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Antonio Calitri per ''Oggi'' - www.oggi.it
Un pezzo alla volta, l’immenso patrimonio che Lucio Dalla aveva costruito nei suoi 50 anni di carriera, sta scomparendo. Tra svendite, furti e polemiche tra eredi e Comune di Bologna, negli ultimi mesi sono stati venduti gli appartamenti non vincolati del suo palazzo in Via d’Azeglio 15 mentre il suo vecchio amico, l’artista modenese Stefano Cantaroni, ha denunciato il furto di diversi cimeli del cantautore.
Sono passati quattro anni da quel 1° marzo 2012, quando il cantautore bolognese scomparve improvvisamente nella sua stanza dell’hotel Plaza di Montreux, stroncato da un infarto. E ad appena pochi giorni dal lutto, l’attenzione dei suoi collaboratori, amici, parenti e media si concentrò sui suoi beni, sulla sua eredità e sulla mancanza di un testamento.
Proprio per l’assenza di disposizioni da parte dell’artista su un patrimonio non solo musicale ma anche materiale, di dimensioni immense, diverse decine di milioni di euro tra beni e diritti d’autore per i prossimi 70 anni, chi gli è stato vicino in questi anni aveva iniziato a preoccuparsi per dove sarebbe finito.
Destinazione che secondo legge, quando non ci sono discendenti, né disposizioni, va ai parenti più prossimi che in questo caso sono i cinque cugini Lino Zaccanti, Silvana Scaglione, Dea, Amelia e Luisa Melotti, quest’ultima scomparsa tre mesi dopo Dalla e alla quale sono succeduti i figli Stefano e Daniele Cenacchi.
GLI IMMOBILI E LO YACHT ALL’INCANTO
Dopo aver accettato l’eredità, i cugini provarono a vendere tutto in blocco e affidarono a due agenzie immobiliari, Gabetti e Rosa, il mandato per un’asta che però si rivelò un flop. In piena crisi economica e immobiliare e forse anche per l’indelicatezza del metodo, il mercato non rispose e dei quattro beni messi all’asta (gli appartamenti Casa di Luce e Casa di Legno del palazzetto di via D’Azeglio 15, Casa dei Colori ovvero la villa a Milo in Sicilia e l’imbarcazione “Brilla e Billy”) arrivarono solo tre offerte e di queste ne venne accettata una, quella per lo yacht di 22,3 metri, tutto in legno con interni di teak a massello, cinque cabine, quattro bagni, sala di registrazione.
Il bene che aveva una base di partenza di 230 mila euro venne ceduto all’imprenditore napoletano Augusto Polito, con un ribasso del 10% a 207 mila euro. E proprio quest’anno, dopo un lungo restauro, l’imbarcazione tornerà a navigare i mari italiani.
Intanto proprio nell’ottobre 2014, mentre a Bologna si aprivano le buste dell’asta, da Roma il ministro Dario Franceschini, pare scocciato per la piega che aveva preso l’eredità dell’artista, annunciò su Twitter che era stata «avviata la procedura per il vincolo sulla collezione di Lucio Dalla. Un patrimonio da non disperdere ma da conservare e valorizzare».
Una mossa che di fatto ha bloccato la possibile dismissione del pezzo più pregiato del patrimonio di Dalla, il piano nobile di Via D’Azeglio 15, la storica abitazione bolognese del cantautore e le opere d’arte che contiene (solo per quest’ultime qualcuno ha parlato di un valore di 3 milioni di euro), con gli eredi che si affrettarono a puntualizzare: «Non abbiamo mai avuto l’intenzione di vendere il piano nobile del palazzo di Bologna».
Appartamento che diventerà la casa museo di Dalla e ospiterà l’omonima fondazione costituita dagli eredi nel marzo 2014 ma ancora in attesa di fare qualcosa di importante per la memoria dell’artista, tanto che quattro mesi fa, in occasione di quello che sarebbe stato il 73° compleanno di Dalla, nato il 4 marzo 1943, il sindaco di Bologna Virginio Merola attaccò i cugini, dicendo che «Lucio Dalla ha lasciato eredi, e questi eredi non possono trasformarsi in ereditieri. Non hanno ricevuto solo soldi ma un patrimonio che è di tutti».
CESSIONI A PREZZO DI SALDO
Gli eredi, dopo il flop dell’asta immobiliare e il vincolo sull’abitazione principale di Dalla, hanno capito l’antifona e hanno deciso di agire sottotraccia. Così, senza grossi clamori hanno poi venduto la Casa dei Colori ovvero la villa di Milo, alle pendici dell’Etna a pochi passi da quella di Franco Battiato.
Si tratta di 400 metri quadri più dependance di 50, piscina e parco di 21 mila metri con vitigno dal quale Dalla produceva il suo vino personale, “Stronzetto dell’Etna”. La villa che era stata messa in vendita prima a 700 mila euro, poi scesi a 600 mila, è stata venduta alla dottoressa Carmela Dollo di Catania, un’amica di Battiato che, secondo voci che girano sotto il vulcano, se la sarebbe aggiudicata per “appena” 480 mila euro.
A maggio di quest’anno sono stati ceduti gli appartamenti vendibili del palazzetto di via D’Azeglio 15 che erano collegati all’abitazione principale di Dalla, dove abitavano Marco Alemanno, la governante e gli amici e artisti che spesso ospitava. Uno al secondo e terzo piano, di circa 210 metri quadri e 10 vani, l’altro al terzo e quarto piano di 220 metri, 10 vani e mezzo: erano stati valutati oltre 2,5 milioni di euro.
Sono stati acquistati dall’imprenditore Adriano Aere, patron del gruppo di abbigliamento Imperial, insieme al garage di pertinenza. Anche qui nessuna conferma ufficiale ma, secondo le voci raccolte, il tutto sarebbe stato venduto a 2 milioni di euro tondi. Un affare per l’acquirente giustificato dalla voglia degli eredi di fare cassa, prima che, magari per sopraggiunti dissapori o diversità di vedute, tutto diventi più complicato.
Intanto, il mese scorso l’artista Stefano Cantaroni, amico del cantautore, ha sporto tre denunce per il furto subito nella sua abitazione, sempre in via D’Azeglio, di «un paio di occhiali da vista appartenenti a Lucio Dalla, un orecchino in oro giallo con smeraldo e tre testi di canzoni, scritte a mano da Lucio Dalla: Caruso, Le rondini e Henna».
Beni che varrebbero “appena” 15 mila euro, che Cantaroni rivuole per poi cederli alla casa museo e che ritiene siano stati sottratti da una persona che conosce e che l’ha fatto perché «non aveva nessun ricordo di Lucio quindi è probabile che l’appropriarsi di queste cose sia dovuto alla nostalgia, alla voglia di avere qualcosa di suo, un ricordo. Non credo proprio che le venderà, non ha bisogno di soldi».
LUCIO DALLA MARCO ALEMANNOCASA DALLA VIA D AZEGLIO
Cantaroni ha poi scritto un post-minaccia su Facebook al ladro dicendogli, «io so che sei stato tu, non sono fesso, sono un buono e ti sto dando il tempo di ripensare a quel che hai fatto» sperando in una restituzione anonima del maltolto che fino a ora non è però arrivata.
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