antonio de curtis toto

“MIO NONNO TOTÒ ERA DURO MA GENEROSO” - I SEGRETI DEL PRINCIPE DE CURTIS NEL LIBRO DEL NIPOTE, ANTONELLO BUFFARDI: “IL SODALIZIO TRA LUI E CARLO LUDOVICO BRAGAGLIA SI RUPPE PER SILVANA PAMPANINI - UNA VOLTA SCENDIAMO DALLA MACCHINA E C'È UN MENDICANTE INTIRIZZITO DAL FREDDO, CON GLI ABITI STRAPPATI. NONNO SI TOGLIE IL SUO PALTÒ DI VIGOGNA E GLIELO APPOGGIA SULLA SCHIENA - A MONTECARLO POTEVA CONOSCERE CHARLOT, MA SCAPPÒ VIA…”

Luca Pallanch per “la Verità”

 

ANTONELLO BUFFARDI - TOTO META FISICO

Antonello Buffardi De Curtis non assomiglia certo a suo nonno Totò, ma quanto a presenza scenica e a simpatia regge il confronto con stile, anche perché le sue origini romane, anzi parioline, la battuta pronta e l'ironia lo avvicinano ai personaggi delle commedie dei fratelli Vanzina, suoi amici d' infanzia. Cresciuto in quel fortino della romanità stretto attorno a via dei Monti Parioli, dove risiedeva il nonno, Antonello, classe 1952, ha girato il mondo senza staccarsi mai dal suo passato.

 

Oggi tenta di mantenere viva la memoria del padre, il produttore Gianni Buffardi - primo marito di Liliana De Curtis, figlia di Totò -, inseguendo il negativo dell' unico film da lui diretto, Number One, un istant movie sullo scandalo che coinvolse il celebre locale romano nei primi anni Settanta. E rende omaggio al nonno con un libro originale.

ANTONELLO BUFFARDI

 

Com' è nato il libro Totò metà-fisico?

«È nato da un' idea del giornalista Gianluca Tenti, il quale ha coinvolto Massimo Sestini, il più grande fotoreporter italiano. Girando per l'Italia, avevo notato segni di una presenza di Totò nei posti più impensabili e Sestini li ha immortalati. Il libro è uscito su Panorama il 2 agosto e ha venduto 37.000 copie. Ora faremo un secondo libro sui luoghi di Totò nel mondo».

 

I più curiosi?

«Un tavolo con l'effigie di Totò in un ristorante di Montecarlo, un' edicola sulla Quinta strada a New York e un café chantant di Città del Capo, che contengono entrambi foto d'epoca».

 

Stai preparando anche un libro sui tuoi tre nonni.

LILIANA DE CURTIS (75) E SUA FIGLIA DIANA (50)

«Ho avuto un primo nonno, Salvatore Buffardi, che non ho mai visto, un personaggio incredibile. Era un avvocato di Napoli amante del Caravaggio. Dopo tanti anni di ricerche, riesce a trovare un quadro del Maestro, va a farlo autenticare, ma glielo tirano in faccia: "Non è Caravaggio!". Decide allora di cercare i quadri dei pittori che si erano ispirati a Caravaggio. Si vende tutto, acquista una ventina di tele e parte per New York, dove si innamora di una gallerista, la quale tenta di vendere questi quadri, ma non ci riesce. Per fortuna un giorno viene chiamato a Cuba per allestire con i suoi quadri una sala del Museu nacional de Belas Artes, dove sono tuttora conservati e hanno raggiunto quotazioni elevatissime».

 

PARLARE CON I GESTI - TOTO E ALDO FABRIZI

Non è mai riuscito a comprare un Caravaggio?

«No. Poi si è scoperto che quel quadro rifiutato, Jaele uccide Sisara, era di Mattia Preti, detto il Cavaliere Calabrese. Mio padre Gianni lo ha regalato a Totò, il quale lo avrebbe poi donato al museo di Taverna, paese d'origine di Preti. Tornato a Napoli dopo i successi di Cuba, tutti gli ex colleghi cercavano di far sposare mio nonno, visto che era un buon partito, ma lui incontra per strada una donnina con il velo nero, perché era già vedova, e le chiede: "Può alzare il velo?", lei acconsente e spuntano fuori due occhi azzurri gelidi che lo fanno innamorare. Colpo di fulmine, si sposano e nasce mio padre. Mio nonno muore in circostanze misteriose e alcuni addebitano la sua scomparsa a mia nonna, che viene ribattezzata "la vedova nera". Lei diventa erede universale di un' enorme fortuna, che "si spara" nel giro di sette-otto anni. Quando mio padre, a 18 anni, va a chiedere la sua quota ereditaria, non c' è più nulla»!

anna campori toto

 

E a questo punto spunta un secondo nonno acquisito...

«Il confidente di mia nonna era il regista Carlo Ludovico Bragaglia, che si innamora di lei e le chiede di sposarlo. Bragaglia era facoltoso, durante la guerra aveva una cantina piena di oli e vini, lei accetta e vivranno insieme per quarant' anni. Bragaglia è legato all' altro mio nonno, Totò. Lo ha diretto in sei film: Animali pazzi, il secondo film di nonno, Totò le mokò, Totò cerca moglie, Le sei mogli di Barbablù, Figaro qua, Figaro là, 47 morto che parla. In quest' ultimo film si rompe il sodalizio tra i due per una storia legata a Silvana Pampanini».

 

E ti sei trovato tra questi due nonni, che non avevano più rapporti.

«Entrambi stravedevano per me, anche se tra di loro si ignoravano».

 

ANTONELLO BUFFARDI

Com'è stato il rapporto con Totò?

«Straordinario. Ci teneva molto ai titoli nobiliari. Una sera, Roberto Gervaso e Indro Montanelli vengono invitati a cena a casa di Totò. Montanelli dirà: "Io Totò non lo conosco, conosco il principe De Curtis". Si era annoiato terribilmente. Totò era molto triste come persona, era malinconico, non parlava mai dei suoi film o di sé stesso».

 

E a te cosa diceva?

«Mi diceva sempre: "Ricordati che sei un conte!". Nel 1960, con decreto del presidente Gronchi, mi ha fatto il grande privilegio di affiliarmi e di darmi uno dei suoi titoli: conte di Ferrazzano, il paese molisano dove è nata la famiglia De Niro».

 

Hai qualche ricordo particolare legato a tuo nonno?

«Un giorno Carlo, il suo autista, mi vede in una stradina vicino a casa del nonno, mentre stavo amoreggiando con una bella fanciulla in bicicletta. A un certo punto scocca un bacio tra noi e Carlo cattura fotograficamente questo bacio. La sera gli dice: "Principe, ho visto vostro nipote". "Ah, mio nipote? Che faceva?". Stava in bicicletta, a via Pomarancio". Stava da solo?". "No, con una ragazza". "Com' era questa ragazza?". "Bella assai". La sera dopo mi è arrivata a casa una Lambretta 50!».

anna campori toto

 

Perché era contento che avevi conquistato una bella ragazza?

«Sì, il fatto che il nipote amoreggiasse con una bella ragazza lo riempiva di gioia e di orgoglio!».

 

Era severo con te?

«Era molto duro. C'era un rapporto particolare: io dovevo prendergli il cappotto, lui mi dava un bacino sulla fronte, mai abbracci, niente di affettuoso, era fatto così. Indubbiamente incuteva un certo timore reverenziale, che ho avuto quasi sempre, tranne negli ultimi tempi perché si era molto addolcito. Io ero pazzo di Nino Manfredi, nonno stava girando con lui Operazione San Gennaro, allora mamma mi ha detto: "Vieni a cena anche tu. C'è Nino Manfredi, il tuo grande amore". Così ho conosciuto Nino Manfredi e Senta Berger. La Berger era bellissima ed era una delle mie attrici preferite, insieme a Marisa Mell. Ero pazzo di lei. Era lì al tavolo e sedeva vicino a Totò. La guardavo e mi accorgevo che aveva occhi solo per lui. Ho pensato: "Ammazza, nonno, così anziano, le donne ancora lo guardano!". Era un ammaliatore».

 

Con i colleghi di lavoro era più socievole?

ANTONELLO BUFFARDI

«No, aveva pochi amici. Uno era l' avvocato Eugenio De Simone, che veniva a casa tutti i mercoledì sera: si divertivano a rifare i processi famosi, uno faceva l' avvocato difensore, l' altro l' accusatore. Certi duelli forensi!».

 

In compenso era molto generoso.

«Generosissimo. Una volta, vengono a prendermi a scuola, al San Giuseppe a piazza di Spagna, e mi accompagnano con il nonno alla Fonoroma, dietro piazza del Popolo. Apro lo sportello a nonno e lo accompagno, sottobraccio, all' ascensore, dove c'è un uomo enorme che apre la porta e nonno gli mette la solita 10.000 lire in tasca. Questo uomo si acchiappa la 10.000 , corre al piano di sopra e appena si riapre la porta dell' ascensore, si fa trovare lì, tutto sudato, e si becca la seconda 10.000 lire perché Totò non ci vedeva!

TOTO E LIANA ORFEI

Nonno girava con le 10.000 in una tasca e le 5.000 nell' altra, Carlo, l'autista, gli toccava il ginocchio per fargli capire quale dei due tirare fuori.

 

Un'altra volta, scendiamo dalla macchina e c'è un mendicante intirizzito dal freddo, con gli abiti strappati. Nonno si toglie il suo paltò di vigogna e con una delicatezza incredibile glielo appoggia sulla schiena. Manteneva 250 cani in un canile sulla via Cassia e faceva consegnare dall' autista i soldi nei Bassi napoletani, mentre lui aspettava in macchina. Dove abitava, riceveva le continue lamentele della tintora, del tabaccaio, del barista, allora, un bel giorno, ha comprato i locali dove avevano i negozi e glieli ha regalati, a condizione però di non essere più importunato».

 

Era molto schivo...

toto iettatore

«A Montecarlo gli comunicano che c' è Charlie Chaplin. Passa vicino con la barca ed è tentato di fermarsi per conoscerlo, poi ci ripensa e va via. Perde così l' occasione di conoscere Charlot, ma era il suo carattere. A me è successa una cosa pazzesca. Era il 1969, Totò era morto da due anni, mi avevano spedito al collegio Vilfredo Pareto di Ginevra con tutti i somari per prendere la licenza liceale classica. Conobbi alcuni ragazzi più grandi di me, uno dei quali, di Biella, aveva il Mercedes, e il sabato andavamo in un locale che si chiamava Scotch, dove venivano tutte le ragazze dei collegi dei dintorni, in divisa.

 

Le invitavamo, offrivamo la Coca Cola, poi ballavamo lo shake e ci scappava qualche bacettino sulla guancia. Un sabato sera, una di loro, con la quale c' era una simpatia, ci disse: "Ragazzi, ogni volta ci offrite da bere, allora domani c' è una festa a casa e vorrei invitarvi". Eravamo in quattro e la domenica ci presentammo. Arrivammo, c' era un cancello enorme e in fondo una villa gigantesca.

 

TOTO

Eravamo giunti in ritardo perché non trovavamo la strada e gli invitati, 30-40 persone, erano già seduti, in un tavolo lunghissimo, e ovviamente ci misero agli ultimi posti. A un certo punto lei mi prese per mano e mi disse: "Devi fare gli auguri a mio padre". Arrivammo in fondo al tavolo, dove c' era un omino meraviglioso, al quale mi presentò: "Lui è Antonello". Mi ricorderò sempre gli occhi di ghiaccio che assomigliavano un po' a quelli di mia nonna. Era Charlie Chaplin e lei era la figlia Vittoria, che non mi aveva detto nulla di suo padre».

 

Quando sei andato in Sudafrica?

«La prima volta avevo 18 anni. Era il 1970. Mia madre era lì già da un paio di anni. Si era risposata e aveva aperto un ristorante italiano che si chiamava Rugantino, a Johannesburg, che ha riscosso un gran successo. Io l' ho aiutata ad arredarlo. Mi ha preso subito il mal d' Africa perché l' Africa di allora era l' Africa vera. Sono andato in Rhodesia, in Namibia e da dieci anni mi sono trasferito a Città del Capo».

TOTO' TRUFFA

 

Ti sei occupato di arte e cinema.

«Sono andato a Parigi, ho conosciuto il grande pittore Pierre Alechinsky e, tornato in Italia, sono riuscito a organizzare una mostra con le sue opere. È venuto anche Gianni Agnelli a comprare un quadro. Poi sono andato a Los Angeles, dove è nata mia figlia, mi sono sposato, ho conosciuto degli amici che mi hanno introdotto alla Warner Bros. e ho fatto per loro il produttore esecutivo. Poi ho girato un film sotto pseudonimo, Charles Edward, Super Ball, che ha avuto un buon successo. Alla prima al Moderno vidi un omino col cappotto di cammello. Era Alberto Moravia! Dopo due settimane scrisse una bella recensione sull' Espresso».

TOTO'TOTO'