RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Loenardo Coen per il “Fatto quotidiano”
Bill O' Reilly - Caccia alle SS
Mauthausen. Verso la fine della guerra, un caporale tedesco di nome Merz si avvicina al prigioniero ebreo Simon Wiesenthal. Gli chiede come avrebbe descritto le atrocità alle quali aveva assistito a chi non le aveva mai viste. "Credo che dirò la verità", rispose Wiesenthal. "Giusto. E sai cosa accadrebbe?", replicò il caporale, sogghignando, "Non ti crederebbero. Direbbero che sei pazzo. Magari ti rinchiuderanno in manicomio. Come può una persona credere a un tale orrore, a meno di averlo vissuto?".
L'episodio è ricordato a pagina 209 di un saggio appena pubblicato da Sperling&Kupfer che si intitola "Caccia alle SS ". Delle quali Wiesenthal divenne uno dei più celebri cacciatori, una figura mitica. Colpiva la sua tenacia nel portare di fronte ai tribunali d'Europa i responsabili piccoli e grandi dell'Olocausto, spinto, precisava sempre - anche a me, quando lo conobbi a Vienna - che il suo scopo non era la vendetta, ma la giustizia. Sono stati tanti i cacciatori di SS . Qualcuno opera ancora. Per svelare i lasciti dei criminali di guerra ed i legami con le organizzazioni neonaziste.
Un ruolo di primo piano l'ebbero alcuni istituti del Vaticano: tra il 1946 e il 1951 diedero rifugio nei loro conventi e monasteri a centinaia di nazisti. La Croce Rossa distribuì 120mila titoli di viaggio. C'erano reti che organizzavano le vie di fuga, come Odessa e Die Spinne, "Ratline" le battezzarono gli americani, la rotta dei topi. Di queste filiere si sono a fatica ricostruite trame ed affari: complicità delle autorità elvetiche, basi italiane (Merano, Bolzano, Verona, Genova); resta il muro del silenzio sui trasferimenti finanziari (frutti della spoliazione di ebrei, serbi, croati, opere d' arte trafugate).
La memoria del nazifascismo è labile, attaccata dal revisionismo e dal negazionismo di gruppi, partiti e movimenti dell'estrema destra. Raccontare ciò che è stato è dunque fondamentale. La lezione del passato, come ha detto Liliana Segre, "diventa paradigma per il riconoscimento dei segnali di devianza nella realtà attuale". Libri come "Caccia alle SS " sono divulgativi, destinati al grande pubblico. Dunque, utili.
Peccato per il titolo. La banalità del male forse ispira titoli banali? In verità, il titolo originale made in Usa è meno generico, e più salviniano: "Uccidere le SS : la caccia ai peggiori criminali di guerra della storia". Uccidere, è una chiave di lettura ben precisa. Da giustizieri della Storia. Significa che la colpevolezza dei criminali nazisti non può essere diluita negli ingranaggi melmosi di un sistema, di una macchina burocratica spietata in cui ogni individuo è una rotella cieca, senza passione né morale, un esecutore meccanico degli ordini venuti dall' autorità suprema.
Indubbiamente il saggio riflette il dna degli autori. In particolare, di Bill O' Reilly, 69 anni, fisico da giocatore di basket, un noto e discusso anchorman della Fox - spregiudicato quanto abilissimo nel condurre i suoi popolari programmi tv d' inchiesta e perché impelagato in numerose azioni legali per molestie sessuali, rivelate dal New York Times che gli causarono l' estromissione da Fox News, dove conduceva The O' Reilly Factor, programma che ha scatenato polemiche a non finire: lo accusavano di falsare i fatti e di usare statistiche fuorvianti se non addirittura errate.
Bill O' Reilly è autore e co-autore di una lunga sfilza di libri nei cui titoli ricorre spesso la parola Killing. Uccidere Kennedy. Uccidere Gesù. Uccidere Patton. Uccidere Reagan. Uccidere il Sol Levante. Killing England è il penultimo. "Guerriero della cultura" (2006), in soli tre mesi ha venduto più di un milione di copie. Con Martin Dugard, ha stampato Killing Lincoln: "Lo scioccante assassinio che ha cambiato l' America per sempre" (2011). Ad ogni killing segue un altro libro di approfondimento sugli ultimi giorni di vita delle grandi vittime. Insomma, O' Reilly è una fucina di bestsellers di facile lettura.
Come questo scorrevole e non impegnativo baedeker sulle fughe dei gerarchi di Hitler e dei loro collaboratori, alcuni catturati (uno, Gustav Franz Wagner, la "Bestia di Sobibor" che infilzava i bambini con la baionetta, finirà ucciso da un killer nell' ottobre 1980), molti altri, invece, di cui si sono perse le tracce. Dalla caccia alle SS emerge il progetto di un esilio finalizzato per salvaguardare il "Terzo Reich" e prepararne la riscossa, in cui sono coinvolti migliaia di nazisti che dispongono di ingenti capitali, società, fabbriche: settecento imprese (78 solo in Argentina).
In Sudamerica i fuggitivi nazisti - inseriti nelle comunità tedesche locali - sviluppano un processo di assimilazione politica ed economica. Gli autori, però, non approfondiscono quest' aspetto, preferiscono dilungarsi sull' avventuroso caso Adolf Eichmann, incrociandolo sommariamente con quello del sinistro dottor Josef Mengele, "l'Angelo della Morte di Auschwitz".
La prima "caccia" conclusa positivamente. La seconda, un fallimento. Che fa il paio con quella all' inafferrabile Martin Bormann, il segretario di Hitler, svanito (forse) in Sudamerica. Il Gran Capo dei fuggiaschi. Tra i più ricercati: Klaus Barbie, Erich Priebke, Frank Stangl (il comandante di Treblinka), Otto Skorzeny (clamorosa la sua collaborazione con il Mossad), Elfriede Rinkel, volontaria SS a Ravensbruck, dove persero la vita 20mila donne: si nascondeva a San Francisco, aveva sposato un ebreo. Espulsa, morirà nel luglio del 2018, a 96 anni.
otto skorzeny a capo della waffenss
Cuore del saggio, la minuziosa cattura e il processo epocale di Eichmann, cominciato a Gerusalemme l' 11 aprile del 1961. Il giorno dopo Yurij Gagarin, il primo cosmonauta della Storia, avrebbe esclamato: "La Terra è meravigliosa!". Dal suo punto di vista. Ma sotto, la Terra mostrava il suo inferno. Il processo Eichmann giocò un ruolo decisivo nella presa di coscienza del genocidio. Creò una domanda sociale di testimonianza e la pretesa che gli aguzzini di Hitler venissero catturati e puniti. Senza pietà.
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