DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Jenny Lumet per “Hollywood Reporter”
Jenny Lumet, sceneggiatrice di 'Rachel Getting Married' e 'La Mummia', nonché figlia del regista Sidney Lumet e nipote della cantante e attivista Lena Horne, descrive il suo terrificante incontro con il leggendario produttore e co-fondatore della Def Jam Russell Simmons, già accusato di molestie e violenza sessuale che ha sempre negato.
Caro Russell,
ti ho incontrato nel 1987, tramite Rick Rubin, che con me è sempre stato gentile. Mi chiese in un bar del club Palladium di partecipare al video dei RUN DMC che tu producevi e lui girava. Francamente era schifoso, e io terribile. Nei successivi 3 o 4 anni ti ho incontrato varie volte, sempre in gruppo, fra amici comuni, mai da sola. Ti mostravi simpatico e carismatico. Eri un fan di mia nonna, dicevi. E mi sembravi sincero…
Una sera del 1991, quando avevo 24 anni, mi trovavo in un ristorante chiamato ‘Indochine’, dove a 17 anni lavoravo come guardarobiera. Ci tornavo volentieri, mi trovavo a mio agio...Arrivasti in macchina e con un autista, più tardi mi offristi un passaggio a casa mia. «Certo», risposi. Durante il video dei RUN DMC ero già stata in furgone con te e con il resto della crew. Mai ero rimasta sola con te, mai in quella sera ti dissi che volevo andare a casa con te, che volevo fare sesso con te.
jenny lumet e la nonna lena horne
Salii nel SUV, pensavo sapessi dove vivevo, visto che tempo prima mi avevi spedito 250 palloncini a casa chiedendomi di accettare un lavoro. Diedi comunque il mio indirizzo all’autista: 19th Street e 2nd Avenue. Tu gli dicesti: «No». Non capii e dissi di nuovo all’autista: «19th Street». Tu di nuovo ordinasti all’autista: «No». Le porte della macchina furono bloccate, il rumore mi fece saltare.
Non ti riconobbi, fui disorientata. Non potevo aprire le porte né i finestrini. La macchina era in corsa, l’autista non si fermava. Mi portò nel tuo appartamento, non a casa mia. Non tentai di rompere i vetri, non tirai calci, non dissi: «Che stai facendo?». La mia voce mi lasciò dopo il secondo «No». Ero terrorizzata. Volevo andare a casa. Dissi che volevo andare a casa. Non riconoscevo l’uomo accanto a me, non sapevo se la situazione sarebbe diventata violenta. Pensai di essere pazza. Ricordo di aver sperato che il Russell che conoscevo tornasse presto.
La macchina si fermò. L’autista venne ad aprire la porta, tu eri dietro di me. Ricordo di aver scambiato uno sguardo con l’autista, ma era indecifrabile. Avevo i brividi. Ero io, con questi due uomini. Tremavo. Sentii l’esigenza di tenervi calmi. Sarebbe arrivato qualcun altro? Non ne avevo idea. C’erano due uomini, uno che obbediva all’altro. Era una sensazione soverchiante.
Dalla porta da cui entrammo non c’era lobby illuminata né usciere. Credo non fosse l’ingresso principale, ma un accesso a livello strada, in un cortile dell’edificio dove c’era un piccolo ascensore. Ero spaventata. Non mi avete colpita, trascinata o minacciata verbalmente. Con la vostra stazza mi avete diretta nell’ascensore velocemente, dissi: «Ehi, aspetta, aspetta». Ero molto triste. Non capivo se l’autista fosse un nemico o un alleato. Fui sollevata e spaventata allo stesso tempo quando non entrò in ascensore. Là dentro, mi spingesti all’angolo con il tuo corpo, con le tue mani e la tua bocca.
russell simmons e brett ratner
Mi portasti in fretta nel tuo appartamento. Ricordo la porta che si chiudeva dietro di me. Nel tragitto non vidi nessuno. Eri dietro di me, e ancora speravo che ricomparisse il Russell che conoscevo. Mi portasti in camera da letto. Dissi: «Ehi, aspetta un attimo». Tu non dicesti niente. Pensai che per tornare a casa, dovessi mantenermi calma. Era buio, chiudesti la porta. A quel punto feci quello che mi dicesti. Ci fu penetrazione. A un certo punto eri barzotto e sembravi frustrato. Arrabbiato? Ricordo di aver temuto che dessi la colpa a me e diventassi violento.
Volevo disperatamente evitare che la situazione degenerasse. Volevo pensassi che non avrei creato troppi problemi. Volevo contenermi il più possibile. Mi dicesti di girarmi sulla pancia. Non mi eiaculasti dentro. Alla fine, mi rivestii e me ne andai in fretta. Non cercasti di fermarmi. Non ho mai raccontato questa storia fino al 27 ottobre di quest’anno.
nicky hilton paris hilton russell simmons jpeg
Ci siamo incontrati diverse volte da quella sera, avevamo amici comuni, ma il rapporto era diverso. Non ti cercavo, né scappavo. Ci dicevamo ciao e lottavo per una parvenza di normalità….Ti ho incontrato al party in Los Angeles prima degli Academy Awards 2011, dove ci fu il tributo a mia nonna. Eventi che dovevano essere lieti, invece erano marci.
Non ho mai incontrato le donne che ti accusano, Russell. Ho 25 anni di carriera e una buona reputazione, non ho bisogno di visibilità. Come altre, potrei perdere il mio lavoro per questo. Ho figli e so che da ora in poi si scaverà nel mio passato, in cerca di rintracciare qualsiasi mio errore e ipocrisia… Come donna di colore, non riesco ad esprimere quale strazio sia per me scrivere questo su un uomo di colore di successo. Provo vergogna per quella che fui anni fa, per le scelte che feci. Sento di dover proteggere le tue figlie, dubito che tu sia incline a proteggere le mie».
Marlon Brando - Joanne Woodward - Anna Magnani - Sidney Lumet - Boris Kaufman
In risposta Simmons ha dichiarato che sta abbandonando le sue attività: «Sono stato informato con grande angoscia di quanto ricordato da Jenny Lumet sulla serata trascorsa insieme nel 1991. Conosco Jenny e la sua famiglia e l’ho vista parecchie altre volte negli anni dalla serata da lei descritta. I suoi ricordi di quella sera differiscono molto dai miei. Ora mi è chiaro che i suoi sentimenti di paura e intimidazione sono reali. Anche se non sono mai stato violento, sono stato sconsiderato e insensibile in alcune delle mie relazioni per molti decenni, e me ne scuso sinceramente.
Golden Globes After Show RUSSELL SIMMONS SHANNON ELIZABETH E KIMORA LEE
Questo è un periodo di grande transizione. Le voci dei senza voce, di coloro che sono stati feriti e umiliati, meritano di essere ascoltate. I corridoi del potere inevitabilmente fanno posto a una nuova generazione e io non voglio essere una distrazione, quindi mi dimetto dalle attività che ho fondato. Le aziende saranno gestite da una nuova e diversa generazione di straordinari dirigenti che stanno promuovendo la cultura e la consapevolezza. Tramuterò lo studio per la scienza dello yoga in un centro non-profit di apprendimento e guarigione. Quanto a me, mi occuperò della mia crescita personale, di apprendimento spirituale e soprattutto dell'ascolto».
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