
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano"
L'impresa è titanica, ma lui può riuscirci: far rimpiangere Emilio Fede. Giovanni Toti, neodirettore del Tg4, incarna lo stereotipo del soldatino aziendale. E' un Alessio Vinci senza neanche l'intenzione vaga dell'attraenza. Il giornalista mediano, affidabile, fieramente privo di picchi creativi: facilmente malleabile, come una creta che nessuno userà mai per plasmare capolavori. Viareggino, Toti ha 43 anni.
E' entrato a Cologno Monzese nel 1996, per uno stage nel Tg di Italia1, e non ne è più uscito. Sposato con la collega Siria Magri. Redattore di cronaca, caposervizio, caporedattore a Studio Aperto. Parentesi nel 2006 a Videonews, la testata di "approfondimento" Mediaset, come curatore di Liberitutti su Rete4 (il titolo era una sintesi del programma giuridico Pdl).
Responsabile dei rapporti con i media e vicedirettore di Studio Aperto, condirettore e quindi direttore nel 2010. Fino all'ascesa al soglio emiliesco di due giorni fa. Di Toti affascina la commovente refrattarietà alle telecamere: fisico da rugbista dismesso, movenze da cartone animato, sopracciglia che si alzano e abbassano come un attore di telenovelas brasiliane alle prese con una scena teoricamente drammatica. Toti si è gradualmente avvicinato alla forma "giornalistica" più cara ai berluscones: il pistolotto pseudo-garantista.
Se Minzolini affrontava il comizietto esibendo la zeppola delle grandi occasioni, da navigato ex caratterista di Nanni Moretti, Toti recita i salmi con l'impeto di una triglia afflitta. Il primo a non sembrare convinto di ciò che dice è lui: se esortasse il pubblico ad andare a Messa, ci sarebbero più mangiapreti in Italia che tra le frequentazioni di Bakunin. Su Youtube giganteggiano gli strali con cui attaccò i giudici che condannarono Marcello Dell'Utri e, poi, i sovversivi che gioirono per le dimissioni di Berlusconi.
Ventinove giugno 2010, 11 novembre 2011: le date delle (per ora) più celebri omelie di Toti, uno che la stampella l'ha scagliata ma gli è forse caduta in testa. Da qui lo sguardo surreale, tra il vitreo e lo sgomento, e le pause a caso durante la lettura. Sospiri confusi, respiri affannosi, un che perenne di ansiogeno. Dovrebbe assurgere a rampognatore, ricorda al massimo un Mastrota che incensa materassi scomodi.
Se Fede ostentava la sua parzialità , nel tentativo vano di risultare credibile come comico di se stesso, Toti è il gregario che pedala per interposta persona e senza scattare mai. Il suo è un giornalismo senza salite né discese. Solo pianure, su cui stazionare placidi. E sempre a favor di vento.
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA…
LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE…
DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE…
DAGOREPORT: LA MELONI SOGNA LA PRESA DELLA MADUNINA – MANCANO DUE ANNI ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE…
FLASH – PARE CHE LUCA ZAIA, DOPO AVER LETTO L’INTERVISTA-MANIFESTO RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI…