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“LA PRIMA DELLA SCALA ARRIVA NEL MOMENTO IN CUI LA MALDESTRA DESTRA AL POTERE METTE MANO ALL’OPERA” – MATTIOLI: “AVANTI A DESTRA C’È CHI PENSA CHE L’OPERA SIA UNA BELLA SERATA DI GALA CON IL BRINDISI DELLA TRAVIATA CANTATO DA BOCELLI E DIRETTO DA VENEZI" - "VISTO CHE LA LOGICA È: IO CI METTO I SOLDI E IO COMANDO, L’IMPRESSIONE È CHE SI VADA VERSO UN TEATRO D’OPERA CONFORTEVOLE E AUTARCHICO COME LO SPAGHETTO DELLA NONNA, MOLTO RASSICURANTE QUINDI PER NULLA INTERESSANTE" – "E IERI LA LADY MACBETH E’ STATA PATINATA E PETTINATA, INSOMMA BELLA. MA FORSE TROPPO BELLA. PERCHÉ…” - VIDEO
Alberto Mattioli per “La Stampa” - Estratti
lady macbeth del distretto di mcensk 34
Il Festival di Sanremo e la Prima della Scala non hanno molto in comune (a cominciare dalla qualità musicale, che nel secondo caso è generalmente migliore), a parte una curiosa circostanza. In maniera misteriosa eppure infallibile, intercettano entrambi il mood nazionale, l’atmosfera del Paese, illustrano dove siamo e prevedono dove andremo a finire.
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E dunque meravigliosa direzione di Riccardo Chailly, splendida prova dell’orchestra, idem del coro, e compagnia autoctona tutto sommato funzionale, sebbene con una protagonista non esattamente debordante di carisma. E poi il regista Vasily Barkhatov il mestiere lo conosce, gli piace piacere, quindi sposta ponti mobili su e giù, moltiplica scene e controscene e chiude con un finale ruffianissimo per la soddisfazione di un pubblico che ha scoperto Sostakovic per l’occasione.
Tutto patinato e pettinato, insomma bello. Ma forse troppo bello. Perché la Lady Macbeth dev’essere abrasiva, provocatoria, disturbante come tutto il vero grande teatro, un pugno nello stomaco più che un esercizio di stile. Da questa si esce ammirati; turbati, no.
alessandro giuli foto lapresse
Curiosamente, questo spettacolo progettato e “pensato” ben più di un anno fa arriva in un momento in cui la maldestra destra al potere mette mano all’opera. Tutti i segnali concordano, dal discutibile Codice dello Spettacolo in gestazione alle prime mosse delle nuove dirigenze dei teatri, dagli imprudenti proclami di politici sprovveduti a una cert’aria di “retour à l’ordre” che serpeggia nelle fondazioni lirico-sinfoniche, anzi Gran teatri d’opera come da riforma prossima ventura.
Avanti a destra c’è chi pensa che l’opera sia una bella serata di gala con il brindisi della Traviata cantato da Bocelli e diretto da Venezi. Ma anche fra la minoranza acculturata, l’idea è quella di un teatro “tradizionale”, poco innovativo, per nulla scandaloso, aproblematico, tranquillizzante, e non segue dibattito.
Per carità: a compositori viventi, registi “moderni” e baroccari sessualmente fluidi non verranno imposte umilianti ritrattazioni o pubbliche autocritiche come al povero Sostakovic, con Giuli nei panni di Stalin (gli stivali sono quelli) e Mazzi in quelli di Zdanov.
Ma, visto che la logica è: io ci metto i soldi e io comando, e poiché dai chierici italiani il conformismo lo si ottiene senza neanche doverlo chiedere, l’impressione è che si vada verso un teatro d’opera confortevole e autarchico come lo spaghetto della nonna, molto rassicurante quindi per nulla interessante. E fatalmente, perché ieri sera davvero la Scala ha fatto la Scala, meno bello di questa Lady Macbeth.
giuseppe marotta e signora foto lapresse
sara rogers, alessandro giuli, giovann amoroso, gian marco centinaio, liliana segre, beppe sala, attilio fontana, chiara bazoli foto lapresse
mahmood foto lapresse
philippe meyer foto lapresse
mahmood foto lapresse
beppe sala e chiara bazoil foto lapresse
bruno vespa e augusta iannini foto lapresse
giorgio pasotti foto lapresse
sala ortombina
Beatrice Venezi al Teatro Colon di Buenos Aires
alessandro giuli
MAZZI MELONI LIRICA
lady macbeth del distretto di mcensk 2
MELANIA RIZZOLI CON IL FIGLIO ALBERTO ALLA SCALA
ATTILIO FONTANA - BARBARA BERLUSCONI - PRIMA DELLA SCALA
alexander pereira e daniela weisser foto lapresse
francesco vezzoli foto lapresse
mario monti e signora foto lapresse
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