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DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Facebook manipola le informazioni giornalistiche trasmesse all'immensa platea dei suoi utenti? Ha discriminato le notizie su eventi e personaggi del fronte conservatore? L'accusa, comparsa per la prima volta sul sito tecnologico Gizmodo, rimbalzata, poi, ovunque sui media americani e ora oggetto anche di un'indagine da parte del Senato di Washington, preannunciata dal presidente della Commissione Commercio, John Thune, potrebbe anche essere analizzata con un certo distacco, visto che il social network ha seccamente smentito e che le fonti delle supposte rivelazioni sono anonime (ex dipendenti che temono rappresaglie).
In realtà, il caso merita grande attenzione per l'enorme rilevanza conquistata da Facebook nel mondo dell' informazione giornalistica (1,6 miliardi di utenti, 600 milioni dei quali si informano attraverso le reti sociali, 170 milioni di utenti nel solo Nord America, praticamente un cittadino su due) e per il modo in cui le news vengono selezionate dall'azienda fondata da Mark Zuckerberg.
Considerate dagli editori alla stregua di media company, concorrenti pericolose e potentissime, le società di Internet si sono sempre difese dicendo di non fare lavoro giornalistico: semplici collettori di contenuti prodotti da altri e selezionati dai loro algoritmi in modo neutro.
MOBILE WORLD CONGRESS SMARTPHONE ZUCKERBERG
In realtà si è poi scoperto che quella selezione - importante per decidere quali storie finiscono sotto gli occhi degli utenti di Facebook come trending topics, gli argomenti che fanno tendenza, e quali siti vengono linkati - tanto asettica poi non è: il ranking fissato dall'algoritmo viene poi rivisto da una redazione di giornalisti assunti con contratti brevi, chiamati a individuare i temi più significativi del momento, eliminando duplicazioni, notizie spazzatura, burle e casi costruiti a tavolino.
Ora alcuni loro colleghi, dopo aver perso il posto, hanno denunciato che spesso questi editor, quasi tutti provenienti da blasonate università della East Coast, da Columbia a Yale, hanno scartato notizie su esponenti repubblicani come Mitt Romney e Rand Paul e su organizzazioni di destra come il Cpac.
Altri ex dipendenti - probabilmente gli stessi reporter con lauree brillanti sedotti e poi abbandonati da Facebook - a loro volta accusano: ci hanno assunto per fare i giornalisti ma ci hanno trattato da automi; nessun rispetto, umiliazioni, costretti a fare le cose in un clima di segretezza. Ci sembrava di stare lì solo per istruire l' algoritmo (un'operazione di «machine learning» tipica dello sviluppo dell' intelligenza artificiale) e poi essere licenziati. Cosa puntualmente avvenuta.
Facebook che complotta contro i repubblicani? L' iniziativa lanciata dal senatore Thune alimenta questo sospetto che, però, appare infondato: non solo c'è la netta smentita dell'azienda californiana, ma nemmeno i media che hanno tirato fuori il caso ipotizzano un simile scenario.
Si limitano a parlare di alterazioni dei ranking, le graduatorie delle notizie preferite, e di esclusioni decise in base a inclinazioni personali dei news curators , i giornalisti addetti al servizio, di turno nelle varie fasce orarie. In particolare le notizie riportate da alcuni siti di destra non di primissimo piano (Washington Examiner , Breitbart, NewsMax) verrebbero riprese solo quando rilanciate da pubblicazioni mainstream come il New York Times.
L'inchiesta del Senato quasi sicuramente finirà nel nulla anche perché, spiega Floyd Abrams, celebre avvocato dei diritti civili, ogni intervento di un organo politico su come un giornale o un sito decide di trattare notizie e opinioni si configura come una violazione del Primo emendamento della Costituzione Usa che garantisce piena e illimitata libertà d'espressione. Del resto Facebook ha chiarito che il suo team è tenuto a «rispettare direttive rigorose, garantendo la consistenza e la neutralità delle informazioni diffuse».
dipendenti negli uffici facebook
Buone intenzioni tradite nei fatti da trasandatezza o comportamenti deviati di singoli? Può accadere ovunque, ma Facebook non può lamentarsi delle attenzioni alle quali è sottoposta perché esercita, per esplicita volontà del suo fondatore («vogliamo essere la fonte primarie delle news che arrivano alla gente»), un ruolo enorme e crescente nel mondo dell' informazione.
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