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VIDEO – BAMBINI BRUCIANO IL SIMBOLO NAZISTA
Più di 50.000 donne persero la vita nel campo di concentramento di Ravensbruck. Situato nella Germania del nord, era il più grande centro di sterminio nazista destinato perlopiù alle donne.
Un nuovo libro, (“If This Is A Woman: Inside Ravensbruck, Hitler’s Concentration Camp For Women” di Sarah Helm) basato sulle testimonianze agghiaccianti dei prigionieri, ne racconta gli orrori. Tra le tante domande irrisolvibili, si chiede: Che tipo di donne erano le guardie in grado di commettere tali terribili atrocità contro altre donne?
Verrebbe da immaginarsele come surrogati di uomini. Ma in realtà erano tutt’altro che prive di femminilità. Molte erano bionde, belle, alla moda. Facevano invidia alle altre ragazze nella vicina città di Furstenberg.
Le “graziose” guardie flirtavano con gli ufficiali delle SS, portavano biancheria intima sexy e avevano sempre un taglio all’ultima moda. Il campo aveva il suo parrucchiere, dove lavoravano i prigionieri. Lì si sedevano e chiacchieravano beate per qualche ora, per poi tornare a urlare, brandendo fruste e rilasciando cani sui detenuti.
Dorothea Binz, una guardia conosciuta come “la bella stronza”, con le guanciotte rotonde e il naso all’insù, era famosa per torturare i suoi prigionieri. “I suoi occhi brillavano quando colpiva la gente. Era una vera sadica”, racconta un sopravvissuto 70 anni dopo.
Durante i processi in seguito al crollo nazista, gli avvocati si sentivano fisicamente male quando leggevano i crimini attraverso le prove. Eppure, quando Binz e le altre guardie si presentavano in tribunale fu la loro ordinarietà a colpire i presenti.
Questo aiuta a rispondere alla domanda su che tipo di donna fosse capace di commettere tali atrocità: quelle più "comuni", come Dorothea Binz.
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