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Massimiliano Parente per “il Giornale”
Ero in centro a Roma, l’anno scorso, e rimasi imbambolato davanti a una pubblicità stampata su cartellone gigante: «Regalo monolocale. Seminterrato». C’era la foto di una bara infiocchettata, con l’offerta di un funerale low cost a 1250 euro, la bara sarebbe stata in omaggio.
Lì per lì ho creduto fosse l’opera di un artista, copiata dal mio romanzo Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler pubblicato quattro anni prima per Mondadori che era stato appena ristampato in tascabile da Giunti dove il protagonista crea un centinaio di opere, tra cui Dalla culla alla tomba: tomba e culla in offerta speciale. Invece era Taffo, un’agenzia funebre.
In seguito di manifesti di Taffo ne ho visti a decine, e non potevo perdermi il libro di Riccardo Pirrone Taffo - ironia della morte (La Nave di Teseo).
Riccardo Pirrone è CEO e digital strategist di KiRweb, l’agenzia creativa che c’è dietro a Taffo, e la sua strategia di comunicazione è geniale. Voglio dire, chi sarebbe mai riuscito a far diventare trendy un’agenzia di pompe funebri? Ogni pubblicità un evento, e spesso anche un messaggio, e annesse reazioni, perché avendo a che fare con la morte Taffo ha fatto indignare molti.
Nel libro Pirrone racconta come ha fatto a trasformare un’agenzia funebre non solo in una gallina dalle bare d’oro (il marchio Taffo sta per essere concesso anche in franchising) ma in un vero e proprio influencer. Taffo è sui social, interviene sulle questioni d’attualità, organizza delle vere e proprie campagne di sensibilizzazione su svariati temi, spesso cruciali, sempre con estrema ironia e l’uso di black humor. «Con Taffo usiamo il black humor per dissacrare la morte. La storia della letteratura è piena di autori noir, da Mark Twain a Allan Poe, da Voltaire a Baudelaire, fino a arrivare al nostrano Riccardo Pirrone. No, forse era Luigi Pirandello».
La velocità di Taffo si chiama real time marketing. Se Di Maio, per esempio, fa una delle sue innumerevoli gaffe, come quando parlando dell’importanza dell’acqua pubblica afferma che siamo composti del 90% di acqua, ecco Taffo che gli risponde, con la foto di una bara piena d’acqua e la scritta: «Luigi se fossimo composti dal 90% di acqua non venderemmo bare ma vasche». Ma fosse vero propone l’evaporazione al posto della cremazione. Durante il festival di Sanremo Taffo fa notare come «Sanremo è Sanremo ma a fiori non ci batte nessuno». Nella Giornata Mondiale senza Tabacco ha fatto campeggiare una bara a forma di sigaretta con la scritta «Giuro che è l’ultima».
Taffo prende posizione sul femminicidio, in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle donne, con una pubblicità che dice che ci sono due tipi di donne, e da una parte c’è una bara e dall’altra «quelle che denunciano». Prende posizione contro i no-vax con una foto del loro magazzino di bare e la scritta «Non vaccinatevi, siamo pronti anche ad un’epidemia». Incentiva la donazione degli organi con una vignetta che raffigura quattro becchini che soffrono sotto il peso di una bara: «Gli organi sono importanti, ma pesanti. Donateli».
Nel 2017 divampano ogni giorno incendi dolosi e Taffo non si fa sfuggire l’occasione: «Se ti piace bruciare, vieni qui che ti cremiamo noi». Per il Roma Pride il manifesto è «seppelliamo l’omofobia», ma ce n’è anche per i terrapiattisti: «l’unica terra piatta è quella che vi seppellirà». Efficace anche il post contro l’uso dell’alcol alla guida, dove ci sono quattro immagini, le prime tre mostrano una strada che si annebbia sempre di più al salire della gradazione alcolica, la quarta è completamente nera, con il logo di Taffo.
Non vengono dimenticati i nostri amati animali, Taffo Pet organizza funerali per i nostri cani e gatti, e qui Taffo si inventa una pubblicità che condanna chi li abbandona, c’è un’urna con su stampata l’impronta della zampa di un cane e la scritta: «C’è chi li abbandona e chi li tiene per sempre». Insomma, se volete saperne di più sulla folle avventura comunicativa e professionale di questa impresa strepitosa funebre compratevi il libro di Pirrone, più che un pubblicitario è un artista che tocca temi molto seri e libertari, e leggendolo male che vada morirete, ma dal ridere.
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