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Pierluigi Battista per il “Corriere della Sera”
Dicessero quello che vogliono per stroncare Maria Giovanna Maglie, capace di difendersi da sola. Ma la smettano di usare «craxiana» come un insulto, un marchio d' infamia, una perenne condanna retroattiva. È la storia che va difesa, perché liquidare Craxi e il «craxismo» come un capitolo di pura criminalità questa sì che è un' impostura, una violenza bugiarda che scalza la storiografia per rimpiazzarla con la demonologia e la damnatio memoriae.
Bettino Craxi è stato un pezzo importante della storia della sinistra italiana. Non temeva di dirsi socialista riformista, quando ancora riformista e socialdemocratico erano parolacce nella componente maggioritaria della sinistra italiana, quella del Pci, pudicamente sostituite dal termine «riformatore»: riforme sì, ma di «struttura». Faceva parte «naturaliter» della famiglia dei socialisti, socialdemocratici e laburisti europei. Era a favore della modernità economica, senza indebolire gli imperativi della protezione sociale incarnati dal grande welfare europeo. Intercettava gli umori di un' Italia che stava cambiando, sempre meno rappresentata dal grigiore granitico delle Stalingrado d' Italia.
Si batteva per la riforma istituzionale, quando l' intoccabilità delle istituzioni era ancora un dogma che ingessava l' azione e il pensiero dei due grandi partiti. Si adoperava per un sostegno concreto (anche finanziario) a tutte le vittime dell' oppressione, senza ipocrite distinzioni: alla resistenza cilena contro il gorilla Pinochet e alla Solidarnosc di Lech Walesa. Non era un criminale, come vuole l' ignoranza diffamatoria, ma un politico che spesso sbagliava.
Come quando scambiava Arafat per Garibaldi, fornendo con il blitz di Sigonella il salvacondotto agli assassini di Leon Klinghoffer, scaraventato con la sua sedia a rotelle in acqua dall' Achille Lauro perché ebreo. E soprattutto quando concesse mano libera a faccendieri e affaristi senza scrupoli che stavano trasformando il glorioso Psi in un collettore di tangenti. Fu molto odiato dai fanatici che nei festival di «Cuore» berciavano sulla «trippa alla Bettino». Ma la messa al bando eterna di Craxi e del «craxismo» è il frutto dello stravolgimento della storia da cui noi veniamo. Per amore della verità, e contro la stupidità dei senza memoria, «craxiano» deve essere espunto dal repertorio degli insulti politici. Sarebbe l' ora.
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