
DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL…
1. LA VERSIONE DI MUGHINI
Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, vedo che la conduttrice televisiva Paola Saluzzi è una gran tifosa della Ferrari. E anche se non conosco la bibliografia dei libri da lei firmati in materia di storia dell’automobilismo sportivo, vedo che non si nega nulla quanto a esternazione della sua passione per le Rosse. Al punto da firmare un tweet (sciaguratissimo) in cui dà del “pezzo di imbecille” a un ex pilota della Ferrari, Fernando Alonso, il quale s’era detto scontento degli anni passati a Maranello, anni in cui non aveva gustato la vittoria.
“Pezzo di imbecille”, tuona la Saluzzi, evidentemente ammalata di un morbo - la tweettite - non meno grave di quel che è stata un tempo la tubercolosi, la malattia che uccise quarantaquatrenne Anton Cechov. La tweettite, la malattia che incancrenisce una più generale condizione del presente.
L’oblio dell’arte del silenzio: che un silenzio vale più di dieci parole sciagurate, di un’invettiva volgare, di un pensiero schiamazzato in modo grezzo e volgare. “Pezzo di imbecille”, detto da una che di mestiere fa la conduttrice televisiva e che dunque dovrebbe misurare anche le virgole, e semmai usare il fioretto e non la clava. “Pezzo di imbecille”, da cui i dieci giorni di sospensione della Saluzzi dagli schermi Sky. E ci mancava altro.
PAOLA SALUZZI GABRIELE ROMAGNOLI
L’arte del silenzio, quella di cui diceva Giulio Andreotti: contare sino a 17 prima di parlare e replicare. Quello che avrebbe dovuto fare Alain Elkann quando un giornalista trafelato gli riferì che lo juventino Claudio Marchisio si era infortunato mentre si allenava con la maglia della nazionale, e lui anziché contare sino a 17 e magari fino a 77, subito pronunciò che era colpa degli allenamenti troppo duri comandati dal ct della nazionale, ossia Antonio Conte, ossia uno che nell’iconografia della Juventus sta accanto a Giampiero Boniperti, al Trap, a Marcello Lippi. Un nome sacro e da non pronunciare mai invano, e tanto più che Marchisio s’era fatto male in una circostanza non dissimile da quella di uno di noi che dalla camera da letto sta andando in bagno.
Arte del silenzio, misurare le parole, dirne una anziché dieci, sostituirne dieci con un sorriso magari di sprezzo. E’ un’arte come il cinese antico, nessuno lo conosce. Ho ascoltato ieri in Tv il presidente del Napoli che giustificava la sua decisione di mandare i suoi dipendenti (i calciatori del Napoli) in ritiro. Suo pieno diritto, una punizione che rientra nei suoi poteri.
Solo che arredava quella sua decisione con un discorso senza né capo né coda da cui avresti potuto dedurre che quegli atleti sono in realtà emeriti puttanieri o comunque dei perditempo, e questo perché troppo attratti dalle “bellezze” di Napoli. I calciatori si sono sentiti offesi. Il presidente ha poi corretto le sue parole. Ma non poteva pensarci prima, non poteva contare fino a 77?
Non parliamo poi della politica e dei nostri politicanti da strapazzo e della loro espressione più indecorosa, per l’appunto i tweet e compagnia cliccante. Una ridda di oscenità che tanto più oscene sono, tanto più meritano l’attenzione morbosa dei media, non più guelfi contro ghibellini, e bensì analfabeti contro altri analfabeti.
E del resto me lo scriveva ieri un Social, Linkedin, nell’invitarmi a farne parte: “Mughini, vieni, fatti notare”. E come potrei, io che per principio conto fino a 177 prima di mettere per iscritto l’eventuale ideuzza che mi viene in mente una volta a settimana, e che poi trascrivo a uso del mio vecchio amico Dagospia?
briatore twitta foto di gramellini
2. LA VERSIONE DI GRAMELLINI: EDUCAZIONE AZIENDALE
Massimo Gramellini per “la Stampa”
Paola Saluzzi, giornalista di Sky, ha dato dell’imbecille a Fernando Alonso in un tweet, lui per ripicca si è negato alle telecamere della tv di Murdoch e lei è stata sospesa dal video. Credo sia la prima volta che succede, in Italia. La sanguigna Saluzzi ha sbagliato a insultare l’ex pilota Ferrari (reo ai suoi occhi di avere fatto una battuta infelice sulla Rossa) e infatti se ne è accorta e ha chiesto subito scusa. In ogni caso gli ha dato dell’imbecille su Twitter, non in televisione.
E per lavoro non si occupa neanche di sport. Il suo era il commento di un’utente tifosa, non di una giornalista nello svolgimento delle proprie funzioni, a meno di volere affermare che su Twitter ciascuno rimane incastrato al proprio ruolo pubblico: commerciante, notaio, dentista, artigiano.
Non pensiate che Murdoch abbia deciso di impartire lezioni di morale ai suoi dipendenti. Se la Saluzzi avesse dato dell’imbecille al sottoscritto (che ogni tanto, tra l’altro, se lo merita) non le sarebbe successo assolutamente niente. A titillare la sensibilità etica di Sky sono stati i diritti televisivi per la Formula Uno, pagati a peso d’oro.
La giornalista viene punita perché un suo gesto evitabile, ma comunque privato, ha interferito con gli interessi economici del gruppo per cui lavora. La buona educazione torna sorprendentemente a essere considerata un valore, a patto però che sia utile agli affari. Ai tempi dei telefoni a muro venivamo invitati a comportarci bene per non guastare il buon nome della famiglia. All’epoca dei social network, per non ledere gli interessi dell’azienda. Un gran bel progresso.
Rupert Murdoch con telecomando Sky
2. SALUZZI & C: QUANDO TWITTER ROVINA LA VITA
Beniamino Pagliaro per “la Stampa”
In fila all’aeroporto pensando alle vacanze, Justine Sacco sfila il telefono dalla tasca e compone un tweet. Justine è responsabile della comunicazione di una grande società negli Stati Uniti. Si sta per imbarcare per il Sudafrica. Non può immaginare che i prossimi 65 caratteri digitati le costeranno il lavoro, la reputazione, e mesi di pubblica umiliazione.
«Vado in Africa. Spero di non prendere l’Aids. Sto solo scherzando, sono bianca!», aveva scritto Sacco, definendo un nuovo paradigma nella comunicazione online. Era il 20 dicembre 2013: prima di atterrare, Sacco era già stata licenziata. Lo avrebbe scoperto a terra. La velocità della condivisione è esponenziale, la facilità con cui si prende posizione, soprattutto contro un apparente contenuto razzista, è eccitante.
TWEET DI ENRICO MENTANA CONTRO RENATO FARINA
Il momento Justine
Così, venerdì scorso, Paola Saluzzi ha scoperto il suo «momento Justine». La giornalista di SkyTg24 e tifosa ferrarista se l’è presa con Fernando Alonso, l’ex pilota Ferrari passato alla Mercedes. «Gli è tornata la memoria e si è ricordato di quanto sia #arrogante #invidioso #pezzodiimbecille», ha scritto. Il riferimento sarebbe stato alle parole di Alonso, che in un’intervista aveva detto di non rimpiangere il cambio di scuderia, e a un recente misterioso incidente dal quale il pilota avrebbe avuto problemi di memoria.
Il tweet è stato poi cancellato, ma non è servito a molto. Saluzzi, che scambia continuamente parole d’affetto con i suoi 63mila follower, si è scusata ripetutamente. Ma ieri sarebbe stata sospesa da Sky Italia, dopo che al Gran Premio di Cina Alonso si è anche rifiutato di parlare con i giornalisti della tv. La società non ha confermato la decisione, ma in effetti ieri Saluzzi non era in video per il suo programma quotidiano.
Di chi è la colpa?
«Twitter fa perdere il lavoro», scriviamo cercando di semplificare un mondo più complesso, chiudendo venticinque anni di rivoluzione digitale in un titolo. E sbagliamo. Non è Twitter: siamo noi, che pretendiamo di essere persone, e dunque fallibili e umani, ma allo stesso tempo «ufficiali» sui nostri amati social media. Siamo tra amici, ma i tweet hanno di fatto il valore di un comunicato stampa ufficiale. Quasi sempre, scriviamo quel che è socialmente accettato, politicamente corretto.
renzi e vespa incontrano cristina parodi
Facciamo like su cause per i bambini denutriti e contro gli agnelli pasquali, pubblichiamo fotografie delle nostre vacanze, perché, appunto, siamo così fortunati da esserci, in vacanza, sorridenti. Disegniamo con i libri e le canzoni un nostro pantheon, per attrarre il vicino. E ogni tanto cadiamo nell’errore.
Anche i tweet si pesano. Il tweet falso dell’Ap che dava la notizia di due esplosioni alla Casa Bianca e del ferimento di Barack Obama era appunto falso, ma Wall Street non lo poteva sapere. L’indice Dow Jones crollò di 143 punti. In tre minuti tutto era finito. @matteorenzi se la prese vigorosamente con un tifoso romanista, ma poco dopo si scoprì che il tweet era partito per sbaglio dal telefono di un collaboratore del presidente del Consiglio.
GASPARRI RIPUBBLICA IL TWEET DI ALFANO CHE A SETTEMBRE GLORIFICAVA FORZA ITALIA
Non ci sono però soltanto gli errori tecnici: calciatori e politici, uomini di spettacolo e giornalisti sono incappati nell’insulto, nella risposta nervosa all’ennesima provocazione. L’elenco è lungo, da Maurizio Gasparri e Matteo Salvini a Enrico Mentana, da Fiorello a Mauricio Icardi.
Cronologia in tempo reale
Twitter è una linea del tempo, un racconto del tempo reale. Non è numericamente popolare come Facebook, ma ha lasciato nella società, nella politica e nell’economia, la sensazione che di tutto sia tenuto traccia in una timeline con parole chiave e utenti. C’è di tutto, dal tweet del Papa al tifoso.
tweet gasparri greta vanessa e il sesso con i guerriglieri
È probabile che Saluzzi torni presto in tv. Ma tanti, meno famosi, hanno perso il lavoro dopo l’insurrezione popolare di turno. A volte invocano l’oblio per fuggire dalla pubblica umiliazione. «Sono single, e praticamente non posso uscire per un appuntamento, perché tutti cercano prima il mio nome su Google», ha dovuto ammettere Justine Sacco.
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