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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Alessandra Mammi per espresso.repubblica.it
http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/07/20/tutta-larte-e-paese/
Un buon curatore di museo con pedigree di storico dell'arte viene licenziato in tronco in quel di Los Angeles. Il Killer sembrerebbe essere il direttore Jeffrey Deitch, da un paio di anni chiamato a dirigere tanta istituzione. Un critico ma anche advisor, mercante che unisce diavolo e acqua santa ovvero interessi dei finanziatori e dei galleristi con una laurea in storia dell'arte.
Perché accade anche lì, al Moca, dove nonostante girino tanti trustees miliardari le difficoltà finanziarie si sentono. E anche lì si comincia a dire: qui siamo troppo di nicchia, dobbiamo esser più popolari,far entrare le masse e nuovi finanziatori.... E allora invece della mostra di storica di Rauschenberg perchè non ne facciamo una su James Dean curata da una superstar quale James Franco? Un bel lancio: tanti manifesti, una cascata di gadget, Allora vedi che folla!I Questa è Hollywood.
E a conclusione di tali ragionamenti arriva la domanda inevitabile. Perché dobbiamo continuare a dare uno stipendio a un tipo - serissimo per carità - ma che fa mostre piene di pensieri e opere? Così dopo vent'anni di onorato servizio e rassegne impegnative come "Helter Skelter: LA Art in the 1990s", oppure "WACK! Art and the Feminist Revolution" e ancora approfondimenti sulla Land Art e monografiche con tagli netti " Sigmar Polke Photoworks: When Pictures Vanish" o " Willem de Kooning: Tracing the Figure". ecco il licenziamento lampo di Paul Schimmel, uno troppo serio e colto per i tempi che corrono e per i gusti di Deitch.
E ancor di più come spiega un blog con puntuale ricostruzione delle dinamiche dell'evento, per l'indole e la cultura di un membro del consiglio di amministrazione Eli Broad, collezionista e miliardario legato al potente gallerista Gagosian e convinto che chi "finanzia decide" anche nei luoghi di pubblica cultura.
Uno di quelli poi (ci dice appunto il blogger Felix Salmon) che compra qualunque cosa "purchè sia molto cara" al fine di diventare un collezionista più collezionista degli altri. E sono loro, ci spiega Salmon, la peste che sta infettando i musei trasformandoli da luogo di ricerca a luogo del consenso."And consensus is always boring". Giusto Felix, siamo d'accordo: il consenso è noioso non solo a Los Angeles. Anche a Milano, Venezia e Roma. E i collezionisti "the best of" sono, ancor più che noiosi, molto pericolosi....
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