L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
1. MA L' ACCORDO A SORPRESA VA OLTRE E PREPARA DI FATTO LA CESSIONE DI GRAN PARTE DELLE ATTIVITÀ DELLA PAY TV DEL BISCIONE A MURDOCH
Francesco Spini per ''La Stampa''
Scoppia la pace tra Mediaset e Sky. I due operatori televisivi siglano un duplice accordo commerciale - meglio chiamarla alleanza - che permette al colosso satellitare di arricchire la sua offerta con 9 canali - 5 di cinema e 4 di serie tv - oggi solo su Mediaset Premium, ampliare il catalogo «on demand» di nuovi film e serie tv, e creare una nuova piattaforma a pagamento sul digitale terrestre utilizzando la capacità trasmissiva del Biscione.
A Cologno Monzese, allo stesso modo possono festeggiare. La loro tv a pagamento esce dall' angolo in cui l' aveva cacciata il rifiuto della Vivendi di Vincent Bolloré di dare corso all' accordo firmato nell' aprile di due anni fa, che vincolava il passaggio di Premium allo scambio azionario del 3,5%. Con l' intesa di ieri si volta pagina, comincia una nuova era, impensabile fino a qualche settimana fa, perfino agevolata dal ridimensionamento politico di Silvio Berlusconi che ha avallato un vincolo per ora puramente commerciale con quello che per anni è stato considerato l' arcinemico (il motivo stesso per cui era stata fondata Mediaset Premium, fonte di perdite legate in buona parte al salasso dei diritti sportivi) per blindare il futuro della sua televisione.
Dall' accordo Sky guadagna più contenuti per i suoi abbonati e più qualità, ideale per contrastare l' avanzata delle tv della banda ultralarga, le «over the top» in gergo e che si chiamano Netflix (con cui pure Sky ha siglato di recente un lungimirante accordo), Google o Amazon.
Quel moloch Usa che nei prossimi anni punterà sempre più sul Vecchio Continente. Mediaset conta già le «ripercussioni positive dei ricavi pubblicitari» e si prepara a incassare quello che, sul mercato, stimano in un tesoretto tra i 300 e i 400 milioni di euro in 3-5 anni.
Quanto insomma deriverà dai diritti di ritrasmissione dei nove canali senza nemmeno contare le commissioni relative ai canali gratuiti (Canale 5, Rete 4, Italia 1) che torneranno nel bouquet di Sky, oltre che dall' affitto della banda sui multiplex gestiti da Ei Towers (società del gruppo Mediaset). Non solo. Mediaset ha il diritto di opzione per cedere a Sky, tra novembre e dicembre di quest' anno, la società nella quale sarà trasferito il ramo d' azienda costituito dalla piattaforma tecnologica di Premium, una zavorra mica da poco. Ci sono dunque tutti gli elementi per escludere dall' orizzonte qualunque nuovo accordo di Mediaset con Bolloré e con la sua Tim. Contro Vivendi - a ottobre - proseguirà la causa da tre miliardi di euro.
marina berlusconi piersilvio e silvio
Con questo accordo l' ad del Biscione, Pier Silvio Berlusconi, tiene fede al piano industriale che aveva presentato a gennio del 2017 a Londra in cui prefigurava per Premium un futuro in cui avrebbe venduto contenuti e aperto la propria piattaforma, per diventare più leggera e digitale. Il futuro di Premium è sul modello di Infinity.
Al punto che una prima evoluzione dell' accordo potrebbe essere l' ampliamento dell' alleanza con Sky nell' area cosiddetta «operation pay», vale a dire nella manutenzione tecnica, l' assistenza ai clienti, le attività commerciali. Una seconda evoluzione, non ancora prevista, è una collaborazione nei contenuti. Al momento non è sul piatto alcuno scambio azionario. Ma come sottolinea l' ad di Sky Italia, Andrea Zappia, l' accordo «è ricco di buone notizie per gli amanti della televisione». Sky Italia diventa la più multimediale del gruppo ancora in mano a Rupert Murdoch, promesso alla Disney e conteso da Comcast: non solo sbarcherà sul digitale terrestre, l' accordo con Open Fiber la proietta anche nella banca ultra larga.
A rimanere fuori dall' accordo è per ora il calcio. Sky ha soffiato la Champions a Mediaset, che invece tratta con la spagnola Mediapro per i diritti per la Serie A. L' ultimo terreno di concorrenza tra quelli che fino a ieri erano gli arcinemici della televisione italiana.
2. ORA LE TV DELL' EX CAVALIERE POSSONO USCIRE DALL' ANGOLO IN CUI LE AVEVA SPINTE BOLLORÉ
Paolo Festuccia per ''La Stampa''
Se ne parlava da tempo.
E alla fine è accaduto. È successo che dopo anni di «guerra» Mediaset e Sky tornassero al tavolo delle trattative. Ma nella partita a scacchi, con qualche meraviglia, non c' erano né Silvio Berlusconi né Rupert Murdoch ma solo le regole del nuovo mercato che hanno dettato alla seconde generazioni che guidano le imprese le linee guida di un nuovo patto tra due aziende amiche per troppo poco tempo e nemiche fino al mese scorso.
LACHLAN RUPERT E JAMES MURDOCH ALLA SUN VALLEY CONFERENCE
Era stato proprio il Cavaliere, infatti, ad aprire le porte italiane allo «Squalo»; l' accordo tra Stream e Tele+ portava l' imprimatur dei due tycoon che poi non avevano esitato a scambiarsi ceffoni. Dieci anni di guerra, battaglie, ripicche, il governo sempre di mezzo con tanto di balzelli fiscali. Poi nel 2015 i canali Mediaset scendono dalla piattaforma Sky. Da lì in avanti è un susseguirsi di schermaglie, sgambetti, accuse, ricorsi e carte bollate in Tribunale. Ieri la svolta.
Una svolta che toglie Mediaset dall' angolo nel quale era finito con Vivendi e accresce il valore di Sky anche nel settore digitale terrestre rendendola più forte all' interno della fusione internazionale che vede coinvolto il gruppo di Murdoch con Disney. Un' operazione, insomma, con i fiocchi che garantisce i due gruppi e che, soprattutto, alleggerisce nei bilanci la corazzata televisiva berlusconiana dalla pay di «Premium». Il Biscione, dunque, da oggi è più libero: ridefinisce il perimetro della sua pay-tv ma soprattutto concentra tutte le sue forze nella controffensiva con l' imprenditore Bolloré.
Certo la battaglia sarà lunga ma il segnale è lanciato. Ora resta da chiedersi, però, quali sono le vere ragioni che hanno favorito l' accordo, e soprattutto perché la famiglia dell' ex premier ha deciso di fare quello che per dieci anni non ha voluto fare, ovvero abbassare la guardia nei confronti di Sky. Le ragioni, ascoltando fonti ben informate sono sostanzialmente due: la prima perché la fase del Berlusconi politico, comunque andrà a finire la composizione del nuovo governo, si avvia alla sua fase conclusiva; la seconda che parte proprio dalla prima è perché terminata l' epopea politica Berlusconi torna a fare il mestiere dell' imprenditoriale adeguandosi alle regole del mercato.
Tant' è, insistono le stesse fonti, che chiuso questo primo accordo con Sky è molto ipotizzabile che la famiglia Berlusconi cercherà di siglarne un altro anche con Vivendi tenendo fuori, stavolta, la «zavorra» di Premium. E trattare senza troppi pesi - assicurano - renderà Mediaset più forte anche contro l' imprenditore bretone Vincent Bolloré. Una sfida lunga, forse, anche più dura ma che il management del Biscione ora intende giocarsi ad armi pari. Anzi, con le mani libere.
3. UN ACCORDO A SORPRESA CHE RIAPRE LA PARTITA SUI DIRITTI DEL CALCIO
Estratto dall'articolo di Ettore Livini e Marco Mensurati per ''la Repubblica''
(...)
L' accordo con Sky spariglia il gioco e lascia aperte a Cologno due strade: la prima è uscire (o quasi) dalla pay-tv, girandone a fine anno le chiavi ai neoalleati e tenendosi le attività - come smart-card e clienti - che Murdoch per legge non può rilevare. La seconda è rimanere padrone di una Premium ridimensionata che affitta la piattaforma a operatori terzi - come ha fatto con Murdoch - per ridurre drasticamente i costi e aumentare («almeno di 200 milioni» sperano al Biscione) i profitti di gruppo.
Ritornando in gioco per i diritti della Serie A solo con "offerte opportunistiche", ovvero senza svenarsi.
Sky e Mediaset confermano per ora che sul fronte del calcio continueranno a a giocare due partite separate.
Mediapro, però, che si è aggiudicata il bando da intermediari unici - e ha già versato alla Lega 50 milioni più Iva (64 in tutto) di anticipo è già in allarme. Gli spagnoli sono convinti che le due aziende al momento di sedersi al tavolo della trattativa agiranno in sinergia e punteranno a una riduzione del valore. Insomma, offriranno complessivamente molto meno di quel miliardo e cinquanta che loro hanno promesso alla Lega (e che dovranno a breve garantire con una fideiussione).
(...)
L' alleanza siglata ieri sera lascia invece il cerino in mano a Bolloré. In teoria, con Premium più vicina all' orbita di Sky, Arcore e Parigi potrebbero trovare più facilmente la quadra per un accordo a tutto campo sui contenuti. L' incognita però è come finirà il braccio di ferro tra Vivendi e Elliott su Tim.
È ovvio che se l' ex-monopolio scorporerà la rete sarà più semplice unire i suoi destini a quelli del Biscione, come a Mediaset sperano da anni, chiudendo con le giuste compensazioni le cause di questi mesi a Parigi.
Ma è da vedere se nella stanza dei bottoni di Telecom tra poche settimane - viste le tensioni nell' azionariato - ci sarà ancora il finanziere francese o se al suo posto sarà arrivato qualcun altro.
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