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Sandra Riccio per "la Stampa"
Agli hacker piacciono i conti correnti degli italiani. Sarà che siamo ancora un Paese che risparmia qualcosina, sarà che siamo grandi utilizzatori di tecnologia, sta di fatto che i conti correnti in Italia sono diventati il bersaglio preferito dai pirati informatici. Lo testimoniano i numeri sul virus elettronico di nuova generazione che ai ladri via web ha già fruttato un maxi bottino stimato in 36 milioni di euro.
Il nuovo pericolo informatico si chiama Eurograbber ed è partito proprio dall'Italia, probabilmente già a inizio 2012, ma è stato scoperto solo in agosto. Dal nostro Paese poi si è diffuso anche in Olanda, Germania e Spagna, colpendo 30 banche, in tutto, e alleggerendo il conto di 30 mila clienti, buona parte dei quali si troverebbero in Italia.
I dati, diffusi da Check Point Software, la società che ha scoperto la nuova truffa informatica, parlano - senza fare nomi - di 16 banche colpite in Italia (contro le 3 dell'Olanda, 6 della Germania e 7 della Spagna) per un totale di 11.800 clienti e 16 milioni di euro rubati.
Il nuovo virus - e questo è il grande salto di qualità - si trasferisce dal computer di casa allo smartphone più comuni (Blackberry, Android e su iPhone non protetti). Per finire nella trappola basta visitare siti infetti o aprire allegati che contengono il malware (software "cattivi") che poi si installa sul nostro pc e sullo smartphone collegato. Colpisce su due fronti ed è stato studiato apposta per infiltrarsi nei sistemi di online banking.
Una volta attivato consente, a chi gestisce il software da remoto, di impadronirsi dello smartphone dell'utente senza che questo se ne accorga. Ruba i codici di verifica per le operazioni bancarie e poi li usa in un secondo momento per aprire "sessioni ombra" in tempo reale trasferendo su altri conti - in genere in Ucraina - somme che variano da 500 a 250mila euro.
«Gli attacchi via web sono in forte crescita nel nostro Paese - dice Sergio Mariotti, dirigente della Polizia postale -. I casi cresceranno sempre di più, insieme al maggior utilizzo di dispositivi informatici e mobili. Il loro impiego prudente è la miglior protezione». Le associazioni di consumatori sono però dell'idea che le banche devono fare la loro parte. Gli dà ragione l'Arbitro bancario che in caso di frode informatica impone alla banca di risarcire il cliente. «E' obbligo dell'intermediario adeguare gli standard esistenti per rendere sicure le transazioni online dagli attacchi di pirateria informatica» ricorda Confconsumatori.
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