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Luca De Vito per âLa Repubblica'
Nomi, cognomi, numeri di telefono e indirizzi. Le intimidazioni contro i ricercatori che fanno sperimentazioni sugli animali sono entrate in una fase due, più aggressiva e minacciosa delle solite proteste dei gruppi animalisti.
A Milano, nel quartiere Città Studi, sono comparsi decine di manifesti con fotografie e informazioni personali su almeno quattro scienziati dell'università Statale di Milano. Si tratta di Edgardo D'Angelo, del dipartimento di fisiologia umana, Alberto Corsini e una sua collaboratrice Maura Francolini (entrambi del dipartimento di scienze farmacologiche e biomolecolari) e Claudio Genchi di Veterinaria.
Sui manifesti - attaccati nelle strade dove vivono i docenti - gli anonimi non hanno lasciato spazio agli equivoci. Uno di questi, ad esempio, recita: «Edgardo D'Angelo, vivisettore e assassino di animali. à un tuo vicino. Da più di 50 anni tortura e uccide cani, conigli e altri animali per esperimenti sulla fisiopatologia respiratoria. Vergogna assassino. Chiama il boia e digli quello che pensi di lui». Con tanto di numeri di telefono e indirizzi precisi. A fianco dei volantini sono state lasciate delle scritte come «torturatori di animali» e «basta vivisezione».
Dopo le minacce di morte a Caterina Simonsen, studentessa di veterinaria affetta da quattro malattie genetiche rare che è stata ricoperta di insulti su Facebook per aver difeso la sperimentazione sugli animali, e dopo il blitz animalista di aprile che per liberare le cavie di uno stabulario dell'università di Milano ha distrutto anni di ricerche, questo episodio riaccende le polemiche contro i gruppi animalisti più oltranzisti.
L'università ha subito condannato l'episodio (che non è stato rivendicato da nessuna sigla della galassia animalista), esprimendo piena solidarietà ai suoi ricercatori e sporgendo denuncia. Stessa cosa hanno fatto gli studiosi e sul caso adesso indaga la Digos. «Sono dispiaciuto e molto seccato - commenta Edgardo D'Angelo, esperto di sistemi respiratori e delle fisiopatologie collegate - ma non è la prima volta che ricevo questo genere di minacce. Qualche mese fa sono venuti sotto casa mia, di notte e hanno cominciato a urlarmi "assassino". La gente deve capire che la sperimentazione animale è necessaria. E io faccio ricerca di base, non vivisezione. Quella che ci rivolgono è un'accusa inaccettabile».
D'Angelo è stato preso di mira dagli animalisti anche per il suo passato, visto che da oltre quarant'anni conduce esperimenti nei suoi laboratori, prima a Ferrara e poi a Milano. «à vero, ho ucciso animali - aggiunge - ma i nostri lavori hanno portato risultati importanti. Nel 1972, grazie a questo tipo di studi, siamo riusciti a misurare la dimensione degli alveoli subpleurici.
Poi ho studiato la meccanica del diaframma e come vengono attivati i muscoli respiratori in funzione della ventilazione polmonare. Inoltre è da anni che abbiamo smesso di lavorare su cani e gatti, adesso usiamo soltanto cavie e conigli».
Molti gli attestati di solidarietà da parte del mondo accademico e scientifico, in primis quello del rettore della Statale Luca Vago: «Ribadiamo il nostro impegno in difesa della ricerca come strumento di miglioramento delle conoscenze e di cura per le persone malate. Non è un caso se abbiamo deciso di dare la laurea honoris causa a Silvio Garattini».
Durissimo anche Dario Padovan, presidente dell'associazione Pro-Test Italia: «Fatti di questo tipo sono molto più simili alle liste di proscrizione o alla caccia alle streghe, non dovrebbero succedere né tantomeno essere tollerati in una società moderna e civile come la nostra». La vicenda milanese è sbarcata anche in parlamento: Carlo Giovanardi, del Nuovo centro destra, ha chiesto al presidente del Senato Piero Grasso di «attivarsi per sollecitare le autorità competenti».
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