DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
«Non c' è giorno in cui io non ripensi a quel film», dice Jerry Lewis in un documentario realizzato e trasmesso due sere fa dalla rete tv tedesca Ard. È la prima volta, dal 1972, che Lewis, 90 anni a marzo, parla di «quel film», tra gli esperti molto discusso ma che quasi nessuno ha visto: una volta realizzato, l' attore americano, che ne aveva anche scritto il copione e diretto la regia, decise che non sarebbe mai stato proiettato.
Lo ritenne brutto, imbarazzante. Soprattutto, tremendamente carico di tensione: girandolo, «ebbi almeno venti crolli emotivi», dice nel documentario tedesco.
Il film si intitola The Day the Clown Cried , il giorno che il pagliaccio pianse. È la storia di un clown che, negli anni del nazismo, ubriaco, prende in giro Hitler. Arrestato, prima viene costretto a intrattenere i bambini ebrei che salgono sui carri per Auschwitz, poi a cercare di divertirli mentre sono spinti nelle camere a gas.
Alla fine, chiede di poterli accompagnare fin dentro lo stanzone; e lì rimane, provando a divertirli, quando si aprono le docce. Un film fallito e perduto (ora la pellicola è nella Libreria del Congresso americano). Ma anche uno dei primi tentativi di raccontare l' Olocausto al grande pubblico. Precursore di La vita è bella . «Benigni mi ha rubato l' idea - dice Lewis nel documentario -. Ma lui ha fatto un buon lavoro».
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