report e la puntata sul vino toscano

“REPORT” METTE NEL MIRINO LA PRODUZIONE DI VINO, PUNTANDO IL DITO SULLA TOSCANA CHE CON LE SUE ETICHETTE HA CONQUISTATO IL MONDO (CON BOTTIGLIE CHE ARRIVANO A COSTARE CENTINAIA DI EURO) – A INSOSPETTIRE SONO LE GRANDI QUANTITÀ DI VINO SFUSO CHE ARRIVANO DA FUORI REGIONE NELL’AZIENDA FIORENTINA "BORGHI" CHE POI LE VENDE AD ALTRI PRODUTTORI - NON SARA' CHE ALCUNE AZIENDE VINICOLE SPACCIANO PER TOSCANO (E VENDONO A CARO PREZZO) UN VINO CHE INVECE ARRIVA DA ALTRE PARTI D'ITALIA? - LA DENUNCIA DI UNA FONTE ANONIMA: "E' UN SISTEMA, FANNO TUTTI COSI'. E' ORA DI SMETTERLA" - VIDEO

Estratto dell'articolo di Lara De Luna per www.repubblica.it

 

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[…] a finire sotto la lente di ingrandimento “non esperta” (per stessa ammissione del conduttore) di Report è stato il vino toscano. […]

Chi e dove. Dopo un’introduzione alla regione che fa un po’ di confusione geografica e racconta Bolgheri e l’epopea del rosso toscano con qualche semplificazione (“Supertuscan, si potrebbero chiamare così”, chiosa a un certo punto Ranucci. Peccato che si chiamino realmente così solo alcuni dei vini in questione e lui utilizzi il nome, durante tutta la puntata, un po’ a casaccio).

 

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Poi la stoccata ai prezzi dei grandi rossi toscani che è quasi d’ufficio. Si passa poi a scoprire la tesi di fondo portata avanti dalla redazione di Rai3 e dei documenti che la sostengono, tutti incentrati su una serie di compravendite di vino sfuso da parte di una grande azienda fiorentina, la Borghi, che farebbe a sua volta da tramite tra importanti cantine (tra cui Ornellaia e Tenuta San Guido) e grandi attori del vino sfuso o “da laboratorio” come la Vinicola Vedovato o l’Agricola Sannazzaro.

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La Fonte. È anonima e tale resta per tutta la puntata. I documenti esibiti si dichiara siano già stati forniti anche alle forze dell’ordine che “non vogliono intervenire per non destabilizzare il sistema”. […]

 

I primi documenti, il tappo del famigerato vaso di Pandora, hanno l’intestazione dell’azienda Vezzosi, ovvero un’impresa che si occupa - legalmente, va sottolineato - di brokeraggio di uve e vino sfuso. Si rifiuteranno durante tutta la puntata di commentare, confermare o smentire, ma questo rientra nel più semplice e lineare dei concetti di privacy. I contratti sono due.

 

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Nel primo la Borghi acquista dalla Vinicola Vedovato circa 300 quintali di vino rosso senza indicazione geografica particolare. Nel secondo la Borghi vende a Ornellaia - ma questo lo scopriamo solo dopo una serie di approfondimenti sui vini “da laboratorio” che confondono un po’ la linea narrativa - quasi la stessa quantità di un vino IGT Toscana. I documenti sono datati 2015 e come sottolinea, intervistato, Cesare Cecchi (Presidente Consorzio Vino Toscana), sarebbe quasi impossibile verificare se effettivamente sono collegati tra di loro.

 

sigfrido ranucci

Non è possibile quindi verificare, nonostante ci sia il numero ricorrente della “vasca 14” in quanto potrebbe significare tutto e nulla, la tesi più volte sostenuta da Emanuele Bellano durante la puntata: che quel vino non toscano e quello venduto poi a Ornellaia siano la stessa identica partita.

 

Resta però un fatto incontrovertibile: Ornellaia dichiara che tutto il vino che porta il loro marchio è “Integralmente prodotto da” oppure “Imbottigliato all’origine”. Due diciture in contrasto con l’idea - e l’atto - di importare vino da un’altra azienda, per quanto locale. E legale.

 

La medesima problematica viene ripetuta in altre annate, da aziende come Barone Ricasoli, Rocca delle Macie, Tenuta San Guido. Potrebbe stranire qualche appassionato vedere la casa del Sassicaia in televisione, ma l’azienda in questione è l’unica ad aver dato risposta e contezza di quegli acquisti ai giornalisti di Report.

 

Quanto acquistato è stato usato per le etichette “Le difese” e “Guidalberto”, che riportano regolarmente in etichetta - a differenza di altre referenze di altre aziende citate in puntata - la dicitura “imbottigliato da”. Tutto legale e alla luce del giorno, anche se secondo Ranucci la descrizione puntuale e precisa del processo di vinificazione nella scheda tecnica del suddetto vino sarebbe una truffa sotto traccia. Potremmo rispondere che lo storytelling a volte eccessivo ci ha stancati un po’ tutti, ma rimane il fatto che non è illegale. E non è di certo una nuova truffa di natale.

 

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La parte più interessante della puntata, probabilmente, è altrove. E ci riporta alle immense quantità di vino sfuso da fuori regione che entrano nell’azienda Borghi, che non è dato sapere dove arrivino e a chi vengano vendute. Tutte esclusivamente a produttori di altre zone vinicole? O forse è tutto vino da tavola? O cos’altro? Una traccia interessante che ci riporta a un’intervista secretata per privacy a una dipendente del settore che dichiara quanto segue: “Ogni cantina può produrre x ettolitri di vino rispetto a quanto previsto dal disciplinare per ettaro, a seconda della pezzatura di terreno che possiede.

 

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Quando a quei 100 ipotetici quintali non ci si arriva perché l’annata è scarsa, allora quegli ettolitri di vino diventano carta”. Come? “Nelle aziende (principalmente conferirtici, ndr) arrivano i camion vuoti e ripartono vuoti, ma accompagnati da una bolla di carico che sostiene che siano piene di uva o di vino. È così che si copre la provenienza del vino da fuori l’area produttiva protetta”. Ma chi porta avanti dette pratiche, queste sì illegali, che producono anche un certo nero dal punto di vista economico? E fin dove è diffusa questa pratica? Questa tesi - per ora, non si sa in futuro - non è stata approfondita in puntata. Ma resta un interrogativo interessante.

 

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