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Barbara Visentin per il Corriere della Sera
Icone del rock con successi come «Don' t Get Me Wrong» o «I' ll Stand by You», i Pretenders ruotano attorno alla bella voce della leader Chrissie Hynde. Ed è lei, unica componente fissa della band formatasi nel 1978 in Inghilterra, a raccontare il nuovo disco «Hate for Sale», confermando di essere tanto carismatica quanto controversa, definendosi «hippie fino al midollo» e «anti-establishment».
Il titolo dell' album, «vendesi odio», «si riferisce alle stupidaggini della società consumistica. È un disco rock pieno di energia e per la prima volta siamo riusciti a lavorarci come una vera band». In passato, spiega, i viaggi e gli impegni dei quattro membri del gruppo rendevano difficile la logistica.
La vita frenetica dei musicisti, insomma, che per lei non ha nulla di glamour: «Non vivo da celebrità, anche se ne conosco molte. Prendo l' autobus, esco da sola e voglio essere trattata come tutti - dichiara -. Non ho mai imparato a essere gentile con le persone e se dico di no a una foto si offendono. Non capiscono».
Americana dell' Ohio, approdata a Londra ventenne, Hynde ha vissuto gli anni d' oro del punk: «Era una città in bianco e nero, la adoravo, poi i soldi hanno distrutto tutto». Pur di restare in Inghilterra tentò di sposarsi con due membri dei Sex Pistols, suoi amici, poi nell' 85 con i Pretenders partecipò anche al Live Aid. Ma di quegli anni gloriosi «non ricorda», taglia corto, «perché non mi guardo mai indietro».
A preoccuparla, piuttosto, è il futuro: «Il virus è stato un miracolo a livello ambientale. Certo, c' è stata tanta sofferenza, ma con il lockdown l' aria era pulita, gli animali ritrovavano i loro spazi, un contrasto pazzesco». La sua speranza è che la tragedia ci obblighi a riconsiderare le priorità: «Abbiamo distrutto le nostre città con l' inquinamento. Dovremmo liberarci delle auto, usare le bici, smetterla con gli allevamenti intensivi e privilegiare l' agricoltura non aggressiva. Non ho fiducia nei leader politici, ma forse c' è speranza negli individui».
Vegetariana e attivista, Hynde applica la stessa visione anche alla musica: «Vorrei che la pandemia portasse a concerti più piccoli e a tour di prossimità, senza tanti viaggi in aereo. Non c' è bisogno di tutti questi spostamenti e io non sono mai stata fan delle band da stadio con effetti pirotecnici. Dovremmo darci una calmata tutti quanti, inclusi i gruppi rock».
Chitarrista oltre che autrice e cantante, Chrissie Hynde è una delle più apprezzate donne nel rock. E anche su questo ha idee che fanno discutere: «Come mai siamo in poche è il mistero della mia vita. Forse le ragazze preferiscono fare le modelle che le chitarriste?».
Lei, discriminazioni, non ne ha mai avvertite: «Forse è perché non mi sono mai vestita da prostituta. La gente ti tratta in base a come ti vesti e so che le femministe non mi amano quando lo dico. Per me la musica non ha mai avuto nulla a che vedere con il gender. Se senti una chitarra non sai se sia un uomo o una donna a suonarla».
Il pop, invece, «è come il Big Mac, non è buono, ma tutti lo comprano, e da Mtv in poi si è venduta la musica a suon di cantanti che ammiccano sessualmente e video soft porno.
Ma quella è solo pubblicità, non qualità».
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