LA VITA SFORTUNATA DI FRANCK BRINSOLARO, 49 ANNI, IL SUPERPOLIZIOTTO ADDETTO ALLA SICUREZZA PERSONALE DEL DIRETTORE DI CHARLIE UCCISO IN REDAZIONE DAI FRATELLI KOUACHI ASSIEME A 11 PERSONE

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Alessandro Fulloni per Corriere.it

 

Franck Brinsolaro il poliziotto addetto alla protezione di Charb Franck Brinsolaro il poliziotto addetto alla protezione di Charb

Sbirro dentro, sino al midollo. «Uno che adorava il suo mestiere, proteggere la gente». Franck Brinsolaro, 49 anni, superpoliziotto impiegato in rischiosissime missioni in mezzo mondo, addetto alla sicurezza personale di Stephane Charbonnier, il direttore di Charlie Hebdo ucciso in redazione dai fratelli Kouachi assieme a 11 persone.

 

Secondo Ingrid, la moglie dell’agente, suo marito «è morto per difendere la libertà. Ne sono sicura: conoscendolo, avrà fatto di tutto per gettarsi davanti all’assassino». Di brutte situazioni, del resto, Franck (un metro e 76 d’altezza, massiccio ma non troppo, forza tranquilla negli occhi) ne aveva viste assai.

 

said kouachisaid kouachi

Quasi trent’anni di servizio in polizia (lo si legge in un dettagliato e commovente ritratto su www.normandie-actu.fr) dov’era entrato appena diciottenne. Spedito regolarmente nei posti più bollenti della terra: Libano, Bosnia, Afghanistan. In Cambogia, dov’era addetto (parliamo del 1998) alla sicurezza dell’ambasciata di Francia, riuscì a liberare una trentina di persone prigioniere in un locale, sotto il fuoco di un gruppo di golpisti.

 

Circa sei anni dopo, in un posto imprecisato dell’Africa, lo feriscono. A un caro amico intervistato da France-Ouest, raccontò: «Ti ricordi di quell’episodio? Ecco, guarda questa camicia...». E c’era ancora un foro insanguinato sulla stoffa.

cherif kouachicherif kouachi

 

Addetto alla sicurezza del capo dei servizi francesi

Addetto alla sicurezza - anzi «l’épaule», la spalla, come dicono questi superpoliziotti nel loro gergo - di Marc Trèvidic, giudice impiegato in scottanti inchieste antiterrorismo; poi di Joël Mergui, presidente del Concistoro ebraico di Francia; di Bernard Bajolet, direttore del Dgse (il servizio di controspionaggio francese). Non un flic qualunque, insomma. Tra i migliori, se non il migliore.

 

Forse per questo gli avevano affidato la protezione del pluriminacciato Charb. Strano destino per un poliziotto: badare alla vita di uno che i poliziotti sovente li dissacrava sul suo giornale. Ma Franck - schivo, di poche parole, e come gran parte degli sbirri che battono le strade mai troppo entusiasta nel rapportarsi con i giornalisti - proprio una giornalista se l’era trovata in casa.

 

Sua moglie: Ingrid, 38 anni, caporedattore di l’Eveil Normand, settimanale della Normandia dove la coppia si era stabilita dopo un coup de foudre risalente a tre anni fa. Ed è proprio lei, la compagna del poliziotto dal quale ha avuto una bimba, May, 18 mesi, a raccontare come con Charb fosse nata una stima reciproca. Forse «per lo choc del confronto tra due mondi diversi», quelli da cui provenivano. Fatto sta che il direttore e il poliziotto «s’intendevano bene». Amici, se si può dire in una parola.

stephane charbonnier charbstephane charbonnier charb

 

Sempre assieme a Charb

Franck e Charb sempre assieme, una settimana su due: in redazione, a casa di amici, a pranzo e a cena. Cosa che raramente capitava con i «pinguini», soprannome dato dagli specialisti dei reparti sicurezza a quelli sempre in giacca e cravatta che dovevano proteggere. Figurarsi poi Charb, ricorda ancora Ingrid, vestito sempre con i «treillis», i pantaloni kaki da battaglia...

 

L’agente macaronì: il nonno ciclista «pro», vinse tappa al Tour

Origini chiaramente italiane. Un fratello, Philippe, anch’egli poliziotto. I genitori residenti a Tolone dove avevano una rivendita di biciclette (il nonno, corridore professionista, vinse una tappa al Tour). Franck (un altro figlio di 25 anni, Kevin, avuto in una precedente relazione) viveva con la moglie (anche lei un altro bimbo, Lucas, di 9) in un villaggio della Normandia, Bernay.

attacco terroristico a parigi charlie hebdo 3attacco terroristico a parigi charlie hebdo 3

 

«Posto dell’anima» lo ha definito Ingrid. Una casetta lontana dal caos parigino che Franck abbelliva dipingendola e riempiendola di souvenir trovati ovunque. Un uomo «discreto, raffinato, buon padre, lontano dalla politica, ma aggiornato». La piccola May coccolata sulle ginocchia, il sogno di trascorrere qui, a un passo dal soffio dei venti dell’Atlantico, la pensione che il brigadiere avrebbe raggiunto tra cinque anni. Poi i colpi di Ak 47 che hanno crivellato le vittime nella redazione del settimanale satirico.

attacco terroristico a parigi charlie hebdo 4attacco terroristico a parigi charlie hebdo 4

 

La premonizione: «Può succedere da un giorno all’altro»

Che qualcosa di brutto potesse incombere Franck lo sapeva. Lo aveva intuito. Dopo un’ennesima vignetta dissacrante di Charb, il poliziotto aveva confidato a Samuel, l’amico del cuore che l’ospitava a Parigi durante la settimana in turno: «Può succedere un giorno o l’altro». Ma per un flic di questa tempra, il dovere viene prima di tutto. E a Ingrid aveva detto: «Vista l’aria, devo stargli sempre più vicino».

attacco terroristico a parigi charlie hebdo 14attacco terroristico a parigi charlie hebdo 14