
DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE…
Barbara Palombelli per "il Foglio"
BARBARA PALOMBELLI FORUM RETE4
Difendo il sindacato. Negli anni Settanta-Ottanta ha consentito a me e a milioni di italiani di avere lavoro, diritti, sanità, case. Le famiglie scoprirono il benessere, visto che non dovevano più mettere sotto il materasso i risparmi: lo stato sociale si prendeva cura dei cittadini.
Garantiti l’ospedale e la dentiera, il parto e le invalidità, le casse integrazioni in caso di crisi, furono scaricati sui privati proprietari di case una parte dei costi della rivoluzione. L’equo canone – frutto di un accordo fra Dc e Pci – ci permise di pagare affitti che equivalevano a metà di uno stipendio piccolo.
Oggi, nelle piazze, scendono in campo con i capelli bianchi i pensionati e i quasi-anziani che quelle riforme le hanno chieste, combattute, vinte e utilizzate. Per dire grazie? Forse, per dire che un tempo c’erano gli spazi per dialogare, intervenire. E’ solo una testimonianza, dice qualcuno. Molti zelanti accorrono a insultare Camusso, Landini, e perfino i moderati della Cisl appaiono come pericolosi sovversivi.
Se tutto questo fa arrabbiare il governo, pazienza. Nella Germania che tutti invidiamo, il sindacato è una potenza economica in grado di condizionare, è un potere forte sul serio. Qui da noi i ventenni non sanno neppure cosa sia. Chini sui loro telefonini, ignorano le notizie che pure riguardano il loro futuro. Non sanno e non capiscono nulla di lavoro, diritti, associazionismo. E, peggio, non ne vogliono sapere. Il loro sindacato, il loro “integrativo” aziendale siamo noi genitori.
E lo saremo per sempre, purtroppo (per loro e per noi). I nostri figli sono la prima generazione della storia che – senza muovere un dito – non chiedono nulla al pubblico. Nelle loro confuse manifestazioni studentesche non ci sono mai accenni a quanto si discute in Parlamento. L’accordo sul lavoro (la locuzione Jobs Act mi fa vomitare) certo non riguarda più noi, ma loro.
Che i pensionati manifestino contro l’esecutivo Renzi può far ridere, o sorridere. I bamboccioni sdraiati, per usare due fortunate espressioni inventate rispettivamente da Tommaso Padoa-Schioppa e Michele Serra, vivono e forse vivranno a sbafo di quelle persone che ancora alzano bandiere e striscioni. Non è nato il sindacato dei precari, non sembra nascere nessun movimento dei disoccupati.
Se chiedi a un ragazzo o a una ragazza cosa sarà del suo domani, ti risponde: vado a fare il cameriere in Germania o in Inghilterra. Siamo ridotti così. Altro che fuga dei cervelli. Qui abbiamo la fuga dal pensiero sociale. Non esistono appartenenze, associazioni, solidarietà. Loro dicono che anche questo sarebbe colpa nostra.
Assenti dalla politica, delegano con un click tutti i loro pensieri negativi al mondo virtuale. Nel mondo reale non vogliono entrare, ci accusano di avergli rubato il futuro. Aspettano che qualcosa accada e la nostra ansia di accontentarli li priva di quell’energia preziosa e indispensabile per diventare protagonisti di un cambiamento, del loro cambiamento.
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