DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Aldo Cazzullo per “il Corriere della Sera”
C' è il piccolo Eugenio Scalfari che ricama all' uncinetto; ma quando un bambino gli butta i giocattoli dalla finestra, lui gli impone di andare a riprenderli, «e da allora so che cos' è per me il carattere». C' è il padre Pietro, giovane legionario di d' Annunzio a Fiume disgustato dal regime e da sé stesso, che talora facendosi la barba al mattino si sputa nello specchio. C' è la madre che piange e singhiozza quasi tutte le sere: «In casa non ci fu mai un' atmosfera veramente drammatica, ma melodrammatica sì».
gnoli merlo cover grand hotel scalfari
C' è Italo Calvino che scappa dal bordello con i pantaloni in mano, perché non vuol essere toccato da una prostituta. C' è Angelo Rizzoli che affida il giudizio di Dio sugli affari - compreso finanziare o no «Repubblica» - al suo pappagallo, che sentenzia: «Angelo, sei uno stronzo». C' è Lino Jannuzzi che va in America a intervistare Ella Fitzgerald, ottiene due posti in prima fila - l' altro è per Serena Rossetti -, ma durante il concerto si addormenta clamorosamente, Ella Fitzgerald se ne accorge e ritira l' intervista.
Insomma, a leggere Grand Hotel Scalfari alla ricerca di aneddoti, se ne trovano tanti, e strepitosi.
francesco merlo eugenio scalfari antonio gnoli foto di bacco (2)
Ma il libro è molto di più. Era un' operazione editoriale ad alto rischio di reducismo e di celebrazione; è diventata il racconto di formazione non solo di un giornale e di una comunità, ma di uno stile e di una corrente politico-culturale che da sparuta si fa di massa, sia pure quasi sempre minoritaria e quindi all' opposizione. E se questo è accaduto significa che ognuno dei vari artefici dell' operazione editoriale ha saputo fare il suo mestiere: Eugenio Scalfari, il protagonista, racconta, Antonio Gnoli e Francesco Merlo domandano e scrivono, e l' editor Ottavio Dibrizzi con il know-how della Marsilio fa la sua parte. Il risultato è un libro che resterà.
Il titolo viene dalla passione dichiarata di Scalfari per i grandi alberghi, dove talora si ritira - al Grand Hotel di Roma, al Crillon di Parigi - anche nelle città in cui ha casa, per il gusto di guardare chi passa, indovinare gli amori, partecipare alla vita dei Salon che gli ricordano i casinò della sua giovinezza: quello di Sanremo, diretto dal padre, e quello di Chianciano, la cui direzione gli viene affidata dal padre dopo la guerra, s' intende senza stipendio. Con la stessa tecnica del direttore di un casinò - o di un circo, o di un' orchestra: memorabile la riunione in cui fa ascoltare ai capiservizio il nastro con la furia di Toscanini verso i suoi musicisti - Scalfari dirige i giornali. E Grand Hotel Scalfari è «la descrizione di uno stile, di un gusto, di una cultura, di un mondo che erano soltanto suoi e che sono diventati nostri» come scrivono i due autori: dove la parola «nostri» include tre generazioni di lettori, e quindi milioni di persone, mentre erano appena 12 mila le copie vendute dal «Mondo» di Mario Pannunzio, dove tutto ha inizio. Ed è una storia molto diversa da quella della sinistra tradizionale.
francesco merlo eugenio scalfari foto di bacco (1)
Una storia che parte da Gabriele d' Annunzio, passa attraverso Francesco Pastonchi, poeta e retore di cui gli studenti torinesi ridevano già ben prima del Sessantotto ma a cui i ricordi d' anteguerra di Scalfari restituiscono fascino e dignità, le riviste del frondismo fascista, la temperie radicale e anche radical chic, il libertinismo intellettuale, l' apertura prima al socialismo poi al comunismo, prima a De Martino poi a Berlinguer. Certo c' è anche l' individuazione del nemico, che per un giornale è sempre una grande semplificazione: per vent' anni Craxi, per i vent' anni successivi Berlusconi; ora c' è Salvini che promette bene. Ma anche stando all' opposizione Scalfari non ha mai perso il gusto di sorprendere, distinguere, e anche di cambiare idea o farne convivere due.
Come le donne della sua vita.
eugenio scalfari foto di bacco (3)
La sincerità è il tratto che lega il racconto: l' adesione al fascismo, la cacciata, la Resistenza in convento, fino alla debolezza della vecchiaia. Il culmine dell' introspezione è il capitolo che si intitola «Due donne di cuori», che così comincia: «Sono ormai lontano dall' amore fisico. La vecchiaia non mi dà gioie, mi lascia i desideri e mi priva della loro realizzazione. Il corpo non risponde più come una volta alle sollecitazioni della mente. Il suo lento deteriorarsi mi fa pensare alla barca che si allontana, governata da venti e correnti che non dipendono da me. Il mio desiderio resta sulla riva ma nulla, tranne la morte, potrà ricondurlo a quel nucleo che marcisce di nervi e sangue, di energia e muscoli».
Eppure solo la vecchiaia, la malattia, la morte recano pace, prendono decisioni che l' uomo non riesce a prendere, sciolgono il nodo di una vita intrecciata tra due donne, entrambe amatissime, entrambe necessarie, inevitabilmente divise da una rivalità che si stempera nelle parole dolcissime e struggenti con cui Simonetta morente chiede a Scalfari di spargere un po' del profumo che le ha regalato Serena. E davanti a questo miracolo tutto il resto, il potere, la politica, la storia patria passano in secondo piano, «ora che la natura mi sta rosicchiando», ma non gli impedisce di portare al suo giornale, che so, un' intervista al Papa. Così di Scalfari, come dei sacerdoti, si può dire che sarà giornalista in eterno.
eugenio scalfari con la moglie serena rossetti foto di baccoeugenio scalfari foto di baccoeugenio scalfari serena rossetti foto di baccolino jannuzzialberto e angelo rizzoliRIZZOLI RIZZOLI E GIORGI MELANIA E ANGELO RIZZOLI scalfari montanelliANGELO RIZZOLI scalfari montanellimauro scalfariangelo rizzolieugenio scalfari con la moglie serena rossetti foto di bacco (2)
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