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Samuele Cafasso per www.lettera43.it
Indro Montanelli, che per Silvio Berlusconi aveva lavorato, una volta raccontò che «di questo editore ne ho conosciuti due. Uno è stato l’amico che mi venne incontro quando tutti mi voltavano le spalle; che non si è mai avvalso di questo titolo di credito per limitare la mia indipendenza. E poi ne ho conosciuto un altro: quello che, tramutatosi in capo-partito, ha cercato di ridurre il Giornale a organo di questo partito». Fosse campato altri 17 anni, avrebbe conosciuto anche il terzo.
Ossia l'editore che vende, taglia, ridimensiona. Gliene frega ancora qualcosa al Cavaliere, o meglio alla sua famiglia, della carta stampata? A mettere in fila le notizie di cronaca degli ultimi mesi, si direbbe proprio di no. Tagli a il Giornale, periodici Mondadori in vendita, ritirata dalla Francia, dove la corazzata di Segrate era entrata a caro prezzo. Sua Emittenza ha sempre saputo che le elezioni si vincono con le televisioni, mica con i giornali. Però un piede dentro l'aveva sempre tenuto, anzi due: la stampa popolare e i quotidiani, l'informazione patinata e quella politica. La gente e i salotti. Ma erano altri tempi.
CESSIONE SFUMATA ALL'IMPRENDITORE CROATO
C'è da dire, al di là dell'uso politico che se ne può fare, che i periodici non sono più quella gallina dalle uova d'oro che sono tradizionalmente stati per la casa editrice Mondadori. A giugno 2018 è stata evitata solo all'ultimo minuto la vendita di TuStyle e Confidenze a un oscuro imprenditore croato, Nadelko Aleksic. I lavoratori hanno comunque pagato il dietrofront dell'azienda che, per tenersi in pancia le due testate, ha chiesto in cambio nuovi contratti di solidarietà e riduzione dei costi.
IL FOCUS DI MARINA RESTANO I LIBRI
D'altronde ad aprile l'amministratore delegato Ernesto Mauri era stato chiaro su quello che bolliva in pentola per i periodici: «A fronte di ricavi in calo, per realizzare un profitto è necessario stare molto attenti ai costi e nel perimetro dei periodici ce ne sono molti». Le forbici, insomma, non sono state ancora riposte nel cassetto mentre il settore dove il gruppo vuole crescere è quello dei libri, dove Mondadori domina dopo l'acquisizione di Rcs libri.
Nel primo semestre del 2018, il settore libri ha fatturato 178,5 milioni di euro generando un ebitda adjusted di 13,3 milioni (più 7 milioni rispetto al 2017). I periodici 147,5 milioni per un ebitda adjusted di 6,8 milioni (-4,2 rispetto al 2017). Con questi numeri, Marina Berlusconisi è messa in testa che quella delle riviste è una causa persa e che, ancora una volta, bisogna insistere con i libri. Visto che in Italia non può più crescere per limiti Antitrust, Segrate ha puntato la prua verso Germania e Francia che, peraltro, sono mercati che valgono il doppio di quello italiano (1,4 miliardi il giro d'affari dei libri da noi, 3 e oltre 4 a Parigi e Berlino).
LA PROTESTA DEI GIORNALISTI DELLA MONDADORI
GIORGIO MULE'marina berlusconi piersilvio e silvioSILVIO E MARINA BERLUSCONI
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