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Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”
La celebre pettinata a istrice biondo.
«Non avevo soldi, li ho tagliati io: aculei sul davanti e dietro una coda. Per la tinta invece sono andata dalla parrucchiera. Li avevo neri e rossi, li volevo biondi. Dopo un pomeriggio intero sono uscita con la testa arancione. […]».
Messa in piega da riccio.
«Con quintali di lacca e la piastra passata su ogni ciocca, alla fine li ho bruciati tutti. Ci dormivo pure. E al mattino mi spaventavo da sola». […]
Sfondare, che faticaccia.
«Gavetta di quelle toste. Già a 18 anni suonavo con mio fratello Giorgio e con Larry, il mio fidanzato. Seconda tastierista e cantante. Vivevamo in un buco di casa, il tavolino con le cassette della frutta dipinte di nero e sopra la moquette rossa, l’armadio, due assi inchiodate e un telo davanti, il letto, due reti legate con lo spago. Ma ero felice».
britney spears versione ivana spagna
On the road.
«I pochi soldi che entravano servivano per l’affitto. Perciò si mangiava solo pasta, uova e insalata, il lunedì pizza. Gli strumenti li pagavamo con le cambiali, quelle con la statuina sulla sinistra, quante ne ho firmate. Giravamo con un Ford Transit e il carrellino attaccato dietro, che vergogna.
Si arrivava, si scaricava l’attrezzatura — ho imparato pure a fare una presa jack con il saldatore — si suonava per 5 ore e poi via tutto e di nuovo sul furgone, ritorno a casa alle sei del mattino. Una volta saltò l’impianto e mio fratello riparò il fusibile con un pezzo di ferro: prese fuoco tutto».
callmyagent night ivana spagna foto di ciro meggiolaro
Fino a «Easy Lady».
«Facevamo già musica dance, in inglese, nostre produzioni con nomi inventati, tipo Ivonne K, in un piccolo studio di registrazione pagato sempre con le cambiali. Un giorno scrissi questo pezzo e proposi di metterci la mia immagine. Scelsi di chiamarmi soltanto Spagna, una dedica a mio padre Teodoro. A Valeggio sul Mincio i paesani lo prendevano in giro: “Ehi Spagna, tua figlia è già diventata famosa?”. Ne abbiamo stampate poche copie, le abbiamo mandate in Francia, le hanno prese due dj e in un attimo era ovunque». […]
Feeling con le colleghe festivaliere, da uno a dieci?
concerto pacem in terris jacopo sipari e ivana spagna
«Non ho mai avuto grandi amicizie, parlo poco per paura di perdere la voce. A un altro Sanremo dividevo il camerino con Patty Pravo. Io facevo i vocalizzi, lei si truccava. “ Ma cossa te canti ti? ”, mi chiese (la imita). Mitica Patty. Nel 2008 mi chiamò Loredana Bertè per il duetto, anche se poi la canzone fu squalificata.
Cantammo fuori gara per tre sere. Loredana è un uragano, una forza della natura, aveva disegnato persino i vestiti. Mi disse: “Dai, fatti i capelli belli gonfi”. Andai a dormire con le treccine, il giorno dopo le sciolsi e cotonai i capelli, un testone incredibile. “Perfetta”, approvò lei. Mi sono tanto divertita, la ringrazio ancora».
callmyagent night ivana spagna 6 foto di ciro meggiolaro
Rimorchiò Richard Gere.
«A Milano, cantavo per il Dalai Lama, c’era anche lui, in un angolo. Ad un tratto si avvicinò e mi prese la mano tra le sue, bello come il sole».
Il quadro per Tina Turner .
«Mi invitò alla sua festa di compleanno. Mi piace dipingere, perciò le feci un ritratto a olio, lo teneva sul camino nella casa di Zurigo».
sky presentazione call my agent ivana spagna 3 foto di simona panzini
Nel 1992 si sposò a Las Vegas, ma il matrimonio durò solo una settimana.
«Patrick, ex modello, produttore musicale. L’avevo conosciuto a Parigi, lavorava con Sandy Marton. Colpo di fulmine. Era impegnato, io stavo con Larry, non se ne fece niente. Mi cercò quando vivevo a Los Angeles. Dopo un mese mi chiese di sposarlo».
E lei?
«Ne parlai con un mio amico sensitivo, Mario De Sabato. Mi rispose: “Lascia stare, durerebbe una settimana”. Cerimonia in una cappella di Las Vegas, in jeans, pranzo di nozze con hamburger, birra e patatine. Scrisse il mio nome sul fondo della piscina vuota».
Post Romantico.
«No, scrisse “Spagna”, non “Ivana”. Fu il primo di tanti segnali rivelatori, capii che avrei sofferto e la chiusi lì».
La depressione profonda.
«Dopo la morte di mia madre, nel ’97, mi sono sforzata di concludere il tour. Prendevo troppe pastiglie, non dormivo. Mi chiusi in me stessa. Mi isolai. Avevo un corvo nero sulla spalla. Decisi di farla finita. Nella lucida follia ho pulito la casa, volevo andarmene lasciando tutto in ordine. Con calma fredda avevo organizzato ogni dettaglio».
Ci ha ripensato.
«Stavo per farlo, la mia gattina mi è saltata in braccio miagolando. E mi sono risvegliata dall’incubo. Ho pianto per ore. Ma ero di nuovo io. In un attimo la mia vita è cambiata. Ho capito che avrei punito le persone a me più care, non era giusto». […]
concerto pacem in terris jacopo sipari di pescasseroli e ivana spagna 73
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