COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
- LA SOLITA PREDICA DA MONACO MILIONARIO
Massimiliano Parente per www.ilgiornale.it
Non c'è niente da fare, non basta il Papa, ogni tot anni ci tocca l'eterno ritorno delle prediche di Adriano Celentano, stavolta in versione cartone animato.
Con tutti lì a chiedersi: cosa farà? Cosa dirà? Ma cosa volete che dica, il messaggio di Celentano è sempre lo stesso da mezzo secolo, perché Adrian si sente il nuovo messia, interpretato anche in uno dei più grandi flop della storia del cinema, Joan Lui, dove lui era il nuovo Gesù, con tanto di stigmate. E dunque questa volta lui è Adrian, eroe muscoloso disegnato da Milo Manara e impegnato a lanciare il solito messaggio anticonsumista, anticapitalista e poverista: la causa dell'infelicità è il possesso materiale.
adrian celentano con natalino balasso e giovanni storti
A parte la sceneggiatura, rispetto al quale perfino una puntata dei Superpigiamini sembra l'Ulisse di Joyce (ma non c'è da stupirsi, oltre a Celentano dietro c'è pure la scuola Holden di Baricco), che bel messaggio, viene quasi da piangere, non l'avevamo mai sentito, valeva la pena spenderci venti milioni di euro. Soprattutto se detto da uno che mica va in giro scalzo con un saio magari in Burundi, piuttosto vive in una megavilla, è milionario e possiede 31 fabbricati e 83 terreni, dove volendo potrebbe accogliere un migliaio di profughi. D'altra parte per decenni ci ha tormentato con il cemento, perché là dove c'era l'erba ora c'è una città.
Ad Adrian non piace la città, in effetti cosa gliene frega, lui ha ottant'anni e vive nel lusso circondato dal verde di un parco, neppure se la ricorderà come è fatta una città. Inutile chiedersi se ci è o ci fa, probabilmente entrambe le cose, non lo sa neppure lui. Pardon, Lui. Sul palco del teatro dello show scritto da Celentano c'è pure un'arca tipo quella di Noè, dove il messia Celentano decide chi deve salire e chi no, chi sono i buoni e chi i cattivi.
È come immaginarsi San Francesco starsene in un palazzo di quaranta stanze a pensare tutto il giorno cazzate per farsele pagare milioni, e non per donare ai poveri, ma per mantenere attivi i bilanci delle proprie società. Il bello è che ad Adrian i soldi glieli danno sempre, ogni cinque anni qualcuno ci casca. Perché chissà cosa dirà, cosa farà, e lui ti rifila sempre lo stesso pacco. È questo il suo miracolo. Chiamalo scemo, scemo è chi ancora si chiede: cosa farà, cosa dirà?
- ADRIAN, CELENTANO: «HO ILLUSO CANALE5 CHE AVREI PARTECIPATO FISICAMENTE ALLO SPETTACOLO». POI IL SILENZIO PER 4 MINUTI
Marco Leardi per www.davidemaggio.it
adriano celentano claudia mori
Fermo al centro della scena, Adriano Celentano non ha detto una parola. A riempire il suo lungo silenzio, durato oltre quattro minuti, gli applausi e le urla del pubblico in sala. Tra paradosso e provocazione, il Molleggiato è apparso nella seconda puntata di Adrian con una delle sue ormai celebri pause. Poi, salutando solo con la mano, se n’è andato. Nessuno show, anche stavolta, se non quello surreale offerto dalla sua imperturbabile e silente presenza sul palco del teatro Camploy di Verona.
In realtà, la voce di Celentano è risuonata su Canale5 per qualche istante, ma con un audio registrato. In una gag trasmessa poco prima del suo ingresso in scena, il cantante si è fatto sentire dalle grate di un confessionale posizionato in studio e si è confidato con Nino Frassica, vestito da frate.
“Padre, ho lasciato illudere Canale5 che avrei partecipato fisicamente allo spettacolo, ma io non potevo, perché dovevo seguire Adrian, che è la mia anima. Io gli ho detto che potevo esserci o non esserci, che poi è quello che sta succedendo adesso“
ha confessato Adriano.
UNA SCENA DI ADRIAN - CARTONE ANIMATO SU CELENTANO
“Io non posso assolverti perché sono un prete Rai. Ci vuole un prete Mediaset” la risposta di Frassica.
Il cantante, quindi, ha chiosato:
“Dove lo trovo, adesso, un prete Mediaset… Una confessione a reti unificate? Più unificate di così: fanno gli stessi programmi. Quello che fa la Rai poi lo fa Mediaset, quello che fa Mediaset poi lo fa il doppio la Rai“.
Stop. Da quel momento, il Molleggiato non si è fatto più sentire e, come spiegato, si è limitato ad apparire in scena senza però proferire parola. “Prende un sacco di soldi di Siae perché questa pausa l’ha scritta lui” ha ironizzato il comico Natalino Balasso, presente sul palco assieme al collega Giovanni Storti.
UNA SCENA DI ADRIAN - CARTONE ANIMATO SU CELENTANO
Il pubblico, nonostante il suo silenzio, ha comunque accolto il Molleggato con applausi e boati; lui, impassibile, ha accennato solo qualche beffardo sorriso, mentre Balasso e Storti rispondevano in tono ironico ai complimenti rivolti al cantante dalla platea. Anche nella seconda puntata, i riferimenti polemici e politici del programma sono stati affidati alle gag dei comici, che ieri sera hanno accennato nuovamente al tema migrazione (“I porti italiani sono chiusi“), al razzismo, alla legittima difesa, con la “mania della sicurezza, di difendersi con la pistola sul comodino“, e al sovraffollamento delle carceri.
Poi, spazio al cartoon: almeno lì, nella sua versione a fumetto, Celentano ha parlato.
- LEVIGATO E INGENUO, QUESTO «ADRIAN» È DATATO
Maurizio Caverzan per “la Verità”
UNA SCENA DI ADRIAN - CARTONE ANIMATO SU CELENTANO
Le polemiche continueranno, garantito. È sempre stato così. Se parla perché parla, se tace perché tace. Basta scorrere Twitter, la nuova macchina del fango di cinguettii-schizzi. La tv è monocorde, però se arriva un prodotto diverso, e diversissimo dal linguaggio di Canale 5 che lo trasmette, non va bene lo stesso. La verità è che Adrian è stroncabilissimo. Ingenuo, imperfetto e, al netto dell' estetica e delle musiche, un po' datato. Anche gli ascolti non sono stati strabilianti: share del 21.9% nella prima parte, quasi 6 milioni di spettatori, e del 19.1 nella seconda. Per di più, è arrivato al culmine di un' attesa decennale che predispone alla reprimenda.
Ma ricominciamo da capo, provando a separare la tara dal prodotto. Adrian è un biopic di Celentano in forma graphic novel realizzato da grandi firme (Nicola Piovani, Milo Manara, Vincenzo Cerami, finché è stato in vita). Il resto è contorno; compreso il live dal Teatro Camploy di Verona, produttore Gianmarco Mazzi, con il suo cameo di tre minuti, giusto per dire che la battuta su di lui rompi coi va cambiata e per bere un bicchiere d' acqua, chiosato dal fulminante «bevimi» di una groupie in platea.
Al casting di Nino Frassica e Francesco Scali per entrare nell' Arca della bellezza, con annessa presa in giro della televisione, segue il monologo sul pubblico pecorone di Natalino Balasso. Celentano mostra di tenere solo al cartoon apocalittico. Un orologiaio che vive in Via Gluck, in realtà un angolo dei Navigli con darsena e cupola che resiste tra grattacieli e soprelevate, si erge supereroe contro il regime dominante.
Siamo nel 2068 e la bottega nido d' amore con una Gilda (Claudia Mori) particolarmente focosa, è il posto dell' autenticità frequentato da vecchie smemorate e ragazzi in cerca della formula dell' amore (che ovviamente si trova nei testi di Adrian).
È l' eterna lotta della bellezza contro il potere, dell' artigianato contro il pensiero unico, della tradizione contro la globalizzazione gestita dai politici, i servizi segreti e l' informazione asservita L' infelicità diffusa è cominciata quando l' uomo è passato da dire «io sono» a dire «io ho». Ci vuole un nuovo Sessantotto...
Per dare ordine alla serata si usa un' impaginazione didascalica, divisa in anteprima, aspettando Adrian, Adrian e backstage finale.
Ma tra il fumetto e la parte live i nessi sono ipotetici. La vacuità di oggi condurrà alla distopia di domani? Prefazione e postfazione dal vivo son buttate lì. Mentre il cartoon, più Jack Folla che Black Mirror, è levigatissimo. E mostra i suoi troppi anni di gestazione.
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