assicura che il “Corriere” ti intervisti per farti dire che “Ho giocato sul confine tra l’onirico e la veglia per evocare un mondo sotterraneo. Mi serviva per dare sostanza a un gotico meridionale”. Ma alla fine, come ha scritto Vittorio Pisa su libert.it, quelle di Lagioia sono “aspettative deluse”, una “occasione sprecata”. “Il tam tam degli esperti del settore non giova al romanzo, carica di attese che non trovano puntuale conferma”.
Ovvio il tam tam è solo costruzione del consenso per appartenenza. Il giro giusto può bastare per andare allo Strega e incontrare Michele Serra (Repubblica) in una delle mille presentazioni alle quali ha partecipato, ma non per essere uno scrittore se hai una prosa “che fa un uso smisurato di figure retoriche che non favoriscono la fluidità e la tensione narrativa, che spesso si sfilaccia e confonde il lettore”.
E, soprattutto, se non hai niente da dire che non sia già stato detto da giornali, tv, intercettazioni… Con minimum fax, nel 2001 Lagioia pubblicò Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj. Non resta che trovarne almeno uno per sbarazzarsi di Lagioia.
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