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Davide Desario per leggo.it
L’unica zona rossa che piace? È quella di Francesca Baraghini. Da gennaio la trentaseienne giornalista di Skytg24 ha lanciato “Red Zone” un podcast a cadenza settimanale prodotto da Dopcast (sinergia tra Sony e MNcomm) e ascoltabile gratuitamente sulle principali piattaforme.
Un quarto d’ora tutto d’un fiato per scoprire un punto di vista originale sulle notizie di tutti i giorni a chi non si accontenta dei giornali fotocopia e cerca spunti per riflettere su quello che succede vicino ma soprattutto lontano.
Perché un podcast?
«Ho voluto strappare qualche minuto alla frenesia. Credo che in questo momento più che mai abbiamo bisogno di fermarci a pensare. Da giornalista ho deciso di analizzare delle notizie, magari quelle che non trovano spazio nei giornali o nei tg, perché credo sia importante. Mi sono fatta un regalo e ho voluto farlo anche a chi ha voglia di ascoltarmi. Sperando gli sia utile».
Ma perché qualcuno dovrebbe ascoltare Red Zone?
«Per curiosità. Un po’ come quando davanti alla tv si fa zapping con il telecomando, capiti su canali e trasmissioni che nemmeno pensavi esistessero, ascolti e se ti piace decidi di continuare. Questo podcast è per chi ha voglia di farsi qualche domanda, di conoscere fatti e persone dall’altra parte del mondo, cose che spesso non si conoscono».
In America i podcast hanno un gran successo e sono diventati una realtà importante della comunicazione. Ma in Italia? Vale la pena investirci energie?
«L’Italia a differenza di altri paesi ha delle abitudini fortemente consolidate. Siamo più restii al cambiamento. Un po’ come quando arrivò la lavatrice, molte donne si sentivano quasi in colpa che non dovevano più lavare a mano e potevano utilizzare quel tempo facendo altro.
Ecco il podcast è un po’ così: non c’è solo il giornale la mattina e il tg all’ora di cena. Ci si può informare chiudendo con gli occhi chiusi sdraiati sul divano, con le cuffiette facendo jogging, oppure mentre si lavano i piatti».
Prima radio, poi i quotidiani e dopo la tv. Con questo podcast in un certo senso torna al primo amore?
«Il mio primo amore è il giornalismo. La radio (radio Babboleo nel 2009) è stata solo la prima a corrispondere il mio amore. poi tutti gli altri. E ora su Red Zone continua a fare la giornalista, ricerco, approfondisco, scrivo».
Cosa risponde a chi dice che senza video Baraghini ci perde.
«Dico che sono molto più della mia faccia. Che ho una quinta nel cervello».
Skytg24, poi la breve avventura al Tg8 e ora?
«Da Sky non me ne sono mai andata: il Tg8 si registrava negli stessi studi. Ora... ho grandi sogni per il futuro».
Ne riveli almeno uno.
«Non si può vivere senza sognare, senza progettare. Così sto scrivendo un format per una trasmissione tra giornalismo e attualità».
In questo periodo di zone rosse, qual è la libertà che più le manca?
«Quella di prendere la macchina e andare dai miei genitori, stare con loro, portarli a pranzo fuori, ridere. Insomma viverli».
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