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1."FASCISTI? NO, RAGAZZI IN CONFLITTO COL POTERE"
Giampiero Calapà per "il Fatto Quotidiano"
Uno dei più curvaioli tra i politici italiani è di sinistra, una vita nei Verdi del sole che ride prima di passare tra le file vendoliane, ora addirittura presidente dell'assemblea nazionale di Sel: si chiama Paolo Cento.
Oggi nega la supremazia dell'estrema destra tra gli ultrà : "Non si può ridurre a ideologia quello che è scontro con il potere". E ritiene che quella maglietta "Speziale libero" sia stata esibita da Genny 'a carogna "nel contesto sbagliato: mi pare ci siano elementi per chiedere la revisione del processo a Speziale, ma bisogna premettere il no più assoluto alla violenza e la solidarietà alla famiglia Raciti".
Cento, è però innegabile che le curve degli stadi italiani siano in mano a gruppi di estrema destra, non è forse così?
Le curve vivono di contraddizioni belle e negative. Non mi scandalizza la militanza politica. Ma non bisogna leggere il fenomeno delle curve racchiudendole sotto a una cappa ideologica. Non c'è egemonia né di destra né di sinistra.
Bandiere e simboli riconducibili alla sinistra si vedono ormai solo a Livorno e Terni eppure...
La sinistra, troppo vip e poco popolare, manca nella società , mica solo nelle curve. Guarda a quel fenomeno con la sufficienza tipica di chi si è allontanato dalla realtà . Ma mi creda, con la battaglia contro la tessera del tifoso e le altre leggi speciali il collante è lo scontro con il potere. Non possiamo leggere questa generazione con gli occhi della mia. à una generazione cresciuta con i soprusi che vanno da Gabriele Sandri a Cucchi e Aldrovandi.
...e anche dell'ispettore di polizia Filippo Raciti.
No, quella è già la generazione precedente. Quelli di oggi sono post-Raciti.
Era il febbraio 2007, ma scusi Genny 'a carogna almeno, di sicuro, non è post-Raciti, vista la maglia che ha sfoggiato all'Olimpico.
Era il contesto sbagliato per indossarla, certo.
Può esserci un contesto giusto per indossare la maglietta del condannato per l'assassinio di Raciti?
Dubbi rispetto alla condanna di Speziale ce ne sono, si parla da più parti di elementi per la revisione del processo. Certo in quella maglietta mancava la premessa.
Cioè?
La solidarietà , doverosa, alla famiglia dell'ispettore Raciti. E la più netta condanna possibile ad ogni forma di violenza.
Comunque lei, pur con la sua storia di sinistra, ha addirittura amicizie in quegli ambienti di destra no? Ha condotto una trasmissione radiofonica con Zappavigna, un passato nella destra romana...
Era un rapporto di lavoro radiofonico. Riserverei ad altro la parola amico, con una diversa importanza. Poi mi confronto certo con tutti, ma non è che per la Roma spariscono storie e militanze politiche, certo. Fuori dallo stadio, diciamo, ognuno va per la sua strada.
Insomma, i personaggi come Gastone e Genny 'a carogna,destra o sinistra che sia, la fanno da padrone, Genny ha gestito addirittura una trattativa in campo con il capitano del Napoli e con le forze dell'ordine: che effetto le fanno quelle scene?
à stata la conseguenza di una giornata in cui l'ordine pubblico è stato gestito non male, di più. Come si fa a mettere i tifosi della Fiorentina che arrivano da nord in curva Sud e quelli del Napoli che arrivano da sud in curva Nord?
Ma è l'odio tra romanisti e tifosi del Napoli ad essere ormai a livelli altissimi...
Sì, mi pare una rivalità esasperata dalla norma sulla discriminazione territoriale. Quello che era solo uno sfottò da stadio non è più consentito... à frutto delle leggi speciali repressive pensate sull'onda dell'emotività dopo fatti gravissimi. Episodi da condannare, ma che hanno generato leggi inutili se non a togliere diritti alle persone: così si esasperano gli animi e invece di contrastare la violenza la si produce.
Qual è la soluzione per lei? Nessuna legge punitiva? Nessun tornello? Nessun divieto?
Ma guardi, parliamo tanto male delle curve, ma il vero problema è il calcio marcio, dai diritti tv alle scommesse. Sa cosa bisogna fare per davvero?
Me lo dica lei...
Fermare la baracca, interrompere il circo mediatico, altro che Daspo. Interrompiamo per un po' il campionato e poi ne riparliamo.
2. L'ODIO NAPOLI-ROMA: DAL VAFFA DI BAGNI AI SACCHETTI DI URINA
Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"
L'odio è un cesso che vola in aria. Una secchiata di piscio in testa dalla balaustra del San Paolo. Una trasferta d'inferno. Un messaggio senza senso né punteggiatura nel mare di Internet: "à scappato il porco tanto che poi è caduto visto che è una palla di merda ed è stato rotto e visto che è coniglio lui e altri venti ha sparato".
Una domanda retorica: "Ma non vi fate schifo pezzi di merda?". Un fotogramma sgranato, una bandiera rifiutata, un mattinale di questura in cui le macerie diventano numeri che non spiegano genesi e sviluppo del dissidio.
Con i suoi frammenti di discorso amoroso, finì in pezzi anche il gemellaggio tra Napoli e Roma. Duecento chilometri scarsi di viaggio. Una tappa della memoria meno malinconica dell'ultima stazione dell'odio: Facebook. Sulla pagina che conta oltre 300 apprezzamenti e auspica libertà per "Gastone" De Santis, travisati come teppisti, in un'involontaria parodia degli insulti a microfono aperto sperimentati un lontano giorno da Radio Radicale, gli ultras se le danno agitando spranghe e dialettali minacce:
"Ke goduria Gastone di sto cazzo ridotto a pezzi, lo hanno sfraciellato". Ora che ventimila voci promettono dagli spalti campani terzi tempi non ecumenici: "Non finisce così", il giudice sportivo commina pene che per alcuni denunciano l'impotenza del sistema e per altri ratificano la persecuzione e la vendetta.
à l'unico sfondo ammesso per dimostrare di averlo più "duro" e riparare l'onore, ricordare il passato è un'esperienza più lisergica che nostalgica. Un'allucinazione. Tra Roma e Napoli, giurano cronache, immagini e annali, c'erano scambi di doni, abbracci pre gara, fiori e stendardi portati sotto entrambe la curve.
Solido sogno in calcistica funzione antinordista tra fine '70 e l'alba degli '80, l'abbraccio tra le tifoserie di quello che con relativa fantasia, dagli schermi di 90° minuto, le improbabili cravatte al servizio di Valenti chiamavano derby del sud, si spezza definitivamente il 25 ottobre 1987.
Napoli, già asilo del detestato laziale Giordano, ha lo scudetto sul petto e da qualche anno mette in distinta anche Maradona. La Roma fa sedere ancora Liedholm in panchina, ma non è più da tempo quella baronale di Falcao. I rapporti di forza sono mutati e in un giorno di autunno, prima che si dia il fischio d'inizio, il tradizionale scambio di vessilli in scena all'Olimpico non gode della reciprocità .
Lo staffettista romanista è accolto dagli applausi della Nord, quello napoletano dagli ululati della Sud. Del resto si incaricano una testata dell'attaccante Careca al giallorosso Collovati, un gol annullato a Boniek e il pareggio del Napoli - sempre di testa, ma con grazia differente - del terzino Francini con la squadra di Ottavio Bianchi ridotta in 9 uomini.
Salvatore Bagni (chiederà poi scusa) festeggia il gol e si lascia andare a un'esultanza a base di vaffanculo e gesti dell'ombrello. I romanisti urlano "merde " ogni qual volta un uomo in azzurro, impegnato nell'ovvia melina, ha tra i piedi il pallone. Finisce con gli incidenti intorno al Tevere.
Il lieto quadro di un'epoca, a iniziare dalla gara di ritorno, non si ricomporrà più. Adesso, mentre l'ordine pubblico di domani si trasforma in disordine fitto di ipotesi apocalittiche e disperate controffensive poliziesche in vista di Roma-Juventus dell'11 maggio prossimo (data scelta per il demenziale redde rationem da cani sciolti, gruppi organizzati e itineranti terzi incomodi a proprio agio nel teatro attorno al Coni che negli ultimi sei anni conta settanta accoltellamenti) si osservano con timore gli ultimi fotogrammi del film.
Quelli datati giugno 2001, a Napoli, con 60 feriti (21 poliziotti), i romanisti chiusi in una gabbia, alla mercè del lancio di sacchetti d'urina, bombe carte e seggiolini, le cariche dentro la curva del Napoli e fuori dall'arena, e poi lacrimogeni, lame in azione, arresti, sassaiole, traffico ferroviario interrotto e beni pubblici devastati.
Quelli del dicembre 2005 per un'altra partita di Coppa Italia. E quelli legati al caso del treno negato dell'agosto 2008. I napoletani si radunano per salire sull'intercity Modigliani in direzione Roma alle 8 di mattina. Un afflusso enorme che secondo la successiva sentenza di un giudice viene colpevolmente sottovaluto dall'imperizia di Trenitalia.
I tifosi viaggiano come bestie. E da bestie, tra comunicati ufficiali che parlano di danni per 500 mila euro, ministri che danno notizia di 800 pregiudicati a bordo del treno e pestaggi all'arrivo, è il sottofinale che precede una dura battaglia legale. L'ultima di carta. L'ultima con un arbitro.
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