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Daniela Sparisci per L’Economia – Corriere della Sera
Potere del calcio: «C' è gente che a settant' anni passati parla di Chromecast, di router, di devices, di simulcast.
Persone che raramente aprivano un computer, che non avevano mai fatto un acquisto online in vita loro hanno messo la carta di credito pur non di non perdersi una partita.
È bello vedere che partendo dallo sport si possa dare un contributo anche alla digitalizzazione». Se c' è una lezione per provare a battere il digital divide in Italia passa per lo sbarco della serie A in streaming. L' inizio è stato complicato: immagini traballanti, gol perduti e ritardi, ma adesso Dazn, la piattaforma live del gruppo britannico Perform che si è aggiudicata 114 match in esclusiva per tre stagioni e tutta la serie B, è uscita dalla fase di rodaggio e ha iniziato a marciare come si deve. Da poco è arrivata alla guida della divisione italiana Veronica Diquattro, una che di rivoluzioni digitali se ne intende.
La chiamavano «Lady Spotify» perché fino a quest' estate era responsabile per le attività del Sud Europa del catalogo musicale più famoso al mondo. Parla velocissima, trasmette energia, si porta dietro un bagaglio di esperienze importanti (da Google a L' Oreal, agli inizi in Bmw e Ferrari) e un' antica passione per i viaggi. Meglio se «on the road», come quello che gli cambiò la vita dopo la laurea in Economia nella sua Bologna: destinazione Sud America, da sola per sei mesi. «Dovevo andare con un amico, ma poi lui ci ha ripensato all' ultimo».
In Perù trova lavoro per una catena di alberghi, doveva essere una cosa temporanea e invece a Lima resta otto mesi per lanciare il marketing online degli hotel Loki. Fin quando non riceve una chiamata da Google che la spedisce a Dublino. E adesso anche lei insegue un pallone che rotola come milioni di italiani, un salto triplo per una trentacinquenne cresciuta fra algoritmi, server e library. «Ma anche il mondo della musica non è per niente facile, la differenza principale è che quando ho cominciato con Spotify nessuno sapeva che cosa fosse lo streaming: non esisteva neanche Netflix. Oggi, invece, c' è molta più consapevolezza del fenomeno e questo aiuta. La spinta a cambiare lavoro mi è stata data dall' opportunità di poter guidare un' altra rivoluzione socio-culturale in un ambito diverso. Ma con potenzialità simili, perché anche qui si tratta di raggiungere una popolazione "mainstream" con un modello di business simile a quello di Spotify».
La molla scatta nel tentativo di trasformare «un settore maturo» con l' innovazione: «Partiamo dal concetto di rendere lo sport accessibile a tutti, noi la chiamiamo "democratizzazione"». Che vuole dire superare il tradizionale modello delle pay-tv e dall' altra parte far pagare quel pubblico che scroccava le partite sui siti illegali offrendo un' alternativa: «C' è gente che non avrebbe mai pagato un abbonamento a costi elevati e altra che si muove nel territorio, fuorilegge, della pirateria: noi diamo un prodotto di qualità, accessibile, flessibile e a costi contenuti. Non tutti hanno capito che questo è solo l' inizio di un percorso. Che è un cambiamento di abitudini rispetto alla tv tradizionale: che c' è molto di più con i contenuti che andremo ad aggiungere quest' anno e il prossimo (dai campionati esteri: dalla Liga, alla boxe passando per il rugby ndr)».
Si autodefinisce una tifosa «non fanatica» Diquattro, segue il Bologna di Pippo Inzaghi anche se il fidanzato bergamasco la trascina allo stadio a vedere l' Atalanta, da ragazzina faceva danza classica poi ha scoperto altri mondi come la pallavolo. Dopo la laurea e il master alla Bocconi si aprono diverse porte, tutte importanti, sceglie di esplorare il mondo e di prendersi una pausa per riflettere. Ci voleva coraggio e forse anche un po' di incoscienza, lei non ci ha pensato molto: «Era il momento delle decisioni: avrei dovuto iniziare la mia carriera "formale" nel marketing. Poi come sempre succede nella vita una serie di combinazioni fortuite mi hanno spalancato nuove opportunità. Sono sempre stata attratta dalla tecnologia e dal digitale: in Perù mi sono specializzata nel marketing online. Poi sono arrivata a Google nei primi anni nei quali si parlava di applicazioni musicali e video, e quella è stata la mia scuola di formazione». Ora è lei a salire in cattedra: «Da Zone» ha scelto il cuore di Milano (San Babila) per stabilire la sua base italiana , entro fine anno vi lavoreranno cento persone inclusi i giornalisti.
E i problemi tecnici di cui tanti si sono lamentati all' inizio? «Sono stati caratterizzati da una serie di fattori nei primi week end e poi risolti. Gli investimenti c' erano e ci sono per ottimizzare il servizio e potenziare ancora la infrastruttura in modo indiretto insieme ai nostri provider globali in termini di content delivery network. E in più lavoriamo sull' integrazione con le varie applicazioni». Da pochi giorni la piattaforma è disponibile anche nell' ambiente di SkyQ I numeri per ogni singola partita sono top secret, gli ultimi resi noti risalgono al 1° settembre, a Parma-Juventus, con più di un milione di spettatori. Non ci vuole un genio per capire che all' ottava giornata di campionato si viaggia su livelli più alti: le ore in streaming nell' ultimo mese - rivela Diquattro- sono 8,3 milioni. «È il totale di quanto hanno visto gli utenti negli ultimi trenta giorni.
È leggermente inferiore al dato di Paesi dove Dazn è più affermato, come la Germania, ma non è lontano. Bisogna considerare che lì siamo presenti da due anni, qui da pochissimo. Le prospettive di crescita in Italia sono molto alte e anche il passaggio dalla fase gratuita (un mese di prova ndr) a quella a pagamento è in linea con le aspettative». Altre statistiche, inedite: «Il 45% utilizza Dazn dalle smart tv ed è un trend in crescita. Smartphone, tablet, pc e altri dispositivi contano per il 55%, a conferma che la flessibilità del "mobile" è particolarmente apprezzata». Ma non è che partendo dallo sport Dazn punta ad allargarsi, magari per fare concorrenza a Netflix e Amazon? «No, lo sport è nel nostro dna. Ci saranno nuovi contenuti, sempre più personalizzati. Documentari e altro. Ma non vedrete film o serie tv». Palla al centro, domenica si ricomincia.
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