ALDO GRASSO RIFILA DEL VIGLIACCO A BEPPE GRILLO - DOPO IL CASO FININVEST, PER CUI È STATO CONDANNATO A SBORSARE 50 MILA € DI RISARCIMENTO: “COPRIRE LE PROPRIE IDEE POLITICHE CON L'ALIBI DELLA SATIRA NON È SEGNO DI GRANDE CORAGGIO” - ANCORA: GRILLO METTE MONTI IN UNA BARA CON SCRITTO “ARTICOLO 18” DICENDO CHE È UNO SCHERZO, E POI SCRIVE: “MI SENTO PRESO PER IL CULO DA RIGOR MONTIS”…

Aldo Grasso per "Oggi"

Beppe Grillo, che da tempo chiama il premier «Rigor Montis», lo ha raffigurato in una bara. Il comico, leader del Movimento 5 stelle, ha pubblicato sul suo blog un fotomontaggio con Mario Monti all'interno di una bara a forma di auto con scritto «articolo 18». È satira, dice lui. Satira cimiteriale, come si usa oggi, ma sempre satira. «Oggi vedendo Rigor Montis spiegare che togliendo i diritti ai lavoratori ritorneranno gli investimenti stranieri in Italia mi sento preso per il c ... », ha scritto Grillo, sul suo blog.

Siamo di fronte alla satira o a un'analisi politica? Pier Ferdinando Casini ha detto che Grillo "rende l'idea della violenza morale e politica di alcuni". Antonio Di Pietro, invece, lo ha difeso. Per Maurizio Gasparri il comico genovese è "Un caso umano".

Dietro il paravento della satira, gli interventi di Beppe Grillo hanno sempre fatto ricorso a toni esasperati, spesso feroci. Ma è successo che la Corte d'Appello di Roma abbia condannato il comico e blogger genovese a pagare 50 mila euro di danni a Fininvest (che ne aveva chiesti 500 mila) per un articolo pubblicato nel gennaio 2004 sul settimanale "InternazionaIe", dal titolo «Il caso Parmalat e il crepuscolo dell'Italia».

Nel testo, i modi di operare della Fininvest venivano accostati a quelli del groppo alimentare, il cui gigantesco crack finanziario era in quelle settimane al centro delle cronache internazionali. La Corte d'Appello di Roma ha respinto in particolare la tesi difensiva di Grillo, che invocava la finalità satirica dell'articolo: non di satira si trattava, secondo i giudici, bensì di diffamazione. Insomma, quando si fanno interventi di carattere politico, il confine tra satira e diffamazione si fa sempre più labile. E poi, diciamocelo, coprire le proprie idee politiche con l'alibi della satira non è segno di grande coraggio.

 

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