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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
Antonio Dipollina per “la Repubblica”
paolo sorrentino e jude law 078
Un gran bel Papa. E non solo perché è Jude Law. L’arrivo di The Young Pope, serie tv in dieci puntate su Sky, smuove l’ambiente, attira gli entusiasti di Paolo Sorrentino, innesca mugugni e fa prevedere reazioni forti via via che il lavoro si diffonderà. Per la partenza Sky annuncia risultati corposi, 935mila spettatori complessivi sui vari canali, repliche comprese, ben superiori al debutto di Gomorra (e questo magari era prevedibile).
Ma tra avversari, mondo cattolico in senso stretto, detrattori, si avvertono segnali di rivolta. Questo Papa che fuma – fumano tutti in questo Vaticano - che tenta di estorcere al cardinale le confessioni degli altri, che parte con il sogno della montagna di neonati in piazza San Marco e, a seguire, il discorso – sognato – in piazza San Pietro a base di amore libero e preservativi, che dice di non credere in Dio – sarebbe un paradosso, ma si sa come vanno queste cose: e che inoltre appare nella prima scena non sognata bello, di schiena, come mamma l’ha fatto, finisce per restare una provocazione in sospeso e in attesa.
Ma per esempio c’è già Famiglia Cristiana che non ci sta, il critico Maurizio Turrioni descrive il Papa- Law (“Il Papa bono” secondo i lazzi del web) come “una macchietta che strizza l’occhio al pubblico americano”. E ancora, pur tra lodi per la potenza visiva di Sorrentino, la richiesta di violare il segreto della confessione è “blasfemia” e lo sguardo del regista sulle cose di Chiesa (“Nemmeno una preghiera in due ore”) è “freddo, un bluff piuttosto che un flop”.
E perfino il magnifico Silvio Orlando viene additato come interprete macchiettistico, il suo Segretario di stato sarebbe una sorta di “Andreotti del Vomero”. Per chiudere chiama a sostegno addirittura Nanni Moretti, il cui Habemus Papam, per il critico del settimanale cattolico, aveva pietas e profondità di pensiero che The Young Pope si sogna.
E il paragone con il film di Moretti verrà battuto parecchio, a occhio, in futuro, pur essendo imparagonabile il film all’esperimento di serie tv tentato dal premio Oscar. Per non dire degli altri esempi tv con le vite dei papi in primo piano, su RaiUno il Wojtyla impersonato da Jon Voight o magari anche il papa Luciani, sempre RaiUno, va da sé, interpretato da Neri Marcorè e altri esempi si potrebbero fare.
E che dimostrano quanto in realtà sia forte lo spariglio proposto da Sorrentino. Per Sky, in realtà, se c’è da vantarsi è di aver sostenuto una serie che cambia la prospettiva, al momento ferma al luogo comune “i registi del cinema si danno alle serie tv”. Sorrentino è andato oltre: l’estro del regista (che serve a tutti: agli estimatori, ai detrattori, a Crozza) mette cinema vero giocando alla tv, prendendosi libertà che si potranno sempre giustificare con il prodotto ibrido. In un lavoro in cui ci si diverte, ci si sorprende e vanno in debito d’ossigeno quelli che vorrebbero eccepire.
Jude Law non ha bisogno di altre soddisfazioni dalla vita: voler sempre più bene a Silvio Orlando è invece un attimo. C’è un buon motivo per attendere venerdì prossimo e anche i successivi.
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