DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
Nel giorno più sereno per la Ferrari, più confortante per Leclerc, è stato Sainz a rubare la scena. Una grinta ormai rara a vedersi, in questa F1 da bon ton, per una difesa a oltranza su Perez, in modo da garantire a Charles il 2° posto. A quel punto, comunque, la domenica di Carlos era già compromessa. Causa penalità da escursioni fuori pista, causa richiesta inascoltata di evitare il pit-stop sotto virtual safety car, causa ritmo brillantissimo a inizio gara, quando — per la seconda volta in due gare — è arrivato dal ponte di comando rosso il divieto di attaccare il compagno.
Abbastanza per stendere un alone scuro sul volto dello spagnolo. Mugugni: comprensibili. Ma parliamo di un pilota disciplinato per cultura personale e famigliare.
Anche se è ormai evidente che la Ferrari abbia deciso una gerarchia interna il più possibile rassicurante nei confronti di Leclerc, al pari delle strategie da adottare in gara. La scelta era prevedibile, al netto delle dichiarazioni ufficiali, anche se il Mondiale non è in discussione, anche se è Sainz in vantaggio in classifica. Non è detto che Carlos avrebbe potuto tenere un ritmo superiore rispetto a Leclerc in avvio; Charles è partito davanti, con diritto di viaggiare indisturbato; la penalità va addebitata a chi sbaglia.
Quindi, non abbiamo (ancora) un «caso» vero e proprio. Ma la corsa austriaca espone un tema che promette sviluppi certi. «Liberi tutti»? Non più. A costo di fare i conti con qualche contraddizione. Sainz non corre da seconda guida, pretenderà accoglienza davanti alle proprie richieste, la restituzione dei crediti quando si troverà davanti al compagno. Con la sensazione di creare una tensione interna, con la convinzione di dover ricercare altrove una completa libertà.
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