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Marco Giusti per Dagospia
Fermi tutti! "Winter Sleep", il film di tre ore e mezzo dell'Antonioni turco, Nuri Bilgen Ceylan, una sorta di Cechov in Cappadocia, vince la Palma d'Oro a Cannes. Lo premiano Quentin Tarantino e Uma Thurman, ancora scatenati dalla seratina rock di "Pulp Fiction" on the beach, che rappresentano proprio l'opposto di questo tipo di cinema.
Ceylan, però, giustamente dedica il suo premio "a tutti i giovani turchi, inclusi quelli che hanno perso la loro vita l'anno passato". E questo rende il premio politico. Ma il Grand Prix, udite udite, va a "Le meraviglie" di Alice Rohrwacher. Quindi nuovo trionfo italiano a Cannes, e vittoria anche del produttore Carlo Cresto-Dina e della Rai Cinema di Paolo Del Brocco.
I critici francese, che hanno detestato il film, a differenza di quelli inglesi, insorgono. I Cahiers scrivono: "Les merveilles? Le film le plus anodin de la compétition". Sul palco Alice Rohrwacher, 33 anni, al suo secondo film, era visibilmente commossa e non sapeva bene cosa dire, ha ringraziato tutta la famiglia, anche il padre, che non è che faccia una gran figura nel film.
Questo premio, per noi, come la presenza di altri due film, quello di Asia e quello di Sebastiano Riso, dalle tematiche simili, cioè la crescita complicata di ragazze e ragazzi negli anni '80 italiani con genitori fuori di testa, al ritmo delle canzoncine di Ambra ("T'appartengo"), dimostra anche la nascita di un cinema di trentenni che invecchia improvvisamente i Sorrentino e i Garrone, mandando in pensione i postsessantottini della generazione precedenti. Vedi Moretti & Co. Vittoria tutta del pischellume femminile.
Per l'occasione arriva una grande Sophia Loren che inizia con un "je tremble..." il suo discorso. Ricorda Marcello. "Ho fatto tre film con l'uomo con gli occhiali scuri che appare quest'anno sul poster del festival: Marcello. Quante memorie". Poi lancia il premio. "Cannes è grande come il premio che consegno stasera".
Premio della Miglior Regia va a Bennett Miller per "Foxcather", che avrà lunga carriera per la corsa all'Oscar, ma che non può esse visto certo come il film meglio diretto del festival. Premio della Giuria ex aequo a "Mommy' di Xavier Dolan e a "Adieu au langage" di Jean-Luc Godard, come a dire al più giovane e al più vecchio dei registi in concorso.
Ma come si possono mettere assieme un ragazzino canadese venticinquenne e il vecchio Godard? Il pubblico in sala non ha affatto gradito questo premiuccio e questa contaminazione e ha visto l'inguacchio come un'offesa al Genio. Buuh... Per Dolan, comunque, in lacrime, al suo primo concorso è una vera e propria glorificazione. E il suo film è molto bello. Nessun premio al cane di Godard, Roxy.
Miglior sceneggiatura va a Oleg Negin e Andrey Zvyagintsev per "Leviathan" dello stesso Zvyagintsev. Chiaro che è un premio di consolazione per un film che deve essere molto piaciuto ai giurati. Miglior attrice, premiata da Daniel Auteuil, è Julianne Moore, strepitoso protagonista di "Maps To The Stars" di David Cronenberg, che verrà ricordata anche per la scene di puzze e rumoracci al cesso mentre parla con Mia Wasikovska. Tze Tze. Le diamo anche il premio Bombolo 2014. Non c'era, però, a ritirarlo.
Miglior attore, premiato da una bellissima Monica Bellucci, è Timothy Spall per "Mr. Turner" di Mike Leigh, meraviglioso interprete, di solito usato come caratterista (beh, non è certo un bell'uomo), che ha avuto anche la fortuna di non aver avuto nessun vero forte candidato contro, Steve Carell a parte.
Sul palco gli è anche partita una chiamata al cellulare e non la smetteva di parlare ringraziando chiunque. Camera d'Or, cioè il premio per la migliore opera prima va al modesto film-verità francese "Party Girl", diretto a sei mani, Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis, e molto spinto dalla stampa francese. Ovazione del pubblico per l'apparizione come premiatore del vecchio Gilles Jacob, incrocio tra Napolitano, Rondi e Boldi, al suo ultimo mandato come presidente.
Nella sezione "Un Certain Regard", la giuria composta da Pablo Trapero, Peter Becker, Maria Bonnevie, Géraldine Pailhas e Moussa Touré si è così pronunciata. Il Gran Premio va a "White God" di Kornél Mundruzcó, il premio della giuria, a "Tourist" dello svedese Ruben Ãstlund, il premio speciale a "The Salt of the Hearth" di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, il premio speciale d'insieme va al trio di registi Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis sempre per "Party Girl", il film francese d'apertura.
Miglior attore il mito aborigeno David Gulpilil per "Charlie's Country" di Rolf De Heer, film coprodotto dal nostro Domenico Procacci. Nulla alla nostra Asia Argento per "Incompresa" (con quel titolo, certo), ai più amati dalla critica talebana "Jaujia" di Lisandro Alonso e a "Amour Fou" di Jessica Hausner, uno dei titoli più interessanti assieme a "La chambre bleu" di Mathieu Amalric.
Ben tre premi, nella "Semaine de la Critique", vanno all'ucraino Myroslav Slaboshpytskiy per "The Tribe", compreso il Grand Prix e il premio Revelation della giuria. Il premio SACD va a "Hope" di Boris Lojkine. Nulla a "Più buio di mezzanotte" di Sebastiano Riso.
Nuri Bilge Ceylan sul palco con Uma Thurman e Quentin Tarantinoà Nuri Bilge Ceylan con Winter Sleep il vincitore della Palma d'Oro nuri bilge ceylan winter sleep Sophia Loren e Alice RohrwacherSophia Loren e Alice Rohrwacher monica bellucci alice rohwacher cannes x Monica Bellucci Monica Bellucci e Timothy Spall, premiato come migliore attore per il film Mr. Turnerbellucci rohrwacher Maps to the stars jullianne moore TARANTINOASIA ARGENTO GABRIEL GARKO
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