“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Marco Giusti per Dagospia
Imperdibile on the road nell’America razzista dei primi anni ’60 interpretato da due campioni come Viggo Mortensen, l’autista bianco italo-americano dalla fame impressionante e Mahershala Ali, il raffinato pianista classica nero, Green Book, diretto da Peter Farrelly, regista di commedie favolose ma non finissime come Tutti pazzi per Mary e Scemo e più scemo, è il film americano del momento sui nostri schermi. Pochi scherzi. Cinque nomination agli Oscar, miglior film, miglior sceneggiatura, montaggio, e migliori protagonista, Viggo Mortensen, e non protagonista, Mahershala Ali.
Tre Golden Globe film, miglior commedia, miglior sceneggiatura e miglior non protagonista. E, cosa incredibile per il pubblico fighetto di mezzo mondo, non è un film intellettuale da Oscar, ma una commedia di coppia, un buddy-buddy, diretta benissimo da Peter Farrelly, con due attori strepitosi che giocano l’uno a fare l’italo-americano ignorante alla film di Martin Scorsese sempre con la bocca piena, e l’altro il raffinatissimo pianista educato in Russia che gira l’America profonda e razzista negli anni dei Kennedy col suo trio.
La storia è presa dalla realtà e racconta appunto della curiosa amicizia tra il pianista Don Shirley e il bodyguard newyorkese Tony Vallelonga detto Tommy Lip, che poi finì immortalato come attore nella serie di culto The Sopranos. Tommy, che ha figli e una bella moglie, Linda Cardellini, accompagnerà in luoghi di segregazione razziale, il raffinato Don. Il gioco è non perdere neanche una data tra quelle fissate.
E, evidentemente, non sarà così facile muoversi per la coppia in limousine. Costruito con grande perizia nella sceneggiatura e nelle battute, diretto con una scioltezza da commedia come tutti i film di Farrelly, il film fa esplodere il talento dei suoi protagonisti, soprattutto quello di Viggo Mortensen in un ruolo comico che sembrerebbe impossibile per uno che ha fatto sempre fatto il duro nordico, ma sa benissimo l’italiano e non è poco.
Non solo. Può mangiare una pizza intera stando a letto, bere una bottiglia di latte dal frigo, mangiare e fumare con una naturalezza impressionante. Farrelly ripropone il modello dell’on the road con la coppia bianco e nero che ha spesso funzionato al cinema, fin dai tempi di La parete di fango con Sidney Poitier e Tony Curtis, ma che trova qui, in questi anni di grande attenzione al problema dell’integrazione, un geniale sviluppo narrativo. E l’aiuto di tutta la vera famiglia di Tony Valleonga, il figlio Nick è anche cosceneggiatore, si sente. Gran divertimento intelligente. Già in sala.
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