L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - DOPO I DISASTRI NELLA SANITÀ DI STORACE-MARRAZZO-POLVERINI, ALLA REGIONE LAZIO NON SERVE UN ALTRO CANDIDATO SCELTO DALLA TV, MA UN COMMISSARIO - I PRIMARI COSTRETTI A RISPARMIARE SU TUTTO: INTERVENTI, DEGENZE, MEDICINALI - IN PRIMA FILA CI SARÀ IL GIORNALISTA PINO BUONGIORNO CHE HA PERDUTO MEZZA GAMBA PER IL DISASTRO DELLA SANITÀ LAZIALE…

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Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Altro che uomini e donne dei partiti che - fino a ieri - hanno diviso colpe e indennità spaziali. Per la successione alla simpatica e verace Renata Polverini (magari dopo un piccolo esame di coscienza trasversale sui candidati inventati dalla tv, vedi l'esito delle scelte Storace, Marrazzo e Renata...) ci vuole come minimo un supertecnico/a.

Qualcuno/a in grado di rimettere a posto i conti e il baratro assistenziale della sanità: diciamo un Enrico Bondi, una Anna Maria Tarantola, una Annamaria Cancellieri. Chiaro? Poco fotogenici, zero televisivi, magari sanno di economia e di gestione. La sola idea delle ridiscese in campo delle figurine di bellini e belline che ieri campeggiavano sui grandi quotidiani, la sola possibilità di rivederli a "Ballarò" o sui manifesti della città, fa venire i brividi.

Hanno governato malissimo - e non da ieri - tutti insieme. Ora tutti insieme debbono delegare ad altri un'elezione che dovrà essere come e più di un commissariamento. Chiunque abbia a che fare con una asl, con una struttura sanitaria - se non passa attraverso amici, colleghi o altre stradine privilegiate - si accorge che infermieri e medici tirano la carretta contro la politica da decenni.

Da qualche mese i primari ospedalieri raccontano che la loro missione - consegnata da ordini precisi dei nominati nei ruoli amministrativi dalla regione - è più o meno quella di risparmiare sulla nostra pelle. Meno interventi chirurgici, meno degenze, meno ore, meno tutto. Ti fanno uscire con l'ambulanza, con le flebo al braccio, ti buttano via sulle spalle della famiglia.

E non è colpa dei medici, ma della politica di turno, impegnata come abbiamo visto negli ultimi giorni (ma anche nei penultimi, non possiamo certo nemmeno paragonare virtù morali esercitate in auto blu dalle parti di via Gradoli con le degenerazioni ciociare, non si possono stilare classifiche e meriti).

Ecco. Siccome siamo garantisti, democratici e tutto quel che segue, della pellaccia nostra vorremmo che se ne potessero davvero occupare in pace medici e assistenti: non i consiglieri regionali e i loro famigliari. Per disgrazia sua - e per fortuna nostra e di tutti i disabili del Lazio - un giornalista esperto e coraggioso come Pino Buongiorno è stato inviato sul fronte di guerra delle cure e terapie romane da qualche tempo. Una diagnosi errata su un'infezione al piede gli è costata mezza gamba, dal polpaccio in giù. Per ottenere una diagnosi esatta e curarsi ha dovuto lasciare la città, alla volta di un centro specializzato a Ravenna.

A rischio di vita, gli è stato immediatamente amputato il piede. Ora lo attendono molte sedute di fisioterapia, una protesi che andrà adattata alla sua gamba, un recupero che avrà bisogno di mesi. In poche settimane, però, il nostro inviato ha fatto chiudere una Asl sporca e con gli ascensori rotti, ha ottenuto dall'Inps il taglio di alcuni estenuanti passaggi burocratici, è diventato il testimone eccellente del disastro e della maleducazione che vengono somministrati ai disabili qualunque.

Dopo essere stato nelle zone calde di tutto il pianeta per trent'anni, ha scoperto che talebani e terroristi non sono nulla se paragonati alle violenze burocratiche che ogni giorno vengono perpetrate sui malati e sulle loro famiglie. Il suo racconto - diventato un blog sull'Huffington Post Italia - serve molto più di mille talk-show per spiegare cosa sia diventata la politica sanitaria laziale. Vista non dalla tv, ma dalla sedia a rotelle.

 

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