DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Pasquale Elia per "Il Corriere della Sera"
Come moderni giullari di corte. Solo che, a differenza di qualche secolo fa, quando declinare l'«invito» di un sovrano non era ipotizzabile, di questi tempi magari è anche possibile far seguire un nemmeno tanto cortese «no, grazie» a una proposta che sa di indecente. Soprattutto se quel rifiuto viene pronunciato da un personaggio che non ha certo bisogno di palcoscenici internazionali (per giunta scomodi) per accrescere la propria notorietà .
Ma evidentemente, come cantava Pino Daniele, «âncoppa âe sorde âa gente nun guarda ânfaccia a nisciuno» («sui soldi la gente non guarda in faccia a nessuno»). E dieci milioni di dollari possono far scendere un velo di nebbia sugli occhi. Come deve essere capitato a Jennifer Lopez, stando alle dichiarazioni di Thor Halvorssen, presidente della Human Rights Foundation impegnata nella difesa dei diritti umani.
«J. Lo ha più volte intrattenuto alcuni dei peggiori criminali del mondo e i loro amici», ha tuonato Halvorssen contro la star che da adolescente (come ha dichiarato) era senza casa e spesso dormiva dove capitava. Poi (buon per lei) il vento è cambiato e la cantante di origini portoricane è stata eletta nel 2012 dalla rivista Forbes la «Celebrità più potente del mondo». E in qualche caso tra «potenti» ci si intende. Quindi non deve essere stato difficile per Gurbanguly Berdimuhammedow, l'indiscusso dittatore del Turkmenistan (accusato dalle Nazioni Unite di violare i diritti delle minoranze) chiedere e ottenere che al proprio compleanno ci fosse Jennifer Lopez a fargli gli auguri.
Lei, la cantante che ha venduto più di 70 milioni di dischi, è salita sul palco e ha intonato un «Happy birthday Mr. president» facendo tornare alla memoria Marylin Monroe che lo fece per John F. Kennedy, che però la storia non ricorda come un despota.
Dopo quello show e le immancabili critiche delle organizzazioni umanitarie, J. Lo ha fatto sapere che la serata era stata organizzata da una compagnia petrolifera cinese, e di aver partecipato a uno «show commerciale e non a un evento politico». Mentre la richiesta di cantare «Happy Birthday» sarebbe arrivata all'ultimo minuto e quindi lei si è sentita «gentilmente obbligata». Lo staff della diva ha pure provato la strada del «non sapevamo...» non convincendo praticamente nessuno.
D'altronde è anche un po' difficile sostenere questa tesi se poi si viene a sapere che l'artista che ha ricevuto il «Woman of the Year», premio che celebra il coraggio delle donne che cambiano il mondo con le loro idee e il loro impegno, si è esibita al matrimonio del figlio dell'industriale uzbeko Azam Aslamov (un corrotto, secondo Human Rights); per l'oligarca russo Telman Ismailov; per il presidente dell'Azerbaigian, Ilham Aliyev; per il premier ceceno Ramzan Kadyrov.
Un tiranno, quest'ultimo, che ama circondarsi di star. Nel 2011, in occasione del suo compleanno, invitò Hilary Swank. E lei ci andò, senza farsi troppe domande, tanto c'era il lauto compenso a giustificare il viaggio fino a Grozny. Così l'attrice vincitrice di due premi Oscar si ritrovò a festeggiare il presidente in compagnia di Jean-Claude Van Damme, della violinista britannica Vanessa Mae e del cantante Seal. Tutti ricompensati profumatamente per la loro partecipazione. Come da copione, dopo la pioggia di critiche, Swank si scusò pubblicamente dichiarando: «Se avessi saputo cosa si nascondeva dietro quell'evento non avrei partecipato». Poteva farsi dare qualche dritta da Eva Mendes o da Kevin Costner, che erano in lista per quel compleanno, ma che avevano rispedito al mittente l'invito.
Nemmeno la «nostra» Ornella Muti ha saputo resistere alle lusinghe (e ai soldi) di Kadyrov e l'anno scorso, sempre in occasione del suo compleanno, si è lanciata in un «ballo infuocato» con l'uomo accusato di omicidi e torture. E come dimenticare la gaffe di Sting che si fece dare circa tre milioni di dollari da Islom Karimov per suonare a Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan? L'ex Police tentò una difesa dicendo di non sapere per chi aveva suonato (pure lui). Beyoncé intascò due milioni di dollari per il concerto di Capodanno in casa Gheddafi, ma poi si pentì e li diede in beneficenza. A differenza della sua collega, Mariah Carey, che tenne per sé il milione di dollari del leader libico, ma si scusò per la sua ingenuità . E tenersi un po' aggiornati, no?
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