GUERRA CONTINUA TRA VESPA E ‘’REPUBBLICA” - IL GIORNALE DI EZIO MAURO ASSOLTO DALL’ACCUSA DI DIFFAMAZIONE PER AVER SCRITTO CHE “VESPA E LA SUA FAMIGLIA SONO STATI PER VENT´ANNI LAUTAMENTE A LIBRO PAGA DI GERONZI” - L’IRA DI BRU-NEO: “VINCERE UNA CAUSA CONTRO REPUBBLICA A ROMA È IMPOSSIBILE DA ANNI. E POICHÉ SU QUESTO GIORNALE NON SONO PUBBLICATE LE TAVOLE DI MOSÈ, QUALCHE RIFLESSIONE I CAPI DEGLI UFFICI GIUDIZIARI PRIMA O POI DOVRANNO PUR FARLA”…

1- GERONZI PAGAVA LA FAMIGLIA VESPA ASSOLTI EZIO MAURO E STATERA
La Repubblica

Bruno Vespa e la sua famiglia sono stati per vent´anni lautamente a libro paga di Cesare Geronzi. Per averlo scritto su Repubblica ai tempi dell´acquisizione di Capitalia da parte di Unicredit, il direttore Ezio Mauro e il giornalista Alberto Statera erano stati querelati penalmente dal conduttore televisivo, rappresentato dal professor Coppi. Ieri il Tribunale di Roma ha assolto Mauro e Statera, difesi dal professor Carlo Federico Grosso, «perché il fatto non sussiste», mentre la difesa parte civile di Vespa aveva chiesto la condanna penale e una provvisionale di 100 mila euro.

La visura della Società Edizioni Fotogramma, che ha curato per vent´anni la rivista della banca intitolata Capitalia, ha infatti confermato che gli azionisti della società Bruno Vespa, Stefano Vespa (fratello), Federico e Alessandro Vespa (figli) ha riscosso circa un miliardo e 200 milioni di lire l´anno fino ai primi anni 2000.

In udienza Statera ha sostenuto che un giornalista non può ricevere denaro se non dall´editore per il quale lavora. Per lo stesso articolo aveva querelato anche Augusta Iannini, moglie di Vespa e giudice dell´ufficio legislativo del ministero della Giustizia, la cui querela era stata archiviata per palese insufficienza di offesa a suo carico.

2- LA SENTENZA E IL "COMPLOTTO"
Lettera di Bruno Vespa a Repubblica

Vincere una causa contro Repubblica in sede penale e civile a Roma è impossibile da anni. E poiché su questo giornale non sono pubblicate le tavole di Mosè, qualche riflessione i capi degli uffici giudiziari prima o poi dovranno pur farla.

Se nonostante questo un giornalista s'imbarca in un processo per diffamazione contro Repubblica , se l'unico testimone chiamato dalla difesa smentisce Alberto Statera nelle cifre e nelle circostanze, se la società di edizioni che da quasi quarant'anni fa capo alla mia famiglia (e che ha ovviamente servito moltissimi clienti d'ogni genere) ha praticato alla Cassa di Risparmio di Roma gli stessi prezzi riconosciuti ad analoga rivista pubblicata per le Casse dell'Italia Centrale (Roma compresa) quando Cesare Geronzi non aveva ancora messo piede a Roma, se mai in ogni caso sia detto per inciso Geronzi ha partecipato a una mia trasmissione, se alla luce di tutto questo il pubblico ministero invece di chiedere il proscioglimento degli imputati o una multarella di circostanza ne sollecita la condanna a quattro mesi di reclusione, aspetterei la motivazione prima di capire e di esultare.

Evidentemente il concetto di diffamazione dev'essere molto cambiato da quando nel '68 mi laureai in giurisprudenza con una tesi sui limiti penali del diritto di cronaca. Faremo appello per gli aspetti civili, sfidando la cabala e fiduciosi che anche a Roma esista quel "giudice a Berlino" invocato nel '700 dal mugnaio di Potsdam.

3- LA REPLICA DI STATERA
Toh , c'è un complotto dei giudici anche a Roma e non solo a Milano come sostiene il Cavaliere. Ma, sentenze a parte, resto dell'opinione che chi fa il giornalista non può mettersi come Vespa a libro paga di potentati. E, trattandosi di Geronzi, che potentati!

 

 

EZIO MAURO FOTO AGF REPUBBLICA jpegBRUNO VESPA Cesare Geronzi Alberto Statera