IN GRAN BRETAGNA È L’ORA DELLA RESA DEI CONTI CONTRO LA STAMPA SPREGIUDICATA, DOPO I CASINI COMBINATI DAI TABLOID DI MURDOCH - IL LORD JUSTICE BRIAN LEVESON CHIEDE UNA NORMA FERREA CHE PREVEDA IL CARCERE PER I GIORNALISTI IN CASO DI “SOPRUSI” E UN ORGANO INDIPENDENTE DALLA STAMPA PER L’AUTOREGOLAMENTAZIONE - MA CAMERON FRENA LA PRIMA PROPOSTA (NON SIAMO IN ITALIA)…

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Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"

Quattro volumi, 1985 pagine, sono il monumentale atto di accusa che il Lord Justice Brian Leveson piazza sul tavolo del premier David Cameron e di Westminster per indicare la via della redenzione ai giornali e alla politica, da trenta e più anni, ovvero dai tempi di Margaret Thatcher passando per Blair e Brown fino a Cameron, attorcigliati, per sua definizione, in relazioni «troppo strette». Un viaggio nell'orrore di abusi e di violazioni della legge.

Non ha dubbi il magistrato che per otto mesi, prendendo spunto dalle scorrerie dei tabloid del gruppo Murdoch, ha ribaltato il sistema della stampa e ha torchiato giornalisti e leader di destra e di sinistra: la misura è colma e per la prima volta dal diciassettesimo secolo occorre mettere mano a una disciplina severa «per vincere i soprusi» di cui si rendono responsabili i quotidiani e le televisioni e per sciogliere i loro rapporti oscuri con il mondo della politica.

Brian Leveson, assicura, non vuole che si pongano controlli invasivi sulla stampa però «raccomanda» una soluzione che fa discutere: siano i giornali a istituire una autorità indipendente (nessun ministro e nessuna ingerenza dei partiti) alla quale affidare sia il potere di redigere un codice di autoregolamentazione sia il potere di indagare e sanzionare (fino a un milione di sterline) le violazioni della deontologia professionale.

E non si ferma qui: chiede la correzione delle norme a protezione dei dati e delle informazioni personali in modo che, in caso di furto e pubblicazione, i responsabili finiscano in carcere. Per la democrazia britannica è un passaggio delicato, forse storico, perché il Lord Justice suggerisce un doppio intervento riparatore. Il primo, e preliminare da parte del Parlamento, con l'approvazione di una norma che dia le fondamenta e la cornice legale alla nuova autorità.

Il secondo, da parte dei mass media, con l'istituzione di un corpo autonomo al di sopra dei sospetti, lontano e impermeabile alle pressioni di qualsiasi tipo, capace di vigilare sull'equilibrio fra libera informazione e tutela della privacy, nonché autorizzato a punire (con multe, articoli e scuse pubbliche) gli sconfinamenti e le intromissioni nella sfera privata dei cittadini.

Esultano le vittime dello spionaggio compiuto dai tabloid di Murdoch e invitano Westminster a muoversi in fretta. Ma le risposte di Westminster a Lord Leveson sono contraddittorie.

Il premier respinge la soluzione: «Ho seri dubbi». Cameron è favorevole all'autoregolamentazione volontaria ma non alla preventiva legislazione del Parlamento in quanto significherebbe ledere la libertà di informazione: «Mettendo per iscritto le regole della stampa attraverseremo il Rubicone». Invita maggioranza e opposizione a discutere insieme le alternative. Abbracciano invece le «raccomandazioni» del Lord Justice sia Ed Miliband e i laburisti sia Nick Clegg e i liberaldemocratici: sì all'autodisciplina e sì alla sua cornice di legge.

Si apre un dibattito serio con un detonatore (l'hackeraggio dei tabloid) che ha scoperchiato le derive «criminali» dei mass media popolari, fondate sul sensazionalismo e la ricerca esasperata dello scoop, ma che ha anche rivelato gli intrecci fra gli editori e i leader politici di ogni parte: 350 delle 1985 pagine del rapporto sono dedicate a una minuziosa ricostruzione delle frequentazioni e delle strategie di conquista reciproca elaborate tanto dagli inquilini di Downing Street (dai conservatori Thatcher, Major e Cameron fino ai laburisti Blair e Brown) quanto dalle proprietà dei quotidiani (Rupert Murdoch in testa ma non l'unico).

Una ragnatela nascosta di azioni, di condizionamenti, di interessi comuni da soddisfare «che è contraria all'interesse pubblico». Il Lord Justice chiede allora di voltare pagina: regolamentazione e autoregolamentazione scritte, una rivoluzione per Londra.

 

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