DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA…
Marco Giusti per Dagospia
Beh. Se dopo dieci minuti la protagonista figa del tuo film perde una gambe e un braccio, incontra i cannibali capitanati dal terribile Jason Mamoa, che si sono mangiati arrostite la tua gamba e il tuo braccio, e riesce a scappare dando una mazzata micidiale a una tipa, non possiamo che esultare.
Anche se non tutto funziona come questo scatenato inizio e molto si perde nei fumi dell'intellettualistico e del non spiegato, fin troppo pieno di scritte alla Jenny Holzer, questo notevole The Bad Batch, opera seconda della giovane regista iraniano-osangelina Ana Lily Amirpour, ultranota per A Girl Walks in the Night con la vampira col chador, e' assolutamente imperdibile per i post-tarantiniani.
Che avranno molto da ridire, sull'impostazione alla Mad Max, anche se la regista dice di riferirsi a El Topo di Jodorowsky, sul look alla Vice, la rivista, qui pure produttrice, sui dialoghi un po' assenti che non piaceranno al duo Mereghetti-Morreale. Sti cazzi, perche' l'eroina Suki Waterhouse, bionda tenace che riesce a essere sexy e dura anche con un braccio e una gamba, e una protesi, ci piace parecchio. E ci piace il cannibale Mamoa che cerca la figlioletta scomparsa armato di coltellaccio da macelleria e coltello. E anche Jim Carrey truccatissimo e sdentato come raccatta monnezza tossica.
Certo, non si capisce bene cosa abbiano di terribile questi poracci, messicani, cubani, sfigati vari bollati come Difettosi, e quindi scacciati dal territorio americani e racchiusi in una no-land fra Texas e Messico alla Cormac McCarthy. Nessuno spiega niente, I dialoghi sono carenti. Ma quando Mamoa tira il coltellaccio funziona, e l'assurda festa della comunita' di Comfort, controllata da un Keanu Reeves baffuto, e' ben girata. George Miller e' un'altra cosa, ovvio, e Mad Max: Fury Road uno dei capolavori di questi ultimi anni, ma anche questo The Bad Batch con la sua eroina in cerca non tanto di vendetta, quanto di famiglia, si fa vedere con un certo piacere.
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