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Ilaria Ravarino per ''Il Messaggero''
CRISTIANA CAPOTONDI NOME DI DONNA
Un film sulle molestie nato prima dei movimenti #metoo e Time' s Up, prima dei casi Weinstein e Brizzi, quando ancora il tema degli abusi di potere era scartato dai produttori non appena il copione arrivava sulla scrivania. «Due anni fa mi dicevano: se nessuno ci ha ancora fatto un film un motivo ci sarà: lascia perdere», ricorda oggi Cristiana Mainardi, sceneggiatrice del nuovo film di Marco Tullio Giordana, Nome di donna.
CRISTIANA CAPOTONDI NOME DI DONNA MARCO TULLIO GIORDANA
Al centro della pellicola la storia di Nina, interpretata da Cristiana Capotondi, inserviente in una casa di riposo decisa a denunciare il direttore che allunga le mani promettendo in cambio favori e promozioni. «Pensavo che il caso Weinstein sarebbe stato un guaio per il film, un fuoco di paglia che ci avrebbe danneggiati - ha detto Giordana a margine della presentazione della pellicola - anche perché in Italia la battaglia si è trasformata in una crociata e in attacchi personalizzati. Invece si è scoperchiato un formicaio. E nessuno ha potuto nascondere la polvere sotto al tappeto».
IL CASO ASIA
Il riferimento è ad Asia Argento, che secondo il regista avrebbe meritato una maggiore solidarietà da parte del mondo dello spettacolo e delle stesse donne: «Un atteggiamento femminile ambivalente che il mio film si prende la responsabilità di raccontare: abbiamo evitato la trappola del film indignato, ci siamo sottratti alla dittatura del politicamente scorretto. In Nome di Donna affrontiamo anche le contraddizioni delle donne, mettendo in luce l' omertà fra le compagne di lavoro, ma lo facciamo con una storia positiva di lotta e di vittoria contro la rassegnazione. Se ci sono riuscito è perché il copione me l' ha scritto una sceneggiatrice, senza la coda di paglia che avrebbe avuto uno scrittore uomo».
fausto brizzi cristiana capotondi al ristorante
Il risultato è un bignami sulla delicata questione delle molestie - esaminata in tutte le fasi: approccio, ricatto, denuncia, processo, reperimento di prove e testimonianze - leggermente didascalico ma sincero negli intenti, fortemente voluto dagli stessi protagonisti. Prima fra tutti Cristiana Capotondi, tra le firmatarie del manifesto del #metoo italiano.
«Da persona prima ancora che da donna sono felice che si sia fatta luce sugli abusi di potere anche in Italia - ha detto l' attrice, tra le poche a schierarsi in difesa dell' amico Fausto Brizzi - d' altra parte se ho firmato il manifesto di Dissenso Comune è soprattutto per quel passaggio in cui si dice che la soddisfazione voyeuristica per i nomi di vittime e carnefici si risolve in un niente di fatto. Non credo che i processi mediatici incidano sulla vita vera delle persone. Dobbiamo concentrarci sulle cose concrete: la ricerca del mostro e del capro espiatorio non fa bene a nessuno».
fausto brizzi cristiana capotondi al ristorante
Primo film italiano a concentrarsi sul problema delle molestie sul posto di lavoro, che secondo l' Istat sarebbero subite da una donna su due nel nostro paese, Nome di Donna uscirà in sala in 200 copie l' otto marzo.
Una data simbolicamente legata al mondo femminile, anche se per Giordana «la molestia non rientra nella cosiddetta guerra fra i sessi. È un problema di potere».
fausto brizzi cristiana capotondi al ristorante cristiana capotondi (3)CAPOTONDIcapotondicristiana capotondi (2)CAPOTONDI FUORI DI SENO VENEZIACRISTIANA CAPOTONDI MARCO TULLIO GIORDANA
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