DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Antonio De Caunes per “Canal +” pubblicato da “la Repubblica”
Michel Houellebecq, lei oggi si sente Charlie?
«Si. Si, è la prima volta nella mia vita che delle persone a cui volevo bene vengono assassinate... ».
Parla di Bernard Maris, l’economista...
«Sì. Dovevamo fare un dibattito. Perché lui stava scrivendo un nuovo libro sulla Francia, La Francia dolce amara, e ora io spero che questo libro fosse abbastanza a buon punto da essere pubblicato ugualmente. Era una persona molto gentile. Sull’ultimo numero di Charlie Hebdo aveva pubblicato un articolo sul mio libro. Ma non ho avuto il tempo di leggerlo, ho saputo che era morto e ora non ho il coraggio di leggerlo».
Nello scorso numero di Charlie lei appare sulla copertina con su scritto: “La previsione di Michel Houellebecq, nel 2015 perdo i denti, nel 2022 festeggio il Ramadan”. Come l’ha presa?
«Non è male. Certo ci sono state copertine migliori di Charlie Hebdo, credo. Ma è un onore essere stato sulla copertina»
So bene che Sottomissione è solo un romanzo, ma quando evoca la politica fa delle anticipazioni o semplicemente romanza? In un contesto di stitichezza identitaria, comunitaria, economica, come quella che stiamo conoscendo in questo momento, non si pone la questione della responsabilità degli scrittori?
«Non voglio che mi si dica “Siete liberi” e poi mi si parli di responsabilità. Non ci sono limiti alla libertà d’espressione: anche se ha un impatto forte sulla realtà. E poi tutti i romanzieri usano personaggi reali».
Non ha l’impressione che Sottomissione contribuisca a creare un clima di una islamofobia generale?
«No, il libro non è islamofobo, c’è gente in Francia che ne fa una lettura disattenta ed emotiva».
E allora che cosa ferisce i musulmani? O almeno che cosa provoca questo genere di reazioni?
«Ma i musulmani non sono affatto feriti».
MICHELLE HOUELLEBECQ SOUMISSION SOTTOMISSIONE
Sente di appartenere alla stessa Francia di Manuel Valls?
«Probabilmente no, non frequentiamo gli stessi quartieri, non facciamo le stesse attività. No, non è lo stesso Paese».
Che cosa conta di più ai suoi occhi: che il suo libro non lasci indifferenti o che abbia provocato delle reazioni estreme, radicali? Manuel Valls dice che lei non rappresenta la Francia...
«Ai miei occhi è il giudizio dei miei pari che conta, dunque Manuel Valls può dire quel che vuole, me ne frego, come me ne frego di tutto quello che verrà detto...».
Marine Le Pen ha detto che il suo romanzo è una finzione, ma può diventare realtà: lei non ha paura che il suo lavoro venga strumentalizzato politicamente?
«Ci provassero, chi riuscirà a strumentalizzarmi non è ancora nato... Che dirle. Let’s try . Stiamo a vedere che accade».
Per finire, concretamente che cosa farà nelle prossime settimane? La situazione attuale, le tensioni del momento, le hanno fatto venire voglia di restare qui, di muoversi, sente il bisogno di farsi proteggere?
«Non lo so, forse sì, forse no. Non so la casa editrice...».
Perché ha fermato le presentazioni del libro?
«Per diversi motivi. Non sto bene e non voglio parlare del mio libro adesso».
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