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Natalia Aspesi per “la Repubblica”
Un crudele romanzo per signore che non amano il lieto fine né nei libri né nelle vite degli altri, ricorda oggi la favolosa e dolente storia di un gruppo di grandi dame di New York che si rovinarono la vita cercando conforto, divertimento, adorazione da un uomo, che nel bel saggio di un Meridiano Mondadori, Alberto Arbasino descrive così: «Piccolo, gonfio, smorto, con questa voluminosa testa da feto imbarazzante… e quella petulante vocetta agra che passava dall’aggressivo al perentorio secondo l’ambiente sociale e i ceti».
Quell’uomo, o anzi quell’ometto cui nel 2005 e nel 2006 hanno dedicato due film, “Capote” con Philip Seymour Hoffman, e “Infamous” con Toby Jones, era appunto Truman Capote, uno scrittore che bisognerebbe rileggere o leggere, anche scoprendolo solo dopo aver letto questo romanzo evocativo, I cigni della Quinta Strada, che ricostruisce il rapporto di sfruttamento e tradimento sino a un certo punto reciproco, tra Capote e i suoi meravigliosi, ansiosi, fortunati, decaduti cigni.
Autrice è Melanie Benjamin, che dopo aver letto la montagna di libri e articoli su Capote e ovviamente quelli di Capote stesso, ha deciso di approfondire cos’era successo all’infelice e mondano scrittore, «cosa era successo ai suoi cigni, cos’era successo all’eleganza, quale prezzo avevano dovuto pagare per le vite che conducevano, perché c’è sempre un prezzo da pagare. Specialmente nelle favole».
L’anno più ardente in cui il lusso superbo si riuniva alla Côte Basque fu il 1965, l’anno in cui uscì su Esquire il racconto di Capote La Côte Basque fu il 1975, ed era una delle parti pubblicate di un romanzo dalle ambizioni proustiane, intitolato Preghiere esaudite, che non fu mai completato. La Côte Basque era un ristorante francese di Manhattan, proprietario quel Monsieur Soulè che lo era stato anche del bohémien Le Pavillion. E gli anni e i luoghi cui Benjamin dedica la sua storia, un melodramma di cui assicura l’assoluta verità con la sola invenzione di qualche dialogo, sono quelli del massimo privilegio, quando brillarono e poi si spensero personaggi e modi di vivere di una ricchissima “cafe society” oggi da tempo remota e dimenticata.
Protagonisti del romanzo: Truman Capote, il suo capolavoro, A sangue freddo, (1966) per il quale lui coniò il termine “non fiction novel”, La côte Basque, che segnò la sua fine mondana e professionale. Poi ci sono quelle che lui chiamava i suoi cigni, le belle, ricche, celebri, non più giovani signore con una serie di mariti importanti, miliardari e adulteri:
Pamela, Marella, Slim, Gloria, C.Z. e soprattutto Babe, la donna della sua vita di omosessuale dichiarato, in tempi in cui i suoi simili si nascondevano anche sposandosi, l’amatissima creatura di cui lui, divertente genio di origini modeste e dall’infanzia disperata (la madre che non lo amava finì suicida), adorava la bellezza, la classe, la ricchezza, l’infelicità, il suo amore per lui.
La foto di Babe è sulla copertina del libro, ripresa nella sua magrezza di rigore allora e oggi per le celebrità, in una magnifica toilette di chissà quale lussuoso creatore di alta moda.
Al centro del romanzo, come del resto della vita di Capote e di una esclusiva mondanità, sontuosa e classista, che credeva nel proprio assoluto privilegio (e che per esempio teneva lontano gli ebrei, anche quando erano ricchi e potenti come Bill Paley, secondo marito di Babe, fondatore dell’impero televisivo Cbs), c’è un ballo, un ballo con obbligo di maschera disegnata da grandi firme, il Ballo in Nero e Bianco che divenne “il party del secolo”:
nella Grand Ballroom dell’Hotel Plaza, lunedì 28 novembre 1966, quando già 380 mila giovani militari americani erano stati inviati in Vietnam per una lunga e disastrosa guerra. In giugno la Random House aveva pubblicato A sangue freddo, accolto da un enorme successo internazionale che raccontava la strage della famiglia Clutter, a Holcomb, cittadina del Kansas, da parte di due giovani sbandati.
L’ospite squattrinato sugli yacht e nelle proprietà delle signore di infinito denaro era diventato celebre e ricco, e decise di ricambiare la loro generosità padronale con un evento favoloso, indimenticabile, per cancellare la sua sudditanza finanziaria e il suo dovere di generoso clown. Benjamin gli fa pensare: «Non sono più il vostro piccolo Cuore Sincero, il vostro ospite a cena preferito, il vostro finocchio d’elezione. Sono potente quanto voi!».
Biasimato dal suo compagno Jack Dunphy, scrittore sfortunato, passò l’estate del 1966 a progettare la sua autocelebrazione vendicativa, ad aggiungere e cancellare i nomi degli invitati in un quadernetto nero che teneva sempre con sé: alla fine gli invitati furono 500 e tutti i loro augusti nomi, dagli Agnelli a Rudolph Nureyev, da Andy Warhol ad Ali Kahn, e poi gli Astor, i Vanderbilt, e l’amica d’infanzia Harper Lee che lo aveva aiutato nelle ricerche ad Holcomb e aveva vinto il Pulitzer per il suo romanzo Il buio oltre la siepe, sono elencati nel libro di Deborah Davis, tutto dedicato al “Party of the Century”.
Molti rifiutarono, come Jaqueline Kennedy, molti, non invitati, come l’amica scrittrice Carson McCullers si arrabbiarono moltissimo. Capote diede la festa in onore di Key Graham, proprietaria delWashington Post, una signora dalla vita molto riservata, vedova di un marito suicida.
aristotle and jacqueline onassis a la cote basque
Non un cigno certo, ma è divertente che I cigni della Quinta Strada le dedichi un capitolo in cui per la prima volta la gran signora entra timidamente nel profumato paradiso del parrucchiere Kenneth, frequentato da tutte le donne di potere e censo ma non da lei, e ne esce trovandosi a cinquant’anni e per la prima volta, bella.
Del resto in quell’anno, il 1966, le gonne si erano accorciate e le signore di classe e costosa eleganza erano ormai fuori moda, assediate da una generazione di giovanissimi nuovi idoli che erano ormai le modelle come Twiggy e Jane Shrimpton, in un mondo nuovo che ignorava la classe, l’eleganza e persino la ricchezza.
Ma anche i cigni che avevano vissuto per la loro immagine e per addobbare le loro tavole per cene sontuose e noiose, in una ridda di amanti e mariti, cominciavano a sentire come mantenere il loro inimitabile fulgore stava diventando una fatica sempre più pesante, amara e inutile.
Il romanzo racconta come fosse un horror, lo sbriciolarsi di quella vita di faticoso lusso, di gelida scalata alla serie di mariti ricchi e indifferenti, di amori fluttuanti, di figli trascurati, di graditi assalti di fotografi e reporter, di lifting, di ansie e fallimenti.
La Côte Basque con i suoi infamanti se non criminali pettegolezzi espose i cigni alla riprovazione e agli sghignazzi pubblici, e tutte voltarono per sempre le spalle a Truman, cui del resto loro stesse avevano raccontato segreti e brutture, i terrori nascosti, l’infelice passato e il disperato presente: uno dei bersagli del racconto, Ann Woodward, di cui con altro nome riconoscibile rendeva pubblico l’assassinio del marito tenuto segreto dalla famiglia e dal suo mondo, si suicidò e la trovarono con in mano il numero di Esquire alla pagina di La Côte Basque.
Capote perse soprattutto l’adorante e adorata Babe, ammalata di un tumore terminale, raccontando i vergognosi particolari di uno dei tanti tradimenti del marito che lei aveva sempre fatto finta di ignorare.
truman capote jon gould foto di andy warhol
Il romanzo di Melanie Benjamin va oltre, lungo la discesa di un uomo sempre più drogato, promiscuo, isolato, malato. Di uno scrittore finito.
truman capote gloria vanderbiltpamela harriman truman capotegiovanni e marella agnelli al ballo di truman capotelee radziwill and truman capoteTRUMAN CAPOTEtruman capote studio 54truman capote and barbara "babe" paley
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