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Silvia Fumarola per La Repubblica
«Il punto è che fa tutto ridere» dice Luca Bizzarri «il ritorno in campo di Berlusconi - se n' era mai andato?; le risse nel Pd: quando mai sono andati d' accordo?». «Il mestiere dei comici è diventato durissimo» aggiunge Paolo Kessisoglu «far ridere è veramente difficile. Sui social ti bruciano le battute, non fai in tempo a pensarne una che l' hanno già fatta in trenta ». Da Mediaset alla Rai (con le incursioni al Festival di Sanremo) passando per La7 e ritorno. Quest' anno Luca e Paolo sono i grandi protagonisti di Rai2, la novità più attesa della prossima stagione televisiva e fanno il bis.
Dal 4 settembre debuttano con la sit com Camera café, prodotta da Zero Stories con Rai Fiction, e dal 10 settembre sono alla guida di Quelli che il calcio, programma domenicale di punta. «Quest' anno, per essere precisi» scherza Luca «siamo stati anche sul Nove. La cosa più emozionante è stata cantare a Palermo al concerto di Radio Italia Minchia signor tenente davanti a 40mila persone, emozione talmente forte che quando siamo usciti in quinta e il direttore di palco ci ha detto: "Veramente bravi", mi sono venute le lacrime».
Irriverenti, caustici ma da molti considerati qualunquisti, sempre pronti a stupire l' anno scorso hanno fatto la loro figura su La7 nella copertina di Giovanni Floris a Dimartedì (dove sperano di tornare «perché ci piacerebbe riuscire a fare tutto») con irresistibili centoni che ironizzavano sulla politica, senza guardare in faccia a nessuno. Uno per tutte: Genova per noi di Paolo Conte dedicata ai grillini e ai loro risultati alle elezioni amministrative. Insieme da vent' anni, ma non come quelle coppie che finiscono per assomigliarsi. Kessisoglu, 48 anni, sposato, una figlia, è quello che pensa di prima di parlare, Luca quello che la testa a posto «preferirebbe non metterla mai».
«Siamo amici ma finito il lavoro, ciao» dice Bizzarri, 46 anni «perché è giusto così, non condividiamo tutto. Stiamo insieme così tanti giorni che ci manca solo di andare in vacanza insieme. S' immagina che rottura pazzesca?». Sanno che c' è molta attesa per il loro arrivo in Rai, ci giocano su. «Lo sappiamo, anche noi attendiamo di capire quello che ci aspetta», dice Paolo « se quello che faremo piacerà. Anche in questo caso entriamo in punta di piedi, dobbiamo prendere confidenza col pubblico, con il dovuto rispetto.
Quelli che il calcio rappresenta per lo sport quello che Sanremo è per la musica. Stiamo lavorando sapendo bene che col calcio non si scherza. Abbiamo tante idee ma confuse. Cambieremo ma speriamo di avere ancora in studio Diego Abatantuono, per noi è un faro». Camera café, invece, è già cambiata. «L' abbiamo attualizzata » spiega Luca «l' azienda con la quale lavoriamo è stata acquistata dai cinesi, come molte aziende, c' è un alto dirigente donna (Serena Autieri) ci sono tanti giovani esperti di nuove tecnologie e di social, per cui noi, da buoni vecchietti, siamo restii a comprendere tante cose. Ci dobbiamo misurare con un mondo sconosciuto, esperienza comune a milioni di italiani».
Sono arrivati a Rai2 come un ciclone, ma a quanto pare si sentono a casa. «Il direttore Ilaria Dalla Tana era in Magnolia, la conoscevamo» spiega Paolo «il fatto che ci abbia proposto la domenica per noi è un onore, è vero quello che dice, più di una volta c' è capitato di avere tra le mani qualcosa che non era nelle nostre corde. Però siamo passati da un' esperienza all' altra. Alla fine siamo attori, diamo l' impressione che possiamo fare più cose, siamo versatili. La musica, le incursioni a Sanremo, il cinema e il teatro, abbiamo fatto benino non tutto ma tante cose».
Però fare i conduttori è diverso. «Questo è vero» annuiscono. «A Quelli che il calcio il lavoro sarà chiacchierare di sport, cosa che non è esattamente nelle nostre corde, dovremo adattarci e modificare anche aspetti caratteriali: siamo genovesi musoni». Siete nati a Mediaset, avete sempre fatto avanti e indietro con la Rai, cosa è cambiato? «Abbiamo vissuto vent' anni di Mediaset e abbiamo visto il cambiamento », spiega Luca «nel tempo si è sempre più "raizzata" è diventata un elefante che si muove sempre più lentamente mentre all' inizio era un' azienda scattante e energica.
fabio fazio quelli che il calcio
Non abbiamo mai avuto contatti così forti con la Rai come quest' anno, poi bisognerà vedere se la burocrazia ci farà venire i capelli dritti o se li faremo venire noi ai dirigenti». La politica, predica Fabio Fazio (che comunque è rimasto in Rai), a Viale Mazzini ha un suo peso. «Non so cosa pensare » osserva Paolo «secondo me bisognerebbe avere un occhio critico su tutti, le cronache politiche sono così faziose. Provare a essere imparziali astraendosi dalle proprie convinzioni per me paga. Bisogna tentare di guardare la politica nel modo più pulito possibile, adesso poi si vive un momento di totale sfiducia».
Luca è più pratico. «Il rapporto con la politica è quello che abbiamo con tutto il resto. Questa cosa fa ridere? Bene. Se non fa ridere non la dico. Non tifo per nessuno» spiega «ma l' importante per me è spostare sempre il punto di osservazione: visto che i lati ridicoli sono parecchi, non è un lavoro così complicato. Qualche esempio? Nella disgregazione del Pd c' è molto da ridere, per non parlare di Berlusconi o del rapporto tra Grillo e i suoi militanti. Pensare che i politici menodotati di ironia sono proprio quelli comandati da un comico».
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