FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Stefano Di Michele per “il Foglio”
Così cantavano, gli sbirri di Scarpia, nella “Tosca” di Gigi Magni: “Er popolo è boia e cambia gabbana, / stasera t’onora, domani te sbrana…”. Figurarsi il pubblico (che col popolo, peraltro, ormai fa tutt’uno, e perciò ieri si poteva leggere, a proposito di certe beghe tra telecamere e cucina: “Il popolo di Masterchef…”, e poi piglia per il culo la cuoca di Lenin?), cosa ci mette a cambiare gabbana. Oppure opinione.
A piazzare l’applauso dove c’era il fischio, sistemare l’approvazione al posto dell’indignazione, il consenso invece dell’attesa pernacchia. E perciò “te sbrana” – il giorno appresso, la sera stessa. Lunedì, a “Piazzapulita”, per la verità è stato Corrado Formigli – di tanto succedaneo televisionaro santoriano er mejo, a cominciare dalla drammaturgia, a far spettacolo pure quando l’ospite vira verso la filodrammatica dopolavoristica – che s’è sbranato il pubblico suo: “Un applauso di cui mi vergogno”.
DJANA PAVOLOVIC - FORMIGLI - BUONANNO
Il pubblico è boia – e boia s’è fatto là dove massimo era il nitore democratico, dove pure dai settantenni il fervore della meglio gioventù si spandeva. Quando il leghista Buonanno s’è messo a fare il muso selvaggio con la rom Dijana Pavlovic, attrice e scrittrice – sono, i rom, ha buttato lì, “la feccia della società” – l’inaudito ha preso forma, il rutto ha preso consenso: lo studio ha applaudito.
Feccia? Clap-clap-clap! Vivo consenso. Manco alla Mussolini, quando invocò che meglio le risultava l’essere fascista che frocio. “Mi vergogno”, il conduttore dai condotti si separò. “Mi dispiace se le persone di questo studio si sentono offese per quello che ho detto, possono non ripresentarsi la prossima puntata, non c’è problema” – ite, anime prave! Ha segnato lo scavalco, la serata formigliana, del vecchio assunto che fu elaborato (qui fu elaborato): quello del Conduttore Unico delle Coscienze, a santoriana elevazione. Conduttore, e insieme conducator.
E’ stato liberatorio autodafé, quello di Formigli – e fa niente se il pubblico che lì attruppa è sia di destra sia di sinistra, tifa Landini o Santanchè. Non il “boni, state boni”, del Costanzo a presidio del suo show, non la composta parata di Vespa, né la solenne intronizzazione del giovedì di Michele e Marco. Semplicemente, a un certo punto – come dicevano i prelati reazionari che si opponevano al Concilio – “il toro gira per l’arena”.
E la dissociazione del torero Corrado, di gentile aspetto – a evocare elevati sentimenti e buona condotta, quando ormai le froge già fumano – è fatto nobile (seppure proprio a sinistra abbondano coi tuìt insultanti contro di lui, che il Buonanno a bordo arena osò portare), ma certo insolito.
Ché mai s’era sentita cosa sì ardita, o mai cosa così ardita era parsa. Perciò, altro che le paturnie dei destrorsi sul pubblico buonista che si muta in Mister Hyde. O il consigliere Verro, che di quadrate legioni plaudenti sotto i riflettori ebbe visione. Tana libera tutti, Formigli ha suonato. Più disordinata e sporca ma viva, la piazza che fu pulita – quando dell’horror vacui dei giorni nostri si riempie.
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