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Caroline Howe per “Daily Mail”
Una donna di nome Zelda Zonk a novembre del 1954 si imbarcò su un volo da Los Angeles a New York, avvolta in un impermeabile nero, con occhiali da sole Ray-Ban
e una parrucca nera. Ha fumato una sigaretta e si è mangiata le unghie, poi a bordo dell’aereo si è tolta la parrucca, rivelando la chioma bionda.
Era Marilyn Monroe, allora 28enne, che viaggiava in compagnia del fotografo Milton Greene, e si allontanava dal suo matrimonio in pezzi con Joe DiMaggio, dal contratto con la ‘Twentieth Century Fox’, dal suo agente, dall’insegnante di recitazione, inseguendo il sogno di diventare una vera attrice e creare il suo studio, ‘Marilyn Monroe Productions’, per sottrarsi a quello di Hollywood.
A raccontarlo è Elizabeth Winder nel nuovo libro “Marilyn in Manhattan: her year of joy” , in uscita a marzo, che racconta l’anno di felicità a New York, città di cui la Monroe si innamorò. Qui frequentò Marlon Brando, giocò a cuscinate con Truman Capote, sorseggiò gin con Frank Sinatra al ‘Subway Inn’ e studiò il metodo Strasberg all’Actor's Studio. Strasberg le diede lezioni privatamente. Quando Arthur Miller le fece scoprire Brooklyn, lei trovò la sua vera casa. Era al picco della carriera e non aveva alcuna intenzione d tornare a Los Angeles.
Era stufa dei ruoli sexy e combatteva l’anemia con massicce dosi di vitamina B. Si sentiva come una vacca da mungere per mantenere in vita i suoi produttori e sognava di essere presa sul serio. Si affidò al fotografo Greene, che le tolse il trucco e la ritrasse al naturale, realizzando gli scatti più iconici della Monroe. Ebbero una relazione, ma poi la moglie di lui comunicò di essere incinta e la storia con la star finì. Marilyn tornò da DiMaggio, noioso, poco propenso a capire la sua necessità di indipendenza. A quel punto Green, rimastole amico, le consigliò di partire e trasmise agli avvocati il contratto da schiava che la legava alla Fox, investì tutto sul nuovo progetto.
La Monroe si trasferì per 29 giorni a casa Greene, diventò amica anche della moglie del fotografo, Amy, che la aiutò a cambiare look, ad evitare vestiti troppo corti o attillati per strizzare le curve, la invitò a smettere di imbottirsi il reggiseno. Il 7 gennaio la Monroe si mostrò in pubblico e annunciò la creazione della sua casa di produzione ‘MMP’. Partì alla volta di New York. Con Brando sembravano la coppia perfetta: intensi, perfezionisti, lettori compulsivi di Kant, Rousseau, Locke, Nietzsche, Melville. Ma poi lei si innamorò di Arthur Miller e lo sposò nel 1956.
Ai Greene la Monroe preferì gli Strasberg, la sua nuova famiglia, che le fece scoprire la East Coast. Amy Green disprezzava Miller, che usava le insicurezze della Monroe, soprattutto facendo leva sulla sua mancanza di cultura. Il matrimonio infatti fu un disastro e il divorzio arrivò di lì a poco. La ‘MMP’ fu storia chiusa. Altri fallimenti, altre pillole per dormire e piccole per alzarsi. La Monroe crollò. Non si svegliava prima di mezzogiorno, per colazione prendeva Bloody Mary e non apriva mai le tende della stanza. Per riattivare la sua carriera, dovette tornare a Los Angeles, dove la situazione peggiorò. Tra antidolorifici, barbiturici, delusioni amorose e professionali, non ce la fece e fu trovata morta nel suo letto il 5 1962.
marilyn con dimaggio
marilyn con brando
milton greene nel 1954
scattata da milton grene nel 1955
the last sitting
marilyn1952
greene fotografa marilyn
bert stern marilyn
la monroe annuncia il divorzio da miller
marilyn a new york
marilyn con frank sinatra
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