DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
1. DAGOREPORT
Non ha provocato morti l’affondamento per debiti della “Grinzane-Cavour”, la corazzata d’intellò capitanata da Giuliano Soria che in primo grado si è beccato quattordici anni di reclusione. Due in meno, a conti fatti dalla nostra indecifrabile giustizia, del comandante della “Concordia”, Francesco Schettino, naufragato con migliaia di passeggeri davanti all’isola del Giglio e lasciando in mare qualche vittima di quell’autentica tragedia in mare che poteva provocare una strage.
Di fronte ai tribunali, sia il maldestro condottiero della nave crociera sia il patron del premio più ambito e rispettato dalle patrie lettere hanno tentato di difendersi, sia pure maldestramente, tirando in ballo i compagni della loro brutta avventura.
E per quanto riguarda il saggista di Castigliole d’Adda, Giuliano Soria, ora si assiste all’indecente spettacolino di chi finge di non averlo nemmeno conosciuto.
A partire Ezio Mauro, che per sette anni (1993-2000) è stato il presidente della giuria del premio. Beninteso, il direttore de “la Repubblica” non è stato minimamente sfiorato dalle accuse di mercimonio da parte dell’accusatore Soria.
Le collezioni dei giornali e le trasmissioni tv, stanno, però, a testimoniare che scrittori, giornalisti e attori erano di casa (chiusa?) al “Grinzane-Cavour”.
La solita compagnia di giro dei premi letterari che, secondo il racconto del bancarottiere Soria, avrebbe preteso oltre alle spese di viaggio e regolari cachet, pure prebende extra (in nero). Ma, in omaggio ai Gabibbo alle vongole Stella&Rizzo, che ne hanno l’esclusiva sul Corrierone, non la chiameremo Casta.
Così, si sprecavano le agiografie del munifico premiarolo Soria. Ecco, ad esempio, come il nostro si raccontata a Dino Messina sul quotidiano di via Solferino: “Ho fatto più carriere: quella universitaria, l’impegno in istituti internazionali di cultura, ho tradotto classici come Ruben Dario e Casares, sono stato presidente del Museo nazionale del cinema. Tante anime – spiegava Soria – anche elitarie, confluite nel lavoro per il Grinzane Cavour, che io considero una pastorale della lettura”.
alain elkann con dante ferretti
Capito, il “premio dei premi” fallito sotto il peso dei debiti accumulati, era una sorta di cura liturgica per la comunità delle lettere che a Castigliole d’Adda non disprezzava neppure le gaudenti tartufate.
Sulla “premiopoli” ci sarebbe poco da aggiungere a quanto già scritto efficacemente su Dagospia dal solito acuto Giampiero Mughini.
Chi ha visto infangata la propria “onorabilità” (Augias, Elkann, Giannini, Placido, Chiamparino etc) – sostiene Mughini - corra in tribunale a smentire con le carte (fatture dei compensi regolarmente denunciati al fisco) il mendace accusatore. Ma per dirla con il giornalista-scrittore Pietro Buttafuoco, un silenzio è caduto sui “venerati eroi” (di carta) dell’impegno civile. Già, Torino più omertosa di Corleone.
fstassmm33 blandini elkann soria
2. SCANDALO GRINZANE CAVOUR: VASSALLI CREDE A SORIA. “UN MEGALOMANE CHE DAVA SOLDI A TUTTI”
Sebastiano Vassalli per il “Corriere della Sera”
Che storia, quella del vecchio premio letterario Grinzane Cavour e del suo patron Giuliano Soria! Una storia che richiama alla mente quella di trent’anni fa, degli intellettuali italiani che pubblicavano con la casa editrice Spirali e andavano gratis in giro per il mondo con lo psicanalista Armando Verdiglione; o, prima ancora, sgomitavano attorno a Benito Mussolini e poi a Palmiro Togliatti, per avere favori e prebende. Qui, oltre agli scrittori, ci sono anche i politici locali, i politici scrittori e gli attori: c’è un demiurgo megalomane che dà soldi a tutti compreso se stesso, naturalmente in nero, senza tenere una vera contabilità ed è circondato, come è logico, da persone fameliche.
sta61 ezio mauro ca caracciolo jaky elkann
Al primo, strano processo cumulativo per violenza sessuale e malversazione (con parti lese diverse ) il demiurgo rimedia quattordici anni e mezzo. Più di un omicida che patteggia.
Al processo d’appello, decide di togliersi qualche sasso dalle scarpe: fa nomi e cognomi, parla di cifre e di luoghi, suscitando un uragano di virtuose smentite. I soldi in nero, chi li ha mai visti? La festa di compleanno a San Pietroburgo «era solo una torta». L’accusa di «essere assillante fino a sfiorare l’indecenza» viene rinviata al mittente.
Soria, dicono tutti, parla perché è disperato e non è credibile. La prima affermazione mi convince, la seconda un po’ meno. Tutti sanno che lui non può dimostrare nulla. Se tutti, come hanno promesso, lo querelano, finirà all’ergastolo. Io un po’ gli credo: se lo merita.
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