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Davide Brullo per il Venerdì - la Repubblica
Michel Houellebecq non scriverà mai un capolavoro. È sovrano nella mediocrità, l'anatomista della modestia, il censore delle piccole cose di cattivo gusto, meschine; non desidera combattere il mondo né sovrastarlo (rispetto a scrittori arcani e aristocratici come Henry de Montherlant e Cormac McCarthy), tanto meno affondarlo (come Thomas Bernhard): per il capolavoro gli manca l'estro, l'audacia, il physique. Al netto delle polemiche pilotate, per lo più promozionali, e della pruderie dei letterati luterani, Houellebecq è un tipico prodotto del nostro tempo, consecutivo all'ovvio, infine innocuo.
L'ultimo romanzo, per dire, voluminoso all'eccesso - per esigenze, suppongo, di mercato: 620 pagine che sarebbe stato meglio liofilizzare in duecento - è un'astronave di luoghi comuni: le presidenziali francesi (quelle del 2027, però), attentati di matrice variopinta, religioni alternative di solito vegane, l'Occidente tramontato, il nichilismo incipiente, la morte incalzante, il sesso nella civiltà asessuata, l'amore, morgana coniugale.
Mescolando di tutto un po', da Matrix a Unabomber, MH, questa volta, forse con l'ansia di scrivere il libro "definitivo", è più banale del solito: impila concetti da rivista di quart' ordine («Quello che accade all'interno di una coppia è del tutto particolare, non si può applicare ad altre coppie»; «Le donne in genere vivono tutta la vita nell'illusione di avere uno spiccato sesto senso ed essere brave a mentire, a differenza degli uomini») e coriandoli geopolitici («La guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina non è mai stata così violenta») che in bocca a un altro sarebbero ciò che sono: idiozie da talk.
Certo, nel deserto odierno, il cenacolo degli insipienti, ne dicono tutti: Annientare è un romanzo telecomandato, che ammette reazioni binarie e la cieca ammirazione di frustrati alto borghesi; è il libro per gli analfabeti di ritorno. Formalmente evasivo (tra i connazionali occorre leggere due veri eversivi: Richard Millet e Pierre Guyotat), pure nelle rare pagine di pregio (le ultime quattro), che raccontano l'estasi coniugale tra Paul Raison e Prudence (nomi che rivelano cristiane intenzioni: Paolo, Ragione, Prudenza...), MH non è mai crudele né indimenticabile come il Michel Jouhandeau di Cronache maritali (scrittore tanto eccelso da essere cronicamente assente nel nostro insipido panorama editoriale).
Ad ogni modo: la parte più bella del romanzo è quando Paul obbliga alla fellatio quella che - più tardi - scopre essere la nipote; non si capisce perché in un putiferio di "cazzi" l'autore preferisca "natiche" al più frugale "culo"; la frase in quarta di copertina è quella che chiude il libro. Ottima per i Baci Perugina o per argentare una cena. M Nell'ultimo romanzo, Annientare, lo scrittore francese si riconferma un campione. della mediocrità.
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