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1 - DESMOND MORRIS: SEGNARE UN GOL? UNA GIOIA DA KILLER
Giulia Zonca per “la Stampa”
Credevate di aver visto l'inizio di un nuovo Europeo, ma in questo mese di partite assisterete a una caccia: La tribù del calcio non ha perso l'istinto predatore. Trentacinque anni dopo il primo studio comportamentale sul mondo del pallone, Desmond Morris, scrittore e zoologo dalle tesi sfrontate, ripropone e aggiorna il libro che nel 1981 fece scandalo: «Credevo di aggiustare il vecchio testo, ho scritto un altro lavoro, però le idee sono rimaste le stesse».
Il capitolo che è cambiato di più?
«La celebrazione dei gol. Negli Anni Ottanta erano pugni alzati, mani in aria e via correre.
Ora ognuno studia il proprio rito, ognuno inventa una danza della vittoria. Come Pogba, per esempio».
[...] Perché allora aveva studiato il calcio?
«Nessuno si era chiesto come mai potesse coinvolgere così tante persone in tutto il mondo. Quel successo oggi si è amplificato all' ennesima e il motivo è sempre lo stesso: dentro una partita c' è l' agonia è l' estasi, un concentrato della vita intera. Io ho guardato il calcio da una prospettiva scientifica, allora mi presero come un profanatore. Oggi certe logiche sono scontate».
[...] «[...] Credo ancora che il gol sia la sublimazione dell' istinto da killer. Invece di cacciare la preda si caccia la vittoria. La squadra è fatta da un gruppo di uomini che devono procurarsi il cibo, anche se ora si chiama successo».
Ma la caccia era questione di vita o di morte.
«Ora è questione di felicità. Non è poco. Un gol fa la differenza tra l' appagamento totale e lo sconforto. La rete ha lo stesso effetto di uno sparo, ovvio con altre conseguenze, e la Coppa è l' equivalente dell' animale che un tempo il gruppo riportava al villaggio.
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Un trofeo di caccia, appunto».
Va bene, è rimasto l' istinto ma i protagonisti sono diversi?
«Molto. Nel 1981 il pubblico era omogeneo, maschi della classe operaia, non tifavano solo loro ma solo loro ammettevano di fare parte della tribù. Adesso anche i più colti hanno smesso di vergognarsi. [...]».
Senza confini è ancora così semplice definire la tribù?
«È una tribù globale, ma negli Usa come in Giappone il ragazzino cerca sempre lo stesso feticcio: la maglia del Manchester United o quella del Barcellona: colori che rappresentano un' identità precisa».
rissa allo stadio dopo inghilterra russia 9
[...] Calcio più ragionato e meno istintivo?
«Resta questione di fisico, guardi la velocità a cui vanno, guardi Cristiano Ronaldo che mostra i muscoli. E resta pure uno sport maleducato perché è giusto così. Spesso assisto a dibattiti sui cori contro gli avversari. Io ne sento il bisogno, è uno sfogo socialmente accettabile, non è violenza».
Vero, solo che qualcuno degenera nei buu razzisti.
«Gli insulti veri sono puniti, però pretendere che il calcio sia politicamente corretto è assurdo. Un conto è la discriminazione, un altro è usare il colore della pelle come si userebbe quello dei capelli. Esistono sfumature che fanno la differenza».
rissa allo stadio dopo inghilterra russia 5
[...] Ricordi italiani?
«Ho visto due partite e non delle migliori, ma Verona-Avellino è servita parecchio. Non c'erano i tifosi ospiti, mi hanno spiegato: "Se ci fossero sarebbero già tutti morti". Erano gli Anni Ottanta. Il calcio è spesso criticato però è cresciuto e non ha perso il proprio istinto. Qualità notevoli».
2 - LA PAROLA DELLA SETTIMANA: CALCIO
Nel calcio bisogna essere concentrati, onesti con se stessi e cercare di ottenere il massimo. Testa bassa e pedalare, noncuranti di chi c’è attorno.
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Antonio Conte, ct della Nazionale
Il calcio è il balletto delle masse
Jorge Luis Borges, scrittore argentino (1899-1986)
Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio
Winston Churchill, politico britannico (1874-1965)
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Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio
Eugenio Montale, poeta e scrittore (1896-1981)
Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia
Pier Paolo Pasolini, scrittore e poeta (1922-1975)
Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro
Pier Paolo Pasolini, scrittore e poeta (1922-1975)
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